Poligono di Quirra, un anniversario non riuscito. In centinaia contro le basi
Non si può certo definire una festa quella che ieri a Perdasdefogu avrebbe voluto celebrare il cinquantesimo anniversario di fondazione del Poligono di Quirra. Dentro il recinto il sottosegretario alla Difesa Emidio Casula, il capo di Stato maggiore della Difesa Giampaolo Di Paola e il capo di Stato maggiore dell?Aeronautica Leonardo Tricarico, partecipavano alla cerimonia ufficiale. Dall?altra parte del filo spinato un centinaio di manifestanti sotto le bandiere di ?Indipendentzia repubrica de Sardigna? chiedevano la chiusura della base. Al coro degli indipendentisti si aggiungono tremila firme di sardi contrari alla presenza militare consegnate martedì al presidente della Regione Renato Soru da associazioni e movimenti.
La contraddizione è più che evidente: come si può glorificare un?installazione militare della quale si chiede la chiusura, che viene indicata da anni come causa di almeno 50 tra patologie e morti sospette di civili e militari, sull?attività della quale né la magistratura né una Commissione parlamentare di inchiesta riescono a fare luce. Come si può non ricordare che la Procura della Repubblica di Cagliari indaga sulla morte di un militare in forze al poligono di Quirra nel 1999. Che, nello stesso periodo in cui il giovane marinaio finito dalla leucemia svolgeva il suo servizio, altri due suoi colleghi venivano colpiti dalla stessa patologia. Una coincidenza che ha suscitato il panico del procuratore militare di Cagliari Carlo Rosella.
Altrettanto contraddittorie appaiono in questo contesto le promesse del sottosegretario Casula: confermata la volontà del Governo di esaminare i problemi delle servitù militari in Sardegna per ottenerne una riduzione e per accertare quali sono i rischi per la salute delle popolazioni; deciso che a breve Palazzo Chigi nominerà una commissione indipendente alla quale sarà affidato l?incarico di esaminare le situazioni nelle varie aree addestrative dell?isola.
Nonostante le buone intenzioni del Governo, il problema resta ed è ben sintetizzato in quel semplice ?principio di precauzione? che ?Gettiamo le basi? sbandiera da quasi un lustro: «Chiusura immediata del poligono di Quirra sino a quando non saranno accertate le cause di tumori, malformazioni e decessi». Principio ripreso a chiare lettere martedì nella conferenza stampa convocata in Consiglio regionale dai diversi comitati popolari anti-basi del Sarrabus-Gerrei, di Escalaplano, di Gavoi, della Maddalena, di Tonara, di Teulada. All?incontro con i giornalisti ha partecipato anche il consigliere regionale di Rifondazione comunista Paolo Pisu in qualità di portavoce della Tavola sarda della pace. Oltre alla sospensione di tutte le esercitazioni, i comitati chiedono analisi ambientale e bonifica dei territori e dei fondali marini interessati dai giochi di guerra, indagine epidemiologica a lungo termine su tutte le persone che a qualsiasi titolo sono venute a contatto con le attività militari, smantellamento delle basi e avvio di validi progetti di riqualificazione anche economica, istituzione di una commissione di inchiesta regionale che faccia luce sui fatti e accerti le cause. A questo proposito Pisu ha ricordato che è stata presentata una proposta di inchiesta consiliare sullo stato di salute dell?ecosistema nei territori militarizzati e in quelli vicini di cui egli è il primo firmatario e che è stata sottoscritta da altri 47 altri consiglieri del Centrosinistra e del Psd?Az. A margine della conferenza stampa è stato anche mostrato un agnellino appena nato immerso nella formalina del peso di appena 250 grammi, contro i due tre chili della norma. Simbolo delle tante stranezze che avvolgono il poligono di Quirra. Stranezze messe in risalto dalle conclusioni della Commissione parlamentare di inchiesta sull?uranio impoverito: «Non vi è controllo diretto e preventivo da parte dei responsabili dei poligoni sul materiale destinato ad essere utilizzato nelle esercitazioni e nelle sperimentazioni», sosteneva l?organismo del Senato presieduto dal leghista Paolo Franco. Gli unici documenti ufficiali sulle sperimentazioni effettuate nella base sarda, il più delle volte da ditte private, sono rappresentati da «autocertificazioni, formulate spesso in termini assolutamente generici, e solo di recente corredate da specifiche clausole relative all?assenza di materiale chimicamente instabile o di uranio impoverito».
Il senatore dei ?Verdi-Insieme con l?Unione? eletto in Sardegna, Mauro Bulgarelli, così interviene sulle iniziative per i 50 anni di Quirra: «Non vedo proprio cosa ci sia da festeggiare: queste
celebrazioni militariste sono odiose quanto inopportune e testimoniano della completa mancanza di rispetto per la gente sarda, che si batte da sempre contro le servitù militari e la presenza delle basi sul proprio territorio». Francesco Martone, senatore di Rifondazione anche lui eletto nell?isola, ricorda che i cittadini «dicono basta e chiedono sospensione di tutte le esercitazioni in attesa di conoscere la reale situazione sanitaria nei territori occupati».
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