Disarmo

Lista Disarmo

Archivio pubblico

Cagliari porto a rischio nucleare

19 ottobre 2000
Comitato Sardo GETTIAMO le BASI

Comitato Sardo "Gettiamo le Basi"
gettiamolebasi@katamail.com
tel. 0368/7339337 070/823498

Cagliari: piani di emergenza

La Marina Militare Italiana ha approntato un “Piano di emergenza per le navi militari a propulsione nucleare in sosta” per i seguenti porti: Cagliari, La Maddalena, Augusta, Brindisi, Gaeta, La Spezia, Livorno, Napoli, Taranto, Trieste, Venezia.

La Prefettura di Cagliari conferma di avere predisposto un piano di emergenza nucleare anche per la popolazione. Tuttavia, non intende renderlo noto, sebbene la normativa in vigore stabilisca, in modo esplicito, che i cittadini siano informati preventivamente dell’esistenza di tali piani e delle connesse modalità operative

Un piano di emergenza, fino a quando non è conosciuto dai soggetti che devono praticare le procedure previste, è da ritenersi inesistente. La popolazione deve sapere preventivamente cosa fare e a chi rivolgersi qualora il rischio divenga realtà.

Non basta la sola informazione, va verificata la qualità del piano.

Innanzi tutto, va accertato che l’ormeggio, nel porto militare di Cagliari, di navi e sottomarini a propulsione nucleare e armamento atomico, sia compatibile con le norme internazionali di sicurezza, sottoscritte dall’Italia. Infatti, il molo d’attracco è adiacente agli oleodotti di combustibili, collegati agli immensi serbatoi sotterranei della Sella del Diavolo (M.M.I.-Nato) e al deposito, illegalmente operativo, di Monte Urpinu (A.M.I.-Nato).

La comunità scientifica deve essere posta in grado di esaminare la validità del piano di emergenza nucleare dal punto di vista tecnico, sanitario e giuridico, in modo che i cittadini, democraticamente, possano valutarne l’efficacia.

Non basta che l’autorità competente predisponga un piano, deve gestirlo. L’efficienza va provata anche praticando le esercitazioni previste.

Appare superfluo rimarcare che riteniamo sia da eliminare alla radice la situazione che rende necessari piani di protezione civile in caso d’incidente nucleare ai mezzi militari.

CHIEDIAMO

Alle forze politiche di interpretare la volontà popolare, già espressa in referendum, di bandire il nucleare dal territorio e dalle acque d’Italia; di sostenere gli impegni assunti dall’Italia con la sottoscrizione del Trattato di non proliferazione nucleare.

Al Comune e alla Regione di assolvere il loro ruolo di controllo politico sulla praticabilità del piano e sulle condizioni che lo determinano.

Alla comunità scientifica di verificare la legittimità giuridica e l’efficacia tecnico-scientifica del piano di emergenza nucleare predisposto dal Prefetto di Cagliari.

INVITIAMO

La cittadinanza a sollecitare il Prefetto affinché renda pubblico il piano di protezione civile in caso d’incidente nucleare a navi e sottomarini a propulsione nucleare e armamento atomico in sosta nel porto di Cagliari.

Comitato Sardo GETTIAMO le BASI
gettiamolebasi@katamail.com
T.03687339337, 070823498


CAGLIARI porto a RISCHIO NUCLEARE

Con il referendum del 1987 il popolo italiano bandisce il nucleare.…ma, all’insaputa della popolazione, da data sconosciuta, con la connivenza dei vari Governi la, Marina militare stabilisce che Cagliari, La Maddalena e altri 11 porti italiani, “ospitano” navi e sommergibili atomici. Nell’autunno ’99, appronta nuovi, riservati “Piani di emergenza per le navi militari a propulsione nucleare in sosta”. I Prefetti predispongono segreti Piani di protezione civile.

E’ violata e irrisa la normativa che impone il diritto-dovere all’informazione della cittadinanza su situazioni di rischio, misure di emergenza previste e connesse modalità operative (D.L. 230/95). Facendo eco al ministro alla Difesa e al sottosegretario agli Interni, motivano l’occultamento del piano di emergenza per la popolazione con l’opportunità di non creare “inutili” allarmismi per un rischio remoto e improbabile.

La catastrofe del Kursk e la più recente ma meno nota fuga radioattiva dal sottomarino francese Saphir (5,6 settembre) si sommano alla lunga lista di incidenti a navi e sottomarini nucleari, sono la tragica, ennesima smentita della favola del nucleare militare “sicuro”.

Taranto e Venezia rivendicano il diritto di conoscere le misure di tutela per la cittadinanza e per l’ambiente e reclamano la denuclearizzazione. A Taranto, incalzato da Peace Link, il Prefetto rende pubblica una parte del piano (www.peacelink.it) e il Consiglio Comunale, riunito in seduta straordinaria il 6 settembre, delibera all’unanimità di aprire un confronto duro con il Governo.

In Sardegna, parlamentari, forze politiche, istituzioni, Regione, Provincia e Comuni limitrofi ai porti atomici di Cagliari e La Maddalena, persistono nella loro inerte sonnolenza.

Cagliari pare appagata dalle rassicurazioni del Prefetto che alla richiesta d’informazione sollecitata da “Gettiamo le Basi” e formalmente avanzata dal Consiglio Comunale, ha risposto arroccandosi a difesa del “top secret” imposto dai miliari.

Un piano di emergenza è inesistente, fino a quando non è conosciuto dai soggetti che devono praticare le procedure previste. La popolazione deve sapere preventivamente cosa fare e a chi rivolgersi qualora il rischio divenga realtà.

Non basta la sola informazione, la prefettura deve dare prova della qualità del piano e della capacità di gestione. L’efficienza si esamina anche praticando le necessarie esercitazioni.

Va verificata la legittimità del piano e della situazione che lo determina. Va accertato che il transito e la sosta di navi e sottomarini a propulsione nucleare e armamento atomico, sia compatibile con le distanze di sicurezza stabilite dalle norme internazionali sottoscritte dall’Italia. Infatti, il molo d’attracco, “segreto” ma visibile, è adiacente agli oleodotti di combustibili, collegati agli immensi serbatoi sotterranei della Sella del Diavolo e al deposito di Monte Urpinu, abusivamente operativo.

La pressione delle comunità locali può costringere le Autorità a sottostare alle leggi. La lotta di Taranto lo dimostra.

INVITIAMO la cittadinanza a sollecitare Prefetto, Amministratori e Rappresentanti politici per

  • esigere il rispetto del diritto d’informazione,
  • imporre la volontà popolare di denuclearizzare la Sardegna, denuclearizzare il Mediterraneo

Vietato preoccuparsi, vietato sapere, vietato disturbare chi sta disegnando “Cagliari città atomica”, capitale dell’Isola dei giochi di guerra. Porto a rischio nucleare, nuovo centro logistico a S.Bartolomeo, nuovo molo militare (costo previsto 70 miliardi) sono i tasselli dell’incremento, deciso dalla Nato, dei traffici delle flotte di guerra nucleari e convenzionali.…dirette dove?? ad esercitarsi negli immensi tratti di mare asserviti alle basi di Quirra, Teulada e C. Frasca?

CHIEDIAMO

Alle forze politiche di

  • garantire la volontà popolare d' interdizione del nucleare dall’Italia,
  • sostenere gli impegni assunti con la ratifica del “Trattato di non proliferazione nucleare”.

Alla Regione, ai Comuni di Cagliari e La Maddalena, a tutti i comuni limitrofi alle acque nuclearizzate di

  • assolvere il loro ruolo istituzionale di difesa della salute e incolumità della popolazione,
  • esercitare il controllo politico sulla praticabilità del piano e, soprattutto, sulle condizioni che determinano l’esigenza di un piano di emergenza nucleare per la popolazione.

Alla comunità scientifica di verificare legittimità giuridica ed efficacia tecnico-scientifica del piano

La comunità scientifica deve essere posta in grado di esaminare la validità del piano di emergenza nucleare dal punto di vista tecnico, sanitario e giuridico.

Le rassicurazioni dei rappresentanti del Governo sono invece del tutto superflue per i sonnolenti Parlamentari sardi e le inerti istituzioni isolane. Regione, Provincia e Comuni limitrofi ai porti atomici di Cagliari e La Maddalena non hanno finora denotato volontà

Articoli correlati

PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.21 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)