I bresciani coinvolti nell'inchiesta della Procura di Pesaro si difendono dalle accuse

Pacifisti al computer, non pirati

Reti telematiche in difficolta' dopo il bliz della magistratura
26 maggio 1994
Articolo non firmato
Fonte: Giornale di Brescia

Una rete telematica che si occupa di pace e di ecologia o una vera e propria associazione a delinquere? Una banca dati aggiornata su computer e programmi oppure un sistema ingegnoso elaborato da pirati dell'informatica per non pagare il "copyright" sul software? Questi interrogativi sono balzati prepotentemente all'attenzione non solo degli appassionati e degli addetti ai lavori ma di tutta l'opinione pubblica dopo che un'inchiesta partita dalla Procura di Pesaro ha portato nelle settimane scorse al sequestro di banche dati telematiche, computer, modem e floppy disk. Un'inchiesta che ha coinvolto anche sei bresciani. Che si difendono.
Particolarmente colpite sono state due reti telematiche: "FidoNet" e "Peacelink". La prima e' una sorta di filiale italiana di una catena internazionale di operatori che si occupano di informatica a livello amatoriale, la seconda invece diffonde a tutti gli associati servizi e informazioni su ecologia, handicap, droga, mafia e sulle iniziative del volontariato pacifista in Italia e all'estero. L'inchiesta della magistratura pesarese avrebbe accertato che vicino a queste reti qualcuno avrebbe costituito una vera e propria rete clandestina, facendo della pirateria informatica, diffondendo programmi illegalmente copiati e utilizzando in maniera fraudolenta chiavi d'accesso per entrare in computer di pubblica utilita'. Una ipotesi accusatoria che viene respinta dai bresciani coinvolti, che si proclamano semplici appassionati come tutti coloro che ad essi sono collegati telematicamente.
Afferma uno di loro, pacifista con la passione del computer: "Attualmente la Bbs (il nodo telematico al quale collegare il proprio computer per entrare in rete - ndr) di Peacelink piu' vicina a Brescia e' quella di Milano, ma stavamo aprendo un nodo anche nella nostra citta' e proprio il giorno del bliz avevamo fatto richiesta formale. L'iniziativa della magistratura di Pesaro, pero', ha bloccato tutto".
La rete "Peacelink" (31 Bbs in tutta Italia, da Bolzano a Taranto) e' organizzata in aree messaggi ognuna dedicata ad uno specifico argomento. In queste aree, vere e proprie bacheche elettroniche, ogni utente puo' leggere e scrivere messaggi. Una "conferenza multidirezionale" come la definiscono i tecnici. Tra le proprie aree messaggi "Peacelink" ne ha dedicata una ai problemi della guerra civile nella ex-Jugoslavia. Vi si trovano segnalazioni di iniziative, richieste di aiuto e collaborazione da parte di singoli gruppi di volontariato oppure offerte di materiale da spedire nelle zone colpite dalla guerra.
Ma non solo. "Cosi' come e' successo con i radioamatori - afferma il pacifista - le reti informatiche hanno permesso di mantenere dei contatti direttamente con la gente della ex Jugoslavia, saltando a pie' pari quelle grosse difficolta' che insorgono ogni volta che ci si rivolge alle istituzioni di oltre confine".
Scorrendo la mole di messaggi in memoria nella Bbs di "Peacelink" ci si imbatte in testimonianze di chi ha vissuto direttamente la guerra, e spesso in casi di cronaca che hanno coinvolto in misura pesante anche la nostra provincia. E' il caso della morte dei volontari Fabio Moreni, Sergio Lana e Guido Puletti, uccisi mentre con altri due pacifisti erano impegnati in una missione umanitaria nel cuore della Bosnia. Ed e' il caso della morte di Moreno Locatelli, raggiunto dalle pallottole di un cecchino mentre, nell'ottobre dello scorso anno, con altri pacifisti stava attraversando a piedi il ponte che unisce la zona serba a quella musulmana di Sarajevo.Diversa e' l'attività di "FidoNet", che - come si legge in un comunicato stampa diffuso dopo l'operazione della magistratura di Pesaro - "rappresenta un numero significativo di servizi telematici amatoriali che si occupano dell'interscambio di messaggistica e programmi provenienti dai principali circuiti internazionali di distribuzione prodotti di pubblico dominio o shareware (cioe' non commerciali ed a libera distribuzione). Gia' prima dell'entrata in vigore della legge di tutela del software, sottolineano i bresciani coinvolti nell'inchiesta, "FidoNet" ha attuato alla lettera il regolamento internazionale che vieta la presenza sulle Bbs di programmi commerciali, espellendo quegli utenti che violavano le norme.
Appassionati di informatica o pirati? Per ora i computer e i modem fatti sequestrare dalla magistratura rimangono piombati, inutilizzabili.

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