Uranio impoverito: sit in davanti a Palazzo Chigi delle famiglie dei militari ammalati o deceduti
I lavori della Commissione di inchiesta del Senato sull’uranio impoverito stanno per terminare. In vista della presentazione della relazione finale, le famiglie dei militari ammalati o deceduti si sono date appuntamento per martedì mattina di fronte a Palazzo Chigi per un sit in che incomincerà alle ore 9,30.
Forte è il timore che i 300 militari con neoplasie e leucemie non trovino risposte adeguate.
Il senatore Luigi Malabarba, uno dei membri della commissione d’inchiesta, ha così commentato il lavoro fin qui svolto: “La Commissione si è trovata di fronte a difficoltà nel reperire e valutare i dati a disposizione del Ministero della Difesa. C’è da ritenere che siano state fatte delle statistiche poco attendibili su campioni e su realtà assolutamente disomogenee tra loro, quindi non comparabili. Ma probabilmente non è stato fatto neppure un lavoro di ricerca epidemiologica sufficientemente accurato per cui non sappiamo neppure se il Ministero disponga di effettivi dati. Allora, o ne dispone e non sono stati forniti alla Commissione come richiesto, o non ne dispone. In entrambi i casi c’è una responsabilità di una certa gravità che incombe sul Ministero della Difesa”.
Il senatore Malabarba osserva che, grazie ai lavori della Commissione, probabilmente “si incomincerà a riconoscere la causa di servizio ai militari che hanno avuto delle patologie in missione, qualunque fosse la causa che ha prodotto la malattia durante o a ritorno dalla missione. I primi militari che si sono ammalati ci hanno testimoniato direttamente di non essere stati informati sull’uranio impoverito. Questo è già quindi un fatto molto grave.”.
Sull’origine delle neoplasie e leucemie riscontrate Malabarba afferma: “Ritengo che l’uranio impoverito sia uno dei “killer” da tenere sotto osservazione. Ma vanno anche, probabilmente, valutate altre concause che possono essere quelle relative all’inquinamento dei territori prodotto dai bombardamenti che hanno colpito non solo edifici ma fabbriche chimiche e che hanno disperso sul territorio degli agenti tossici coinvolgendo la popolazione civile e anche i contingenti militari presenti nei Balcani. Quindi è probabile che vi siano più elementi che concorrono a creare queste patologie”.
Sono 15 i soldati che hanno fatto ritorno dall'Iraq gravemente ammalati; hanno operato in zone in cui era stato fatto uso di uranio impoverito.
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Nassiriya, marzo 2004. Il soldato risponde senza incertezze alla domanda. «Rischi legati all'uranio impoverito? Nella zone non c'è uranio impoverito, mai avuti problemi». La telecamera allarga il campo fino a inquadrare una colonna di carri armati iracheni distrutti e distante non più di un centinaio di metri dalla base dei nostri soldati. Poco prima, proprio tra quelle lamiere mezze bruciate e perforate dalle pallottole, un contatore geiger aveva rilevato una presenza di radiazioni pari a 10 microsiver. Un video dal Giappone testimonia l'utilizzo dei proiettili. Sono 15 i soldati italiani malati.
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Anche tra i reduci della missione Antica Babilonia in Iraq cominciano ad affiorare i primi casi di patologie da uranio impoverito. Lo afferma Domenico Leggiero, responsabile dell' Osservatorio Militare.
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