Familiari dei militari uniti per la verita'
Angelo Garro e Annamaria Cremona girano l'Italia a bordo di un camper. Estate, inverno, sette giorni su sette, macinano chilometri per esigere giustizia e scuse dallo Stato. «Giustizia e dignità per l'alpino Roberto Garro, vilipeso e oltraggiato», come campeggia a grandi caratteri sul frontale del furgone bianco. «Roberto era il nostro unico figlio», dicono.
«E' morto a 19 anni il 9 giugno di cinque anni fa in circostanze misteriose». Con altri tre commilitoni rientrava in auto nella caserma friulana "Manlio Feruglio" di Venzone. Sulla statale Pontebbana la macchina, una Peugeot 205, salta in aria come se fosse stata carica di tritolo. Lo testimoniano le foto: solo pezzi di metallo sparsi sull'asfalto. La versione ufficiale parla di uno scontro con un autoarticolato guidato da un bosniaco, subito rilasciato dopo un interrogatorio farsa in ospedale. In seguito alla riesumazione del cadavere richiesta dalla famiglia e avvenuta nel dicembre 2000, si scopre che il corpo dell'alpino non era stato dilaniato dallo scoppio, così come fatto credere dai militari che non avevano consentito il riconoscimento del cadavere. Era stato «gettato nudo nella bara, sporco e scomposto, con la sua uniforme ammucchiata sul torace».
In questi giorni la famiglia Garro è in Sardegna. «Vogliamo conoscere e prendere contatti con i parenti delle vittime dell'uranio, cercare di costituire anche nell'isola un comitato di genitori di militari caduti in tempo di pace. Crediamo che la nostra e la loro sia una battaglia comune».
All'appello hanno risposto i familiari dei soldati Salvatore Vacca, morto di leucemia il 9 settembre 1999 dopo aver partecipato a una missione in Bosnia, e Giuseppe Pintus, mancato il 20 maggio 1994. Prestava servizio nel poligono di Teulada. E' stata improvvisata una conferenza stampa sul camper: «Vogliamo che sia varata la legge che porta la firma dei parlamentari Ramponi e Ruzzante: "Norme in favore dei militari di leva e di carriera infortunati o caduti durante il periodo di servizio"». Il testo include tra i destinatari dei risarcimenti anche gli allievi di tutte le scuole militari. «A distanza di anni», continuano i Garro, «non abbiamo ancora ricevuto un documento che attesti il congedo di nostro figlio. Si saranno dimenticati?».
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