Iran e nucleare: dov'e' la reciprocità?
Donald Rumsfeld ha di recente fatto appello alla comunità internazionale perché impedisca all’Iran di dotarsi di armi nucleari, definendolo “il principale fautore del terrorismo” e il cancelliere tedesco Angela Merkel ha evocato l’ascesa del nazismo e chiesto di agire subito per impedire all’Iran di sviluppare il suo programma nucleare.
L’Iran viene presentato come un pericolo per il mondo intero (forse per preparare il terreno alla prossima guerra di Bush?). Si parla molto delle sue violazioni del Tnp (Trattato di non proliferazione nucleare, entrato in vigore nel 1970), ma se andiamo a vedere la realtà le cose stanno in modo ben diverso: l’Iran ha in effetti nascosto alcuni impianti nucleari alle ispezioni dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica), ma poi li ha aperti alle ispezioni. L’Aiea afferma di non aver trovato indizi di attività militari, anche se non può escluderlo. Va ricordato che il Tnp sancisce per tutti i paesi il diritto di sviluppare programmi nucleari civili, sotto il controllo dell’Aiea, diritto a cui si appella Teheran per giustificare le sue azioni.
Le violazioni del Trattato di non proliferazione nucleare: alcuni dati
Nonostante l’adesione al Tnp comportasse l’impegno a smantellare i propri arsenali e a non aumentare le proprie dotazioni, o ad accrescerne la potenza con nuove tecnologie, gli Stati Uniti hanno ammesso di possedere 10.500 bombe, la Russia 20.000, la Gran Bretagna 185, la Francia 450 e la Cina 400. Per non parlare di India e Pakistan, diventate potenze nucleari dopo l’entrata in vigore del Tnp, nel 1970 e di Israele, che tuttavia non ha mai ufficialmente ammesso di disporre di un arsenale nucleare. Questi paesi non hanno mai aderito al Tnp.
E non è finita, giacché negli ultimi anni è ripartita la corsa al riarmo nucleare: la Russia sta progettando una terza generazione di sottomarini atomici e nel 2004 ha compiuto 16 esplosioni sperimentali di missili balistici. La Gran Bretagna progetta nuove bombe nucleari per i quattro sommergibili Trident (ognuno di essi ha la potenza di 384 bombe di Hiroshima) e gli Stati Uniti, oltre ad avere una flotta nucleare composta da 18 sottomarini, stanno progettando bombe piccole da usare nel campo di battaglia e altre che possano penetrare in profondità nel terreno. Affermano inoltre che non sussiste più l’impegno a non usare mai le bombe nucleari per primi. Di recente il presidente francese Chirac non ha escluso il ricorso alle armi nucleari nei confronti di quegli stati che intendessero attaccare la Francia ricorrendo ad azioni terroristiche
La Nato si muove al di fuori degli accordi dell’NPT, violandoli apertamente. Gli Stati Uniti hanno dislocato bombe nelle varie basi americane in Europa: secondo l’ultimo rapporto del Natural Resources Defense Council, le armi nucleari americane in Europa sono circa 480, dislocate in otto basi aeree di sei paesi Nato. 150 in Germania, a Büchel, e Ramstein; 20 in Belgio, a Kleine Brogel; 20 in Olanda, a Volkel; 110 in Gran Bretagna, a Lakenheath; 90 in Italia, ad Aviano e Ghedi Torre; 90 in Turchia, a Incirlik.
In altre quattro basi (in Germania, Grecia e Turchia) le armi sono state rimosse, ma potrebbero essere allocate nuovamente se ritenuto necessario. Le bombe sono assegnate ai paesi ospitanti e il lancio spetta alle forze aeree nazionali.
Nonostante le riduzioni effettuate negli anni Novanta, rimangono in tutto il pianeta più di 30.000 testate nucleari, sufficienti a distruggerlo per intero 25 volte.
Nel mondo ci sono circa 400 reattori nucleari divisi in 20 paesi, e potenzialmente tutti questi possono avere il combustibile necessario per la costruzione di una bomba atomica.
In confronto a questi dati spaventosi, il pericolo rappresentato da un programma militare iraniano, su cui tra l’altro non ci sono prove certe, appare davvero risibile. Siamo davanti alla consueta, ipocrita arroganza americana, a cui si accodano paesi europei come la Gran Bretagna, la Francia e la Germania, a cui sono affidate le trattative con l’Iran pur avendo violato clamorosamente il Tnp. Come per le armi di distruzione di massa (mai trovate in Iraq, ma utilizzate per giustificare la guerra), di cui gli Stati Uniti possiedono un nutrito arsenale, ci si muove in base a una logica che nega la reciprocità e applica ad altri paesi proibizioni che non valgono per se stessi o i propri stretti alleati. Insomma, Stati Uniti, Israele e vari paesi europei possono tranquillamente ampliare i propri arsenali nucleari, ma l’Iran no.
L’unica soluzione, il disarmo
A questa logica perversa si può rispondere solo imboccando una direzione opposta, con l’obiettivo finale del disarmo nucleare globale e della totale eliminazione degli ordigni e degli arsenali nucleari.
Passi intermedi rispetto all’obiettivo finale possono essere:
- la riprese dei negoziati per la messa al bando delle armi e degli esperimenti nucleari
- l’aggiornamento dell’NPT in modo che vengano messi al bando anche l’uranio arricchito e il plutonio riprocessato, due dei principali "carburanti" degli ordigni atomici
- la pressione su paesi come India, Pakistan e Israele perché sottoscrivano il trattato
- la creazione di una zona libera da armi nucleari in Medio Oriente, che vada ad aggiungersi alle numerose zone libere già esistenti (Sudamerica, Sud Pacifico, Sud-est asiatico, Africa, Asia Centrale, Antartico, Asia Centrale).
- la definizione di un piano di disarmo, con scadenze per lo smantellamento e programmi per le verifiche e i controlli, con l’obbligo per le potenze nucleari di rispettarlo e l’affidamento all’ONU della responsabilità di vigilare sul rispetto del trattato e sulla applicazione di eventuali sanzioni
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