Nuove armi per vecchie guerre, è ora di sapere
La guerra a Gaza e in Libano non costituisce solo un ennesimo disastro umanitario e ambientale, caratterizzato da un crescente numero di vittime civili. Costituisce con tutta probabilità il terreno di prova di nuove generazioni di armamenti.
Le testimonianze dei medici sono allarmanti: professionisti di provata esperienza si trovano di fronte a casi che non sanno spiegare. La conclusione logica è che diverse persone siano state colpite da armi di tipo nuovo: potrebbero essere ordigni contenenti agenti biologici specifici o sostanze chimiche destinate ad aggravare lo stato delle ferite; potrebbero essere armi a energia diretta, probabilmente già usate in Iraq.
Uno dei massimi esperti internazionali, William Arkin, parla di cambiamento epocale: il passaggio dalle armi cinetiche alle armi a energia diretta.
Prima che questi nuovi strumenti di morte si diffondano cancellando la distinzione tra armi convenzionali e armi di distruzione di massa, prima che portino il mondo alla catastrofe, occorre muoversi, sia a livello nazionale che internazionale, per la loro messa al bando.
Il primo passo dovrebbe essere quello di una indagine conoscitiva condotta in modo scientifico. Occorre formare al più presto in Italia un team indipendente di medici, biologi, fisici, chimici e altri scienziati. Occorre che il team lavori in stretto contatto anzitutto con i medici palestinesi e libanesi che hanno segnalato tali casi e che possono fornire i reperti da esaminare in laboratori dotati di più avanzate tecnologie.
Occorre allo stesso tempo sollecitare una iniziativa internazionale, possibilmente sotto l'egida dell'Organizzazione mondiale della sanità.
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