D.U. : L'arma che uccide ... in tempo passato, in tempo presente e in tempo futuro
Buon giorno a tutti.
Il mio nome è Filippo MONTAPERTO.
Per me è un onore avere la possibilità di poter partecipare a questa conferenza, ed il mio ruolo qui è quello di rappresentare OSSERVATORIO PERMANENTE E CENTRO STUDI PER IL PERSONALE DELLE FORZE ARMATE, FORZE DI POLIZIA E SOCIETA' CIVILE ITALIANA, che e' un Comitato di studio, di ricerca e di individuazione delle possibili soluzioni alle problematiche inerenti alla tutela ed il riconoscimento dei diritti, del personale delle Forze Armate e Forze di Polizia Italiane ad ordinamento civile e militare nonché della società civile nella parte inerente la sicurezza dei singoli cittadini.
L'Osservatorio è da anni impegnato nella lotta per la messa al bando delle armi al D.U. Il caso in Italia scoppiò proprio dalla denuncia dell'Osservatorio che contribuì, fin dall'inizio della vicenda D.U. dicembre 1999, ricercando testimonianze e contribuendo in maniera fattiva con tutte le inchieste che man mano si presentavano. Una nostra delegazione si è recata nei balcani a ricercare ogni possibile nesso di causalità diretto ed indiretto tra le malattie che si manifestavano nei reduci e questo tipo di materiale. Tutta la documentazione ha portato all'attenzione dell'opinione pubblica questo fenomeno, tanto da istituire una commissione d'inchiesta in seno al Governo Italiano.
L'osservatorio fornisce assistenza legale gratuita ai reduci e alle famiglie dei defunti, inoltre ha contribuito a far ottenere il giusto riconoscimento, alle vittime, dal punto di vista medico-legale.
Ho 36 anni e sono un Ufficiale dell'Esercito Italiano. Il mio grado attuale è capitano. Nella mia carriera ho avuto l'opportunità di specializzarmi in diversi settori in particolare qualificandomi come E.O.D. (Explosive Ordnance Disposal).
Sono stato impiegato dal maggio all'ottobre del 1996 in territorio balcanico (Bosnia-Herzegovina). In particolare all'epoca dei fatti non era noto neanche l'impiego di munizionamento al D.U. nel Teatro Operativo. Non solo non era noto l'impiego, ma non erano noti neanche gli effetti sull'uomo e sull'ambiente.
Dopo circa due anni dal ritorno da questa missione, ed all'età di 28 anni, scoprii di avere un linfoma di Hodgkin variante sclero-nodulare al terzo stadio B.
Il sintomo più evidente era rappresentato dalla comparsa di alcuni linfonodi, in particolare a livello inguinale ed ascellare, che avevano assunto dimensioni importanti, superiori ai cm 2,5 e che con la loro massa iniziavano a provocarmi alcuni fastidi. Proprio questi piccoli fastidi mi spinsero ad effettuare una visita di controllo ed è stato proprio questo l'ingresso nel tunnel della malattia.
Il processo di "stadiazione" del tumore, ovvero il verificarne la natura e determinarne l'effettiva aggressività, prevedeva , tra le varie indagini, un esame istologico sui linfonodi. Così me ne fu asportato chirurgicamente uno, al livello inguinale, che era anche quello che mi provocava i fastidi maggiori. Successivamente effettuai tutta una serie di esami strumentali (ecografie, prelievi del midollo osseo, Tac Total Body mediante liquido di contrasto, esami del sangue) che confermarono la natura e lo stadio del tumore.
Così iniziai le cure, che mi hanno portato ad essere sottoposto a 4 cicli di chemioterapia ABVD, ed un ciclo di radioterapia.
In seguito a queste terapie, dopo circa tredici mesi, la malattia era regredita.
Dopo lo scoppio del caso DU in Italia, decisi di far analizzare il mio linfonodo, asportato chirurgicamente, dal Laboratorio dei Biomateriali dell' Università di Modena e Reggio Emilia per far effettuare una valutazione dei reperti biologici patologici con una indagine, all'epoca innovativa, di microspia elettronica a scansione e microanalisi a raggi X.
Tale rapporto ha evidenziato la presenza di alcuni elementi esogeni, a mio modo di vedere sconcertante, in particolare il campione analizzato ha mostrato la presenza di corpi estranei, anche nanodimensionali, per la maggior parte metalli.
Un detrito era costituito dai seguenti elementi: piombo, zolfo, cloro, fosforo, cromo e calcio. In un altro vi erano: zirconio , silicio, cloro, zolfo e calcio. E ancora: iodio, rame, fosforo, cloro e zolfo.
Questi detriti hanno mostrato tutta la loro natura complessa ed eterogenea.
Dette sostanze non risultano essere eliminabili o smaltibili dal corpo umano in maniera naturale ed autonoma. Alcune sostanze sono anche ritenute non biocompatibili come il composto Iodio-rame. Inoltre le dimensioni e la forma di alcuni metalli indicano un processo di ottenimento molto particolare, probabilmente una vaporizzazione ad alta temperatura. Non e' stato possibile stabilire come sono entrate nel mio organismo, mediante inalazione o ingestione.
Vorrei ora ricordare cosa intendiamo per Ambiente: come è facilmente intuibile questo termine racchiude concetti estremamente ampi: i luoghi della nostra vita, lo spazio in cui ci muoviamo, il clima, l' acqua, il cibo di cui ci nutriamo. Ambiente è quindi il luogo di lavoro, la casa, la scuola, ed ovviamente l'ambiente esterno ed è immediatamente comprensibile che, tutto ciò che ci circonda attraverso l'acqua, l'aria e il cibo entra a far parte del nostro stesso corpo e la distinzione fra " il dentro di noi " ed " il fuori di noi" è più immaginaria che reale. Ciascun essere vivente interagisce con l' ambiente modificandolo e venendone a sua volta modificato.
L'Ambiente, infatti, è uno degli aspetti "determinanti" della salute umana e l'attenzione nei confronti delle connessioni esistenti tra queste due entità è sempre più diffusa e suffragata ormai da evidenze scientifiche difficilmente contestabili. Il DU può essere considerato un "cavallo di Troia", perché mediante la sua azione, è responsabile di gravi malattie e di morte nel tempo senza tregua. Queste nanoparticelle derivate dall'impiego anche del munizionamento al DU sono indistruttibili e non sono soprattutto biocompatibili: passano dai polmoni, al sangue, allo stomaco, al fegato e infine nel liquido seminale; infettano l' ambiente procurando così devastanti conseguenze sulla nostra salute.
Tutto questo perché il munizionamento al D.U. è un perforatore ad energia cinetica molto efficace, in grado di penetrare, con estrema facilità, la corazza di un carro armato e sviluppare temperature superiori ai 3000°.
Ma, sul campo di battaglia, ha anche altri effetti sugli esseri viventi:
1.è un "veleno"chimico di metallo pesante;
2.è "radioattivo", nell'immediatezza dell'impatto;
3.ha un effetto "particellare" dovuto alle dimensioni delle polveri prodotte ad altissime temperature.
Alcune inchieste condotte sui soldati che hanno avuto bambini normali prima della guerra mostrano che il 67% dei loro figli nati dopo la guerra presentano delle gravi malformazioni.
Altre dimostrano come i militari vengono affetti da gravi malattie tanto da coniare il termine "Sindrome del Golfo" o "Sindrome dei Balcani".
Non voglio parlare solo dei militari, o dei militari italiani in particolare, che hanno avuto o hanno delle conseguenze a causa anche dell'impiego di munizionamento all'uranio impoverito contenuto nelle armi usate in guerra, ma voglio porre l'attenzione su tutte quelle popolazioni che sono state oggetto di bombardamenti con questo tipo di materiale, e che convivono quotidianamente con i suoi effetti, proprio perchè ce l'hanno nel cortile di casa.
Ho attraversato tutto il tunnel della malattia e oggi mi considero una persona molto fortunata: fortunata perché ho avuto ed ho una compagna di vita che è riuscita e riesce a starmi vicino e sostenermi in ogni difficoltà; fortunata perché ho dei genitori che hanno fatto di tutto perché io potessi affrontare la mia malattia nella maniera più serena possibile; fortunata semplicemente perché sono riuscito, nonostante tutto, a sconfiggere questa devastante malattia. Ed è proprio a tutti coloro che sono e sono stati meno fortunati di me che va il mio pensiero oggi. A tutti coloro che non ce l'hanno fatta, a tutti coloro che si sono ammalati come me e che continuano a combattere la loro malattia e a tutti coloro che ce l'anno fatta ma soprattutto a coloro che non ce la faranno.
Ho voluto fortemente essere qui perché con la nostra presenza e testimonianza non si dimentichi mai quanto è accaduto e quanto sta accadendo, e per gridare al mondo di abbandonare l'utilizzo di questo materiale .
Questa esperienza ha cambiato radicalmente il mio modo di pensare e di essere: ha cambiato la mia vita. Oggi sono una persona profondamente diversa. Credo che l'aver convissuto con una malattia fortemente degenerativa mi abbia avvicinato molto di più a quella che è "l'idea di morte".
Vorrei fornire qualche dato statistico tale da significare le dimensioni del fenomeno in Italia, statistiche relative ai militari Italiani intervenuti nei Paesi colpiti da DU e censite dall'Osservatorio:
298 reduci ammalati e 50 deceduti.
E' già una strage !!
Queste sono le nostre stime, ma a questi numeri dovrebbero essere aggiunti tutti coloro di cui noi non ne abbiamo notizia. .
Mentre noi siamo qui molti altri militari e molti altri civili muoiono o si ammalano.
Per tutte queste persone e per evitare che ve ne siano altre che chiediamo, a gran voce, che venga sospeso ogni tipo di studio, sviluppo ed impiego delle armi al DU. Questa è una doverosa risposta che abbiamo l'obbligo morale di fornire come uomini e cittadini del mondo.
Questa battaglia che stiamo portando avanti da anni e che non ci stancheremo mai di combattere non è solo per far emergere la verità sugli effetti e sulle conseguenze dell'impiego dell'armamento al D.U., ma è soprattutto per fermare in maniera definitiva l'utilizzo di queste armi e porre la parola fine a tutte queste inutili morti.
Grazie per l'attenzione
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