Perché vogliono controllare Internet
Presentata in alcuni casi come il Regno del Male e in altri come il Regno della Libertà, Internet può esibire ambedue le facce. Poiché la rete avvolge il mondo essa rispecchia esattamente il mondo com’è. Può riflettere l’alienazione e la cattiveria umana fino ai suoi aspetti più esasperati e può indurci a dire: “Basta, si è oltrepassato il limite, qualcuno intervenga!” Ma i potenti della Terra non aspettano altro. I potenti della Terra sanno che su Internet l’informazione può essere comunicata liberamente: loro non la possono controllare. I potenti possono controllare le TV e i giornali ma non Internet, l’informazione telematica salta ogni censura dei mass media.
Ma su Internet si annida la pedofilia e lo sfruttamento sessuale di persone incatenate a nuove schiavitù prolifera anche per via di Internet, viene detto da più parti. Il problema tuttavia non lo si risolve prendendolo dalla coda ma dalla testa.
I primo luogo va detto che esistono software-filtro che bloccano ai minori l’accesso a certi siti ed è responsabilità dei genitori e degli insegnanti installarli sui computer dei bambini e degli studenti.
In secondo luogo occorre essere consapevoli che la testa di certi nuovi commerci perversi – come quello dei bambini e delle bambine - sta fuori di Internet. La magistratura deve intervenire con un coordinamento internazionale per individuare i centri di sfruttamento e di violenza. Reprimere i reati sui luoghi virtuali di consumo delle “immagini” senza intervenire sui luoghi reali di produzione delle sevizie non risolverebbe assolutamente il problema e anzi sarebbe come asciugare l’acqua per terra senza chiudere il rubinetto quando la casa si è allagata.
E tuttavia la campagna per il “controllo di Internet” prosegue ed è ispirata dalle forze che controllano il mondo con la guerra. Un importante documento del Pnac (Project for a New American Century), finanziato da organizzazioni della destra americana e scritto nell’agosto del 2000 dai cervelli che hanno costruito le politiche di Bush, dichiara: “Il controllo della Rete è un annoso problema delle Forze armate Usa, a causa delle informazioni libere che vi possono viaggiare. Soprattutto durante una campagna militare, si possono così trasferire con facilità testimonianze non desiderate e messaggi in codice”. Tuttavia, ricorda lo stesso documento, intervenire sulla Rete “implica dei problemi etici e politici". A questo proposito si può leggere l’articolo “Ecco perché Bush vuole controllare gli hard disk e schedare i pacifisti” scaricabile da http://italy.peacelink.org/cybercultura/articles/art_2575.html
Il potere ai massimi livelli mondiali sta cercando ragioni superiori che possano scavalcare tali problemi etici e portare al controllo di Internet. Se pedofilia non funziona ci tentano con il terrorismo. Sono problemi che esistono, il male esiste, ma usare il pretesto del male per rimuovere i diritti dei cittadini è un vecchio gioco.
E ora una riflessione personale.
Un giorno nella tradizionale casella della posta di PeaceLink (in un ufficio postale come tanti altri) giunse una busta di carta con alcune foto di carta scattate da una coppia che cercava uno scambio con un’altra coppia. Si trattava di un errore nella scrittura del numero di casella postale. La busta non conteneva il mittente o altre informazioni per risalire all’individuazione dell’identità. Tutto veniva dato per scontato in un biglietto che faceva riferimento a precedenti contatti telefonici. Era un caso di perfetto anonimato.
C’è da chiedersi: e se fossero state foto di pedofili? Avremmo dovuto violare la privacy di tutte le caselle postali delle Poste Italiane?
Come si vede l’Internet del Peccato rischia di essere un caso gonfiato ad arte, dimenticando che la vita reale è ben più ricca di quella virtuale.
Il virtuale è solo la punta dell’iceberg di una realtà sommersa. Fare la caccia al pedofilo virtuale può fare audience, ma la realtà è ben più corposa e pericolosa e non fa audience perché è ben incastonata nel privato familiare.
Il controllo di Internet è un obiettivo del potere militare.
Un consiglio: non facciamoci imbrogliare.
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