"Questione di punti di vista"
Cosa ci fanno una nave da guerra americana ed una nave per la pace giapponese ancorate l'una di fronte l'altra nel porto di Napoli?
Entrambe stanno lì, sotto un cielo coperto di nubi che rendono più saturi i colori della città, ma anche più svogliati i cittadini che al sabato mattina preferiscono affollare i mercatini rionali e le zone pedonali per lo shopping settimanale. Pochi si rendono conto che sabato mattina nel porto di Napoli si è giocata una partita di enorme importanza: una partita silenziosa tra due simboli diversi ed opposti eppure entrambi silenziosi, la Pace che non urla perché non ne ha la forza e la Guerra, che non urla perché non ne ha bisogno.
Due simboli che nell'immaginario collettivo preparano nuove generazioni di cittadini a fare le loro scelte, da una parte gli scolari che salgono a bordo del cacciatorpediniere per sbalordirsi delle nuove tecnologie di difesa e dall'altra i pacifisti che accolgono gli amici giapponesi sperando almeno in una giornata diversa dal solito.
Peace Boat è una organizzazione giapponese che ha allestito una nave da crociera facendola diventare una grande università della pace viaggiante. Giovani, adulti, persino anziani, decidono di andare in giro per il mondo per conoscere quello che il sistema scolastico/culturale nipponico non gli trasmette in patria.
Una conoscenza dei conflitti, degli assetti internazionali, degli armamenti e di tutto ciò che i pacifisti e gli uomini e le donne di buona volontà in ogni parte del globo stanno facendo per non portare l'umanità a vivere altre Hiroshima e Nagasachi, ma anche altri Golfi e Balcani. L'esperienza della "Global University" che Peace Boat propone è resa possibile dalle persone rappresentanti i diversi popoli della Terra che accettano di "insegnare" o meglio "testimoniare" il loro impegno per la pace a bordo della nave. Confronto, quindi, ma non solo, sui temi che di volta in volta coinvolgono i popoli e gli stati che la nave trova sul suo tragitto: prima di Napoli l'Eritrea, poi Israele, poi la Croazia.
Grazie al Patrocinio morale del Comune di Napoli è stato possibile per l'Associazione per la Pace, partner italiano della Peace Boat, organizzare una conferenza al Maschio Angioino dal titolo: "Da Hiroshima a Chernobyl... a quando un mondo senza nucleare?" che ha visto a confronto le esperienze dell'Italia, del Giappone e della Bosnia.
E mentre noi, italiani, e loro, giapponesi, ci scambiavamo speranze per il futuro davanti ad una buona pizza napoletana, le navi da guerra erano lì a rassicurare i cittadini napoletani con tutta la loro capacità istruttiva. Ora io mi chiedo: come si fa a sostenere due idee così profondamente diverse tra loro? Come si fa a coltivare una sensibilità per il dialogo, una disponibilità al disarmo, una cultura della pace portando le scolaresche a riempirsi gli occhi del sogno americano di controllo del pianeta mediante la forza delle armi? che scelte ha compiuto la città di Napoli dopo anni di amministrazione di sinistra tanto da continuare ad essere uno dei porti più armati del Mediterraneo?
Dopo aver visitato la "nave della pace" con i suoi luoghi di incontro, le sale per le lezioni dove si insegnano la tolleranza, il dialogo, la storia dei conflitti ed i tentativi di risoluzione pacifica, dopo aver incontrato le centinaia di persone di tante nazionalità diverse, i giovani universitari napoletani che hanno avuto l'opportunità di essere lì hanno pensato che vale la pena trovare strade originali per "fare la pace" e non solo parlarne. Oggi è una nave, domani chissà.
Peace Boat è salpata festante alla volta di Barcellona dove l'aspettano i pacifisti spagnoli; i cacciabombardieri sono lì e se ci pensi bene non dovrebbero esserci in una città che si definisce città di solidarietà e di accoglienza. Questione di punti di vista.
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