La guerra globale colpisce ancora
Il sequestro dei server di Indymedia negli
Stati Uniti ed in Gran Bretagna è un segno che tra le vittime della
guerra infinita dichiarata da Bush e Blair non vi sono solo i
civili innocenti ma anche la libertà di informazione.
In un paese come il nostro, dove è sempre più difficile difendere
un informazione libera, non condizionata dai potentati economici e
politici, sequestrare i server di Indymedia significa voler
annientare il dissenso, perché si è capito che oramai è un dissenso
divenuto, anche grazie ai pochi spazi rimasti di informazione
libera, di massa.
Gli Stati Uniti hanno deciso di colpire gli Indipendent Media
Center in quanto spazi di libertà, e lo hanno fatto senza troppa
sottigliezza andando a colpire in Uruguay, ad Andorra, in Polonia,
in Massachusetts occidentale, a Nizza, a Nantes, a Lilles, a
Marsiglia (tutta la Francia), in Euskal Herria (paese Basco), a
Liegi, a Vlaanderen est, ad Antwerpen (tutto il Belgio), a
Belgrado, in Portogallo, a Praga, in Galiza, in Italia, in Brasile,
nel Regno Unito e su parte del sito della Germania.
Si fa presto a capire come ad essere colpiti siano quei siti che
più avevano dato al movimento contro guerra, quelli attorno ai
quali comunità grandi e piccole ogni giorno manifestavano la
volontà di un altro mondo possibile. Per questo oggi è di
attualità, quanto nel nostro paese che nel resto del mondo un
impegno dei cittadini, e delle forze progressiste per la libertà di
informazione, per la difesa della funzione democratica
dell'informazione, di quella stampa, e di quella TV che non devono
avere colore o padroni, né di destra né di sinistra, ma devono
riappropriarsi di un ruolo di "free opinion maker" e quindi di
sostegno al dibattito democratico dei cittadini.
Oggi sostenere indymedia e tutti gli Indipendent Media Center è un
dovere di ogni cittadino che ama la libertà e per questo è
importante che a partire dalle sedi italiane fino a quelle europee
le forze democratiche diano solidarietà e sostegno a Indymedia
contro un grave gesto di prepotenza lesivo di un principio cardine
delle democrazie: la libertà di Informazione.
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