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Le armi genetiche

Jeremy Rifkin
Fonte: Tratto da "Il secolo biotech"

La minaccia rivolta all'ambiente del rilascio di organismi trattati geneticamente sembra essere accentrata, in modo forse drammatico,dall'uso delle nuove tecniche genetiche nella progettazione di agenti di una guerra batteriologica. Le conquiste ottenute nelle tecnologie di ingegneria genetica hanno rinnovato l'interesse militare per le armi biologiche ed hanno generato una grande preoccupazione riguardo l'accidentale o volontaria liberazione di pericolosi virus, batteri e funghi manipolati geneticamente che potrebbero diffondere un inquinamento genetico in tutto il mondo, creando una mortale pandemia che potrebbe distruggere su vasta scala le piante, gli animali e la vita umana. L'attuale ricerca in biotecnologia va di pari passo con le prime ricerche in campo nucleare degli anni '40 e '50. La banca dati che si e' sviluppata nella tecnologia nucleare era applicabile sia per scopi militari sia per scopi industriali. Allo stesso modo, la banca data che si e' sviluppata per l'ingegneria genetica commerciale nel campo dell'agricoltura, dell'allevamento degli animali e della medicina e' potenzialmente convertibile nelle sviluppo di una vasta serie di nuovi agenti patogeni che possono attaccare le piante, gli animali e le popolazioni umane. La guerra biologica implica l'uso di organismi viventi per scopi militari. Le armi biologiche possono essere virali, batteriche, basate sui funghi, e sui protozoi. Gli agenti biologiche possono mutarsi, riprodursi, moltiplicarsi e diffondersi su una vasta zona geografica attraverso il vento e l'acqua grazie a trasmissione da parte degli animali, dell'uomo e degli insetti. Una volta rilasciati, molti degli agenti patogeni biologici sono in grado di sviluppare nicchie vitali e di mantenersi indefinitamente nell'ambiente. Gli agenti biologici convenzionali comprendono (la peste) Yersina pestis, tularemia, febbre della Rift Villey (la febbre Q) Coxiella burnetii, encefalite equina, carbonchio e varicella. Le armi biologiche non sono mai state usate su larga scala, a causa dei costi e dei pericoli che implicano il trattamento e lo stoccaggio di processare grandi volumi di materiali tossici e a causa della difficolta' di indirizzare la disseminazione degli agenti biologici. Tuttavia, passi avanti compiuti nel campo delle tecniche di ingegneria genetica durante gli ultimi diecianni, hanno per la prima volta reso possibile la guerra biologica. In un rapporto datato maggio '86, presentato alla Committee on Appropriation della Camera dei deputati degli Stati Uniti, il Dipartimento americano della difesa (Dod) sottolineo' che il DNA ricombinante e le altre tecniche di ingegneria genetica stanno definitivamente rendendo la guerra biologica una reale alternativa militare. Gli ingegneri genetici stanno clonando quantita' finora impensabili di agenti patogeni "tradizionali". Questa tecnologia puo' inoltre essere usata per creare nuovi patogeni mai visti prima d'ora. Secondo quanto affermato nelrapporto:

... le conquiste fatte nel campo della biotecnologia permettono l'elaborazione di una estesa varieta' di "nuovi" materiali che possono essere usati in una guerra biologica... I nuovi agenti rappresentano la capacita' appena scoperta di modificare, migliorare o produrre grandi quantita' di materiali naturali o di organismi che in passato erano considerati di nessuna importanza militare a causa di problemi quali la disponibilita', la stabilita', il potere infettivo e la riproducibilita'. Il rapporto prosegue cosi': Potenti tossine che fino a ora erano disponibili solo in piccole quantita', e solo grazie all'estrazione delle stesse da immense quantita' di materiali biologici, adesso possono essere preparate in quantita' industriali dopo un periodo di sviluppo relativamente breve. Questo processo consiste nell'identificazione dei geni che codificano per la molecola desiderata e nel trasferimento della sequenza in un microrganismo ricevente, e che in tal modo acquista la capacita' di produrre la sostanza. L'organismo ricombinante potrebbe quindi essere coltivato e fatto crescere in qualsiasi scala desiderata... Composti che precedentemente erano disponibili solo in quantita' minime in questo modo diventano disponibili in grandi quantita' e a costi notevolmente bassi.

Con la tecnologia del DNA ricombinante, e' ora possibile sviluppare <>. Il rapporto del Dod conclude con l'affermazione che i nuovi sviluppi nelle tecnologie dell'ingegneria genetica permettono "il rapido sfruttamento delle risorse della natura per scopi di guerra biologica in modi che non erano immaginabili 10 o 15 anni fa". Nell'agosto del 1986, Douglas J. Feith, allora segretario delegato della Difesa, sottolineo' che era praticamente impossibile difendersi da questa nuova abilita' di manipolare geneticamente gli agenti della guerra biologica.

Adesso e' possibile sintetizzare agenti per la guerra biologica confezionati apposta per scopi militari. La tecnologia che rende possibile il cosiddetto "design dei farmaci", rende inoltre possibile modellare i tali agenti...

[Sta per diventare] piuttosto semplice produrre nuovi agenti, ma resta un problema di trovare degli antidoti. I nuovi agenti possono essere prodotti in poche ore; gli antidoti possono richiedere anni. Per misurare la grandezza del problema degli antidoti, bisogna tenere conto dei molti anni e dei milioni di dollari che sono stati investiti, finora senza successo, nel tentativo di sviluppare dei mezzi per opporsi ad un singolo agente biologico al di fuori del campo della guerra biologica, il virus del Aids. Un investimento cosi' ingente sorpassa largamente le risorse disponibili per la predisposizione di misura di difesa nei confronti della guerra biologica.

Le armi "modellanti" al Dna ricombinante possono essere create in molti modi. Le nuove tecnologie possono essere usate per programmare geni in microrganismi infettivi allo scopo di aumentarne la residenza agli antibiotici, la violenza e la stabilita' ambientale. E' possibile inserire geni letali in microrganismi innocui, ottenendo come risultato degli agenti biologici che non vengono riconosciuti come pericolosi dal corpo umano che, di conseguenza non sviluppa alcuna risposta. E' inoltre possibile inserire geni in organismi che colpiscono le funzioni che controllano l'umore, il comportamento, lo stato mentale e la temperatura corporea. Gli scienziati affermano di essere in grado di clonare specifiche tossine per eliminare gruppi etnici o razze specifiche il cui costrutto genotipico predispone a certe malattie. L'ingegneria genetica puo' anche essere usata per distruggere specie o ceppi specifici di piante coltivate o di animali domestici, se lo scopo e' quello di paralizzare l'economia di un Paese. Le nuove tecnologie dell'ingegneria genetica contemplano una versatile forma di armamenti che possono essere usati per un'ampia varieta' di scopi militari, dal terrorismo alle operazioni controinsurrezionali fino a guerre su larga scala per distruggere intere popolazioni. A differenza delle tecnologie nucleari, l'ingegneria genetica puo' essere prodotta e sviluppata a buon mercato, richiede una minore abilita' scientifica e puo' essere effettivamente impiegata in molti e diversi settori. Molti governi sostengono che il loro lavoro incentrato sulla guerra biologica ha uno scopo solamente difensivo. Tuttavia e' largamente risaputo che e' di fatto impossibile distinguere tra ricerca di difesa e ricerca di attacco. Scrivendo sull'edizione del novembre '93 del "Bulletin of the Atomic Scientists" Robert L.Sinsheimer, un rinomato biofisico di Universita' della California a Santa Cruz, osservo' che, a causa della natura di questa particolare categoria di sperimentazioni, non esiste una via adeguata per distinguere propriamente gli usi pacifici dagli usi militari delle tossine letali. Uno studio molto approfondito del International Peace Research Institut di Stoccolma concorda con la stima di Sinsheimer sulle guerre chimiche e biologiche, concludendo che "alcune comuni forme di produzione di vaccini sono tecnicamente molto vicine alla produzione di agenti delle armi biologiche, offrendo cosi' facili opportunita' di conversione". R. Gold Stein, gia' professore di microbiologia alla facolta' di Medicina di Hardvard, riassume la natura degli esperimentiche vengono attualmente condotti dal dipartimento della Difesa. Sotto il vessillo degli scopi difensivi, il Dod:

Puo' giustificare il fatto di lavorare con gli agenti piu' patogeni al mondo, producendo ceppi alterati e molto piu' virulenti, producendo vaccini per proteggere le proprie truppe contro tali agenti... e allo stesso tempo sviluppando sistemi di diffusione fino a quando non si sia in grado di difendersi contro qualsiasi forma di diffusione come questa. Cosi', quello che il Dod si ritrova, alla fine, e' un nuovo sistema diarmi biologiche, un organismo virulento, un vaccino contro di esso ed il suo sistema di diffusione. Come e' facile intuire, esiste una linea molto sottile, fra un tale sistema di difesa (permesso dalle convenzioni) e un vero e proprio sistema (proibito) di attacco.

L'amministrazione Reagan mostro' un crescente interesse per gli agenti virali manipolati della guerra biologica e per quello che veniva percepito come un "gap genetico". Nell'autunno del '94 il segretario alla Difesa C.Weinberger disse ai membri del Congresso di avere "nuove prove che l'Unione Sovietica aveva mantenuto i propri programmi di guerra biologica di attacco e che stava esplorando l'ingegneria genetica al fine di espandere il suo programma". Weinberger prosegui' avvertendo il Congresso che "era essenziale e urgente sviluppare e rilanciare un'adeguata protezione biologica alle tossine". Convinto del fatto che i russi stessero violando la convenzione delle armi biologiche e allargando di fatto "il gap genetico" fra l'allora Unione Sovietica e gli Stati Uniti (attraverso il varo di una ricerca e di un programma di sviluppo negli armamenti genetici) il Dod annuncio' l'intenzione di rispondere con un ambizioso programma "difensivo". Sotto la voce "ricerca a scopo di difesa" negli anni '80 il Dipartimento Americano della Difesa varo' un importante programma di ricerca e sviluppo. Nel '81, il bilancio del Pentagono per la ricerca sulla guerra biologica "difensiva" era di soli 15,1 milioni di dollari. Dal '86, il bilancio del Dod crebbe fino a 90 milioni di dollari. Vari settori delle forze armate lavorano con i maggiori agenti patogeni al mondo, dalle malattie esotiche virali, come febbri emorragiche, ai virus appena scoperti, come l'Aids. Il Dipartimento della Difesa afferma che la maggior parte del lavoro non e' "riservato" e si prefigge di fornire le forze militari di appropriate protezioni di difesa sotto forma di vaccini e di antidoti. Molti osservatori militari non sono ottimisti circa la prospettiva di tenere la rivoluzione genetica lontano dalle mani dei "signori della guerra". Come arma di distruzione di massa, essa compete con gli armamenti nucleari e puo' essere sviluppata ad un costo minore. Questi due fattori, da soli, rendono la tecnologia genetica l'arma ideale del futuro. La recente rivelazione che l'Irak aveva raccolto enormi quantita' di agenti batteriologici e si stava preparando ad usarli nella guerra del Golfo Persico, ha rinnovato gli interessi del Pentagono nella ricerca volta alla difesa, al fine di opporsi alla prospettiva di una sempre piu' vertiginosa corsa alle armi biologiche. Nel caso dell'Irak, il governo di Saddam Hussein aveva preparato quello che viene definito il "grande livellatore", un arsenale di 25 testate di missili contenenti piu' di 5.000 kg di agenti biologici, inclusi la letale tossina botulinica e i germi del carbonchio. Un ulteriore quantita' di 15.000 kg di agenti batterici fu collocata in bombe che sarebbero state lanciate dagli aerei militari. Se gli agenti della guerra batteriologica fossero stati dispiegati, i risultati sarebbero stati catastrofici come quelli di Nagasaki e Hiroshima con il lancio della bomba atomica nel '45. Per comprendere il senso dei potenziali danni che sarebbero stati inflitti, l'arsenale irakeno puo' essere valutato grazie allo studio condotto nel '93 dal Office of Tecnology Assessment, che stabili' che la liberazione di 100kg di spore di carbonchio da un aeroplano sulla citta' di Washington, avrebbe potuto uccidere piu' di 3000 persone. I missili Scud irakeni erano stati riempiti con il doppio della quantita' del letale carbonchio. Venne riportato, piu' tardi, che S.Hussein non scateno' gli agenti della guerra batteriologica a causa dell'avvertimento, che il segretario di Stato J. Baker gli fece pervenire, che ogni tentativo di quel tipo sarebbe stato trattato con "misure estreme", il che significava il lancio di armi nucleari su Baghdad. L'Irak non e' il solo Paese a manifestare interesse nello sviluppo di una nuova generazione di armi biologiche. In uno studio condotto nel '95 la CIA riporto' che 17 Paesi erano sospettati di ricercare e accumulare agenti batteriologici. Le nazioni erano Irak, Iran, Libia, Siria, Corea del Nord, Taiwan, Israele, Egitto, Vietnam, Laos, Cuba, Bulgaria, India, Corea del Sud, Sud Africa, Cina, Russia (e, aggiungiamo, noi Usa n.d.r.). Dato che le conoscenze sulla manipolazione genetica diventano piu' sofisticate e accessibili, e' probabile che le future generazioni dovranno fare i conti con una nuova corsa mortale alle armi biologiche. L'aumento delle sperimentazioni sulle armi genetiche condotte nei laboratori di tutto il mondo, sia per scopo di attacco sia per difesa, aumenta la probabilita' di rilasci accidentali. Nessun laboratorio, per quanto protetto, e' veramente sicuro. I disastri naturali, quali incendi e alluvioni, e le violazioni della sicurezza sono sempre possibili e, purtroppo, altrettanto inevitabili. Spesso anche per colpa di coloro che si mettono a lavorare alle nuove armi genetiche allo scopo di diffondere paura e caos nella societa' con la speranza di vedere esaudite le proprie richieste. In questo secolo, la scienza moderna ha raggiunto il suo apice con la scissione dell'atomo, subito seguita dalla scoperta della doppia elica del Dna. La prima scoperta ha portato immediatamente allo sviluppo della bomba atomica, lasciando l'umanita' riflettere, per la prima volta nella storia, sulle prospettive di una fine del mondo. Adesso, un sempre maggior numero di osservatori militari si sta chiedendo se le altre scoperte scientifiche del nostro tempo saranno usate in modo simile, portando una analoga minaccia alla nostra esistenza come specie.

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