Richard Stallman, il profeta del software libero
E' gremita la stanza alla Casa della Cultura di Milano quando, giovedì 25 febbraio, Richard Stallman, fondatore della Free Software Foundation, visionario e programmatore, inizia a parlare ad un incontro aperto a tutti organizzato da AssoEtica. Principale artefice e teorico di quella che molti definiscono la "rivoluzione del Free Software", che tanti cambamenti sta portando al mondo dell'informatica, ma non solo, Stallman ha il perfetto physique du role dell'uomo che ha a che fare giorno e notte con bit e computer: barba lunga, T-shirt (pur nel freddo inverno milanese) e una parlata molto yankee, ma scandita e comprensibile.
Stallman inizia il suo intervento esponendo le quattro libertà che devono essere garantite affinché un programma possa essere definito "Software Libero": la libertà di eseguirlo, la libertà di studiare come funziona ed adattarlo alle proprie necessità, la libertà di redistribuirne copie e, per finire, di condividere con altri e rendere pubblici i miglioramenti effettuati.
Chi non conosce la realtà del software libero può obiettare: ma queste "strane" regole non scardinano alla radice un business consolidato come quello delle software house tradizionali, che basano i loro ricavi sulle vendite delle licenze d'uso dei programmi e sugli aggiornamenti? Forse sì, come dimostra la battaglia che alcune società (Microsoft in testa) conducono contro il software libero e la sua declinazione legale, la licenza GPL. Eppure, il software libero si è diffuso presso milioni di utenti (pensiamo al server Web Apache o al sistema operativo Gnu/Linux) e parecchie società sono riuscite anche a fare business e a prosperare su di esso.
Nel corso del suo intervento, da buon idealista Stallman ha messo l'accento sul valore etico del software libero, partendo da un concetto a lui caro: "La libertà è molto di più di avere una scelta, è avere il controllo della propria vita". Affatto abbagliato dal successo di Linux e di altri progetti Free/Open come il browser Firefox, Stallman ha sottolineato che "il futuro della nostra comunità (di programmatori di software libero, ndr) dipende dai nostri valori". Nessun compromesso, quindi: il software per Stallman deve essere del tutto "free as in freedom", e le "commistioni", come il famoso Governmental Security Program di Microsoft, che consente a una ristretta cerchia di persone nell'ambito della pubblica amministrazione di dare una sbirciata ai codici sorgenti di Windows, sono secondo lui una insignificante presa per i fondelli dell'utente.
Alla fine dell'incontro, Stallman ha impersonato il suo "alter ego" San IGNUcius, santo della Chiesa di Emacs (il potentissimo editor di testo da lui scritto), divertendo i partecipanti e meritandosi un applauso degno di una prima teatrale e del suo inossidabile idealismo.
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