Il caso di Djavolnje Stene
Letteralmente significa "Le mura del diavolo"; Djavolnje Stene e' un'area vicino alla citta' di Vranje, in Yugoslavia, ad est del Kosovo. E' una zona selvaggia, difficile da raggiungere anche perche' priva di strade, ma particolarmente interessante dal punto di vista naturalistico.
Durante tutto l'intervento della Nato (aprile-giugno 1999) è stata intensamente bombardata con uranio impoverito, nonostante non fosse di nessun interesse militare o strategico, ne' vi fossero stanziate in essa truppe o carri armati.
L'unico motivo plausibile per cui l'Air Force statunitense puo' aver voluto insistere nel bombardare questa zona selvaggia e incontaminata e', appunto, quello di contaminarla con uranio impoverito per verificare l'efficacia delle proprie armi.
Negli Stati Uniti c'e' solo una zona nella quale e' possibile svolgere esercitazioni di bombardamento aria-terra con uranio impoverito. E' la base aerea di Nellis, nel Nevada, dove l'Air Force puo' esercitarsi 19 volte l'anno, ma il permesso temporaneo per queste esercitazioni verra' con ogni probabilita' revocato.
Negli U.S.A. infatti l'EPA (Environmental Protection Agency) e lo USFWS (US Fish and Wildlife Service) vigilano attentamente sull'utilizzo militare di uranio impoverito e sono riusciti a impedire all'Air Force di svolgere esercitazioni.
Visto che anche nelle colonie (come Porto Rico) e nei paesi dove sono presenti basi militari statunitensi (come Okinawa in Giappone) l'uso di uranio impoverito ha suscitato forti proteste da parte della popolazione, c'e' da pensare che gli Stati Uniti non si siano lasciati sfuggire l'occasione e abbiano utilizzato la guerra con la Yugoslavia come banco di prova per le loro armi, in modo da sperimentare l'impatto dell'uranio impoverito sull'ecosistema locale.
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