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Uranio impoverito: già nel '95 i generali sapevano i rischi

Alla commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito arriva il video del Pentagono con tutti i rischi, distribuito ai generali dei paesi Nato fin dal `95 durante i bombardamenti sulla ex Jugoslavia. E gli stati maggiori italiani non informarono i soldati
24 giugno 2005
Alessandro Mantovani
Fonte: Il Manifesto

Le immagini, di per sé, non dicono nulla di nuovo. Sono i soldati americani nel deserto iracheno, anno `91, coperti da capo a piedi dalle ormai tradizionali tute bianche. Ci sono i fori sulle corazze dei carri e dei blindati rimasti sul campo di battaglia. I rottami della guerra vengono avvolti in teli neri e sistemati con la massima cura dai sinistri specialisti in tuta bianca. E alle immagini sono alternate le prescrizioni e le precauzioni, ripetute e sovrimpresse mille volte come soltanto gli americani sanno fare, per maneggiare i proiettili e i missili che contengono Du, Depleted uranium, uranio impoverito, utilizzati in quantità incalcolabile dagli anni 90 in poi nei teatri di guerra del Corno d'Africa Balcani e del Golfo Persico. «Che cos'è l'uranio impoverito, come e perché viene usato, la sua radioattività, la sua tossicità». Le maschere, le tute, le procedure per trattare un ferito in zona contaminata... E ancora grafici, tabelle e titoloni a tutto schermo: «Caution», «Questo non si fa». Nel filmato ci sono perfino i numeri di telefono e gli indirizzi degli specialisti militari Usa ai quali rivolgersi in caso di contaminazione. Fin qui nessuna novità: i comandi Usa non si preoccupano delle popolazioni civili colpite ma cercano almeno di ridurre i rischi tra i loro soldati. «Nonostante gli effetti letali dell'uranio impoverito - lo speaker del Pentagono - i nostri soldati hanno svolto operazioni di successo. Le sue qualità lo rendono efficace, è 1,6 volte più pesante dell'acciaio, ma anche pericoloso». Quello che colpisce è la data del filmato, 1995, subito dopo «Us Army presents» e sotto il titolo, «Operazioni di gestione della contaminazione e dei mezzi danneggiati». Nessun sigillo di segretezza, almeno fino alla data indicata: segno che doveva essere diffuso. Il filmato, che ha già circolato già in Italia nel `99-2000 per iniziativa di padre Benjamin, arriva oggi alla commissione d'inchiesta istituita dal senato «sulle condizioni di salute dei militari impiegati nelle missioni internazionali di pace», la cosiddetta commissione uranio impoverito presieduta dal senatore Paolo Franco della Lega. Ai senatori inquirenti l'ha trasmesso l'Osservatorio militare che si batte da anni per i soldati italiani che hanno partecipato alle missioni all'estero e si sono ammalati di leucemie e altri tumori dovuti, con ogni probabilità, alla contaminazione da Du. La cosiddetta «sindrome dei Balcani» che gli stati maggiori e i governi si ostinano a negare. E sempre dall'Osservatorio, il cui presidente Cosimo Tartaglia sarà ascoltato questo pomeriggio, la commissione acquisirà precise indicazioni circa la diffusione di quel filmato, fin dal 1995, nell'ambito dello stato maggiore della Nato a Bruxelles.

Era l'anno dei bombardamenti sulla Bosnia e il filmato sui danni «collaterali» da uranio, con tutte le istruzioni per l'uso di quel materiale micidiale che altera la materia liberando nell'aria particelle letali, venne mostrato e distribuito agli ufficiali anche italiani nella base Nato di Bagnoli (Napoli) dallo staff dell'ammiraglio Usa Leigthon Smith, che comandava le forze alleate del sud Europa (Afsouth) e coordinò personalmente i bombardamenti sulla ex Jugoslavia. La documentazione giunta in commissione al senato sulla circolazione del video si riferisce a un incontro dello stato maggiore Nato a Bagnoli nel gennaio `95, dunque nell'intervallo tra le operazioni «Deny Flight» (5 agosto-22 dicembre 2004) e «Deliberate force» (29 agosto-14 settembre `95). Nonché alla conferenza del 31 agosto nella quale, sempre a Bagnoli, Smith illustrò ai generali i risultati delle operazioni in corso e ringraziò gli italiani per il supporto logistico. L'encomio dell'ammiraglio era rivolto in particolare al suo vice italiano, il generale Duilio Mambrini all'epoca numero due dell'Afsouth. Nel filmato del Pentagono si dice tra l'altro, a chiare lettere, che i caccia A 10 sparano i famosi proiettili da 30 millimetri rivestiti con uranio impoverito. E noi tutti in quell'estate del `95, incollati alla tv dalle notizie su Aviano trasformata in rampa di lancio per la guerra al di là dell'Adriatico, sapevamo che a decollare dalle basi in territorio italiano erano precisamente gli A 10.

Solo alla fine del 2000, quando il caso era ormai bollente in Italia dopo le notizie di decessi e malattie tra i nostri soldati rientrati dalle missioni, il ministro della difesa Sergio Mattarella confermò che quegli A 10 avevano rovesciato sulla Bosnia la bellezza di 10.800 proiettili all'uranio tra il `94 e il '95, precisando però che il governo italiano nulla aveva saputo, all'epoca, dell'impiego e dei pericoli di quella sostanza. La documentazione acquisita dalla commissione dimostra oggi che almeno i generali come Mambrini e l'ammiraglio Guido Venturoni, allora capo di stato maggiore, conoscevano senz'altro quei rischi. Difficilmente li hanno sottovalutati, visto l'atteggiamento degli americani che avevano prodotto e distribuito un filmato di quel genere. Ma evidentemente non è bastato perché informassero i loro uomini, i militari italiani che negli anni seguenti sono andati a respirare e a mangiare uranio nelle varie missioni nella ex Jugoslavia (e prima in Somalia) e solo alla fine del `99 hanno ricevuto le prime istruzioni su come maneggiare quei proiettili da 30 millimetri e come operare tra le macerie dei bombardamenti all'uranio. E toccherà alla commissione d'inchiesta accertare quando e in quale misura i vertici militari, che a quanto pare sapevano tutto dal `95 ma avevano un loro diretto interesse a partecipare all'intervento nei Balcani nel nuovo quadro strategico post-guerra fredda, abbiano condiviso quelle informazioni sull'uranio impoverito, con i governi e i ministri della difesa.

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