Il Futuro è open

23 dicembre 2004
Franco Carlini
Fonte: Il Manifesto

Avanti così, verso un appello che potrebbe finire solo tra cinque anni. Il giudice europeo ha dunque deciso che non ci sono motivi di particolare urgenza, né danni irreparabili tali da sospendere la precedente decisione della commissione europea che ritenne la Microsoft responsabile di comportamento monopolistico. Dunque la multa e gli obblighi stabiliti da Mario Monti restano in vigore e in Europa la casa di Bill Gates dovrà obbedire, salvo vedersi dare eventualmente ragione in seguito. I commenti dell'azienda americana sono tranquilli anche perché nella decisione del giudice compaiono alcune aperture alle sue ragioni di merito che potrebbero pesare in futuro, per esempio portando a un accordo consensuale con la Commissione. Due questioni più disturbano la Microsoft: l'una di immagine e l'altra molto concreta, relativa ai software del futuro. Il marchio delle finestre colorate (Windows) non è mai stato così poco popolare tra i consumatori, soprattutto nei paesi in via di sviluppo; e infatti l'azienda è da tempo impegnata a modificare politiche e prezzi dei suoi sistemi. Lo sta facendo per effetto della concorrenza dei sistemi Open source, ma anche perché ha percepito come la sua presenza, così dominante, venga da molti considerata un impaccio, un legame troppo stretto e per di più nemmeno una garanzia di sicurezza e affidabilità. Gli accordi di collaborazione stretti con alcuni dei nemici di un tempo, come la Sun Microsystems, vanno tutti nella direzione di una diplomazia dolce e di un potere più benevolo. Il secondo aspetto tuttavia è più cruciale: l'integrazione di prestazioni diverse in uno stesso ambiente viene apprezzata dai clienti; il navigatore web, i lettori multimediali, i software per scrivere e disegnare, sono percepiti come un tutt'uno.

E questo è ancora più vero quando il tutto si fa multimedia (come nel Microsoft Media Center, per l'intrattenimento casalingo). La Commissione ha deciso invece che alcuni «pezzi» siano scorporati di modo che gli utenti possano usarne altri, e una decisione del genere mette in discussione il modello Microsoft che dell'integrazione dei componenti ha fatto virtù e valore aggiunto. Che sia un obbligo pesante non c'è dubbio. Tuttavia è ragionevole nei confronti degli operatori dominanti, sempre chiamati a responsabilità maggiori: forse Microsoft potrebbe ottenere che lo scorporo sia modificato, ma allora dovrebbe offrire di più quanto alla possibilità di aprire il suo software, rendendo pienamente pubbliche le interfacce che permettano ad altri di agganciarsi alla sua piattaforma e agli utilizzatori di scegliere secondo convenienza. Volente o nolente, anche Gates dovrà farsi più Open: è inevitabile.

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