Finanziaria, niente tagli alle armi
Il finanziamento straordinario sulle armi rimarrà così com'è. Lo assicurano dal ministero della difesa, dove l'istituzione di un fondo per l'acquisto di nuovi armamenti di un miliardo e sette per quest'anno e quattro miliardi e quattro da qui al 2009, spuntato a sorpresa da un codicillo (il 113) della legge finanziaria, è considerato perfettamente normale.
L'acquisto di nuove armi è la storica richiesta delle forze armate che mai erano riuscite a ottenere risposte concrete dal governo Berlusconi, e «il ministero ha dato seguito a quella che ormai era diventata una emergenza», dicono dal dicastero.
L'analisi dei dati di bilancio su questo capitolo di spesa racconta una storia un po' diversa. E non solo perché il finanziamento di un miliardo e sette è una bella fetta di quei tredici miliardi per «investimenti» di cui fa vanto il ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa.
Sono stati gli stessi tecnici del ministero della difesa a spiegare che il governo Berlusconi aveva ridotto decisamente gli investimenti sulle milizie. Se l'ultima finanziaria (2001) del governo di centrosinistra assegnava al bilancio del ministero l'1,45% del prodotto interno lordo, i tagli dell'implacabile Giulio Tremonti avevano ridotto questa spesa allo 0,85%. Di questa cifra, che anche quest'anno rappresenterà il bilancio ordinario delle forze armate, il 72% è dedicato esclusivamente alla copertura delle spese per il personale, mentre in un bilancio «normale» il capitolo non dovrebbe superare il 45%. Non solo. La finanziaria del 2005 aveva in effetti già creato un piccolo fondo per l'acquisto di armi, collegandolo alla promozione dell'industria nazionale. Ma erano davvero spiccioli, se confrontati con le spese che attualmente la finanziaria prevede per il settore: l'articolo 570 della manovra di quell'anno prevedeva «la spesa annua di 55 milioni di euro per quindici anni a decorrere dall'anno 2006 per l'erogazione di contributi pluriennali alle imprese nazionali di riferimento». Il testo dell'articolo 113 è noto e dedica alla realizzazione di un «apposito fondo» per la «realizzazione di programmi di investimento pluriennale per esigenze di difesa nazionale, derivanti anche da accordi internazionali».
Il fronte «pacifista» del parlamento ha preso piuttosto sotto gamba la questione. Il capogruppo del Prc al Senato Giovanni Russo Spena ha proposto che i soldi usati per finanziare questo fondo siano dirottati verso gli enti locali e l'abolizione dei ticket di prontosoccorso reintrodotti con questa manovra. E nei giorni scorsi i due rappresentanti dei Comunisti italiani nella commissione difesa della camera, Severino Galante e Giuseppe Sgobio hanno chiesto chiarimenti sulla normativa istituita dalla finanziaria. Ma le proteste non hanno fatto breccia nel resto della maggioranza.
Anche perché il ministro Arturo Parisi sembra deciso a tenere fede all'impegno preso con le forze armate e Finmeccanica. A chi gli chiedeva lumi su questo storia ha spiegato che la richiesta arrivata dai militari corrisponde ad una reale esigenza espressa dai militari. E ha lasciato intendere che sulla questione si è impegnato lo stesso premier Romano Prodi.
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