Einstein, Russell e la bomba: il 50° anniversario.
Il 9 luglio 2005 cadrà il 50° anniversario del più importante documento di denuncia mai scritto sulla minaccia rappresentata dalle armi nucleari per il genere umano. Viene geralmente definito "Il Manifesto Russell-Einstein" e fu ideato da Bertrand Russell, il grande filosofo-matematico e dal più conosciuto degli scienziati, Albert Einstein.
Dopo l' annientamento delle città giapponesi, causato dalle bombe atomiche nell' agosto 1945, sia Russell che Einstein avevano messo in guardia il mondo dagli enormi pericoli rappresentati dai nuovi armamenti. Nonostante questo, verso la metà degli anni '50, lo scatenarsi della Guerra Fredda produsse una situazione ancor più inquietante: un aspro confronto sovietico-americano, nel quale entrambe le parti erano armate di bombe all' idrogeno, un' arma termonucleare, con un potenziale distruttivo mille volte superiore a quello posseduto dalla bomba che aveva distrutto Hiroshima. I due contendenti della Guerra Fredda non mostrarono la minima esitazione nell' inserire a pieno diritto i nuovi armamenti nei loro progetti di strategia bellica. Il presidente Eisenhower dichiarò pubblicamente che sarebbero stati usati "esattamente allo stesso modo nel quale si usano i normali proiettili".
Nel prendere atto di questa situazione estremamente pericolosa, l' 11 febbraio 1955, Russell scrisse ad Einstein, suggerendo che "i più eminenti uomini di scienza avrebbero dovuto fare qualcosa di grande effetto, per far comprendere alla gente ed ai governi le catastrofi che potevano essere causate". Si rendeva necessario "sottolineare con forza...che la guerra avrebbe potuto significare l' estinzione della vita sul pianeta" e che, di conseguenza, nell' era nucleare, le nazioni dovevano imparare a convivere in pace. Einstein rispose di concordare con "ogni singola parola" della lettera di Russell.
Bisognava fare qualcosa che "lasciasse il segno, sia nella coscienza della gente comune che in quella dei leaders politici". Come risultato, Russel stese una prima copia della dichiarazione che fece poi circolare tra un gruppo di illustri scienziati, nella speranza di ottenere la loro sottoscrizione.
L' impresa si dimostrò ardua. Nel contesto della Guerra Fredda non era facile convincere intellettuali di quel calibro ad ignorare le loro differenze di vedute politiche e concentrarsi su quello che era l'interesse comune dell' umanità. Ovviamente, gli scienziati dell' Unione Sovietica e della Cina si rifiutarono di firmare il documento. E poi, il 13 aprile, Einstein, dopo una breve malattia, morì,
Una delle ultime cose che fece prima di morire fu di scrivere una lettera a Russell, dicendogli che aveva deciso di firmare il documento. In seguito Russell riuscì a convincere altri nove eminenti scienziati: Percy Bridgman, Hermann Muller e Linus Pauling dagli Stati Uniti, Cecil Powell e Joseph Rotblat dalla Gran Bretagna, Hideki Yukawa dal Giappone, Frédéric Joliot-Curie dalla Francia, Max Born dalla Germania Ovest e Leopold Infeld dalla Polonia.
Il 9 luglio 1955, a Londra, durante una conferenza pubblica gremita di rappresentanti dei mezzi di informazione, Russel annunciò per la prima volta, quello che fu poi conosciuto come "il Manifesto Russell-Einstein". "In questa occasione parliamo non come membri apaprtenenti a questo o a quel paese, continente o credo politico o religioso, ma come esseri umani....la possibilità di sopravvivenza dei quali viene oggi messa in dubbio", diceva.
Riguardo alla Bomba: "dobbiamo imparare a pensare in modo nuovo. Dobbiamo imparare a chiedere a noi stessi non quali passi debbano essere compiuti per ottenere la supremazia militare per qualunque sia il gruppo di nostro interesse, perchè questi passi non possono più essere compiuti." La gente si dovrebbe chiedere, piuttosto: "Quali passi possono essere compiuti per prevenire uno scontro militare che sarebbe disastroso per entrambe le parti in causa?" La domanda che l' umanità intera si trovava costretta a porsi era: "Vogliamo porre fine al genere umano o rinunciare alla guerra?" Un primo passo significativo in quella direzione sarebbe stato "rinunciare a tutte le armi nucleari". Il Manifesto si concludeva con la seguente dichiarazione: "Facciamo il presente appello come esseri umani ad altri esseri umani. Ricordate la vostra umanità e dimenticate tutto il resto."
La reazione a questa dichiarazione coraggiosa e intransigente fu sorprendentemente positiva. La stampa, inizialmente scettica, riservò una buona accoglienza al documento, in parte a motivo delle notizie drammatiche dell' appoggio arrivato a Russel da Einstein dal letto di morte. Scienziati e intellettuali da ogni parte del mondo si votarono all' azione: tra loro il fisico sovietico Andrei Sakharov, che iniziò così la propria campagna per mettere fine alla corsa agli armamenti nucleari ed alla Guerra Fredda. Cittadini da ogni parte del mondo si organizzarono in movimenti per la "messa al bando della bomba", come il S.A.N.E., America's National Committee for a Sane Nuclear Policy (Comitato nazionale americano per una giusta politica nucleare) ed il Britain's Campaign for Nuclear Disarmament (Campagna per il disarmo nucleare della Gran Bretagna).
I firmatari del Manifesto Russell-Einstein giocarono un ruolo importante nella nascente campagna anti-nucleare. Un gruppo di 52 premi Nobel per la scienza, organizzato da Max Born, firmò la Dichiarazione di Mainau, che chiedeva a tutte le nazioni di "rinunciare alla forza come soluzione decisiva per le controversie" , altrimenti, l'unica prospettiva sarebbe stata la distruzione totale. Insieme a Rotblat, Russel fondò il movimento chiamato 'Pugwash', che si proponeva di riunire gli scienziati di ogni paese, da entrambi i lati della Cortina di Ferro, per discutere sulla fattibilità di un eventuale disarmo e controllo delle armi nucleari. Rotblat e Pugwash gettarono le basi del "Trattato per la parziale messa al bando dei tests nucleari" (per il quale Rotblat fu insignito dell' ordine di Cavaliere dal governo britannico). Entrambi ricevettero in seguito il premio Nobel per la Pace. Dopo il discorso inaugurale tenuto ad un incontro della "Campaign for Nuclear Disarmament", Russell ne fu eletto presidente. Muller fece severi e potenti ammonimenti sugli effetti genetici della radioattività, Pauling chiamò a raccolta scienziati, negli Stati Uniti e in tutto il mondo, contro i test nucleari, diventando così una spina nel fianco dell' amministrazione Eisenhower e l' ennesimo destinatario di un altro premio Nobel per la Pace.
Il Manifesto Russel-Einstein ha avuto anche la capacità di influenzare molti strateghi della politica, per quanto indirettamente, dato che fu la campagna antinuclearista e la corrente di pensiero che questa ha generato, a contribuire maggiormente ad una riprogettazione dei programmi politici da parte di molti.
Eisenhohwer, trovatosi di fronte ad una tale resistenza popolare ai test nucleari, nel 1958 decise, a malincuore, di firmare l' accordo per una moratoria dei test. Kennedy, assediato dalle proteste contro le armi ed i test nucleari, mise fine ai test nell' atmosfera e inviò il fondatore e presidente del SANE, Norman Cousins, come suo emissario per il bando dei test nucleari, da Krusciov.
A volte, però, gli effetti sono stati ancora più diretti. Mikhail Gorbachev attinse apertamente il concetto, a lui caro, di "nuovo pensiero" proprio dal Manifesto. "L' era nucleare richiede che tutti cominciamo a pensare in modo nuovo" disse a Francois Mitterand. O, come scrisse nel suo libro sulla Perestroika "Ognuno di noi si trova a dover affrontare la necessità di imparare a vivere in pace in questo mondo, di trovare una nuova modalità di pensiero" e "l' asse portante di un nuovo modo di pensare è il riconoscimento della priorità dei valori umani o, per essere più precisi, della sopravvivenza del genere umano." In occasione della nomina da parte di Gorbachev del nuovo ministro degli Esteri sovietico, il riformatore, e suo compagno di partito, Eduard Shevardnadze, ricordò che "il Manifesto Russell-Einstein ha offerto ai politici la chiave per risolvere i nodi più complessi ed inquietanti dell' epoca presente". Secondo Georgi Arbatov, un altro dei suoi massimi consiglieri di politica estera, le idee più importanti e decisive, relative al "nuovo pensiero", al di fuori dell' Unione Sovietica, erano venute proprio da Einstein e Russell.
Oggi, dopo 50 anni dalla pubblicazione del Manifesto di Russell-Einstein, non c'è bisogno del più grande scienziato del mondo e di uno dei più grandi filosofi, per rendersi conto che in un mondo pieno zeppo di armi devastanti di ogni tipo, nucleari e no, ricorrere alla guerra è un atto immensamente pericoloso e distruttivo. Non dovrebbe neanche essere difficile rendersi conto che il mondo sarebbe un posto molto più sicuro se ci fossero meno armi nucleari e non il contrario.
Eppure, in qualche modo, i leaders di nazioni presumibilmente avanzate e civilizzate, compresi gli Stati Uniti, continuano ad andare avanti con progetti per la costruzione di nuovi arsenali nucleari e trascinano i propri paesi in guerre le cui ragioni non sono chiare, come se i soldati fossero armati di bastoni invece che di uno dei marchingegni più distruttivi dell' intera storia dell' umanità. Il fatto che, nonostante i progressi in campo scientifico, tecnologico e culturale, così tante nazioni al mondo siano oggi governate da persone dai valori primitivi e dall' intelligenza limitata, è una delle tragedie del nostro tempo.
Il suo ultimo libro è "Toward Nuclear Abolition: A History of the World Nuclear Disarmament Movement, 1971 to the Present" (Stanford University Press).
Tradotto da Patrizia Messinese per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la
fonte (Associazione PeaceLink) e l'autore.
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articolo originale:
http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?SectionID=11&ItemID=8230
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