Agli «interessi vitali» americani il pianeta Terra non basta più
Gli Stati uniti sono impegnati a esplorare e usare lo spazio esterno per scopi pacifici e per il beneficio di tutta l'umanità: così esordisce la direttiva sulla politica spaziale nazionale, promulgata dal presidente Bush. Aggiunge però che, «in conformità con tale principio, gli "scopi pacifici" permettono le attività della difesa e intelligence Usa (nello spazio esterno, n.d.t.) in perseguimento degli interessi nazionali». Questo è il primo dei «principi» enunciati nelle dieci pagine declassificate della direttiva, rese pubbliche ieri.
Vengono quindi enunciati gli altri «principi». Poiché gli Stati uniti considerano le capacità spaziali vitali per i loro interessi nazionali, essi non solo «preserveranno la propria libertà di azione nello spazio», ma «negheranno, se necessario, agli avversari l'uso di capacità spaziali ostili agli interessi nazionali statunitensi». Di conseguenza «si opporranno allo sviluppo di nuovi regimi legali o altre restrizioni che cerchino di proibire o limitare l'accesso o l'uso statunitense dello spazio», compresi i proposti accordi per il controllo degli armamenti che «non devono menomare il diritto degli Stati uniti di condurre, per i propri interessi nazionali, ricerca, sviluppo, sperimentazione, operazioni e altre attività nello spazio».
Viene così stracciato dall'amministrazione Bush un altro trattato, quello sull'esplorazione e l'uso dello spazio esterno, promosso da Stati uniti, Urss e Gran Bretagna nel 1967. Esso sancisce che nessuno si può appropriare dello spazio esterno, né mettere in orbita armi nucleari o altre armi di distruzione di massa.
Nelle dieci pagine declassificate della direttiva presidenziale non si parla di armi nucleari o di altro tipo nello spazio. Non è però escluso che se ne parli nella parte classificata della direttiva. In quella resa pubblica, si annuncia però che gli Stati uniti svilupperanno e useranno «sistemi di energia nucleare spaziale», per garantire «la sicurezza della patria e gli interessi di politica estera». Espliciti sono comunque i riferimenti all'uso militare dello spazio, in quanto «la sicurezza nazionale degli Stati uniti dipende in maniera critica dalle capacità spaziali, e tale dipendenza crescerà». Occorre quindi sviluppare capacità spaziali che «sostengano il vantaggio statunitense e la trasformazione della difesa e dell'intelligence». Niente comunque si potrà ufficialmente sapere sulle armi spaziali, in quanto «le attività spaziali della difesa saranno classificate».
Per gli strateghi del Pentagono, accrescere la superiorità nello spazio significa acquisire la capacità di attaccare un avversario militarmente forte, paralizzare le sue difese, colpirlo anche con armi nucleari e, nel caso sia anch'esso dotato di tali armi, neutralizzare la sua risposta. La stretta interrelazione tra sistemi spaziali, sistemi di telecomunicazione e informazione e armamenti nucleari ha avuto aperta conferma quando, il 1° ottobre 2002, il Comando strategico (StratCom), responsabile delle forze nucleari, ha assorbito il Comando spaziale, responsabile delle operazioni militari nello spazio e nella rete computeristica, che è sparito come comando autonomo.
Il nuovo Comando strategico è divenuto «un nuovo comando globale con responsabilità globali e infinite aree di responsabilità». Esso è responsabile non più solo delle forze nucleari, ma della «intera gamma di capacità globali di attacco», delle «operazioni coordinate nello spazio e nell'informazione», della «difesa missilistica integrata», della attività di «comando, controllo, comunicazioni e intelligence su scala globale», della «assistenza specialistica alla pianificazione delle operazioni belliche congiunte». Armi nucleari, sistemi spaziali e cyber-armi vengono così integrate nella «intera gamma delle capacità globali di attacco», sia sulla terra che nello spazio, messa in mano al supercomando strategico. Quando la direttiva presidenziale afferma che gli Stati uniti negheranno l'uso dello spazio agli avversari, ciò implica che essi stiano sviluppando armi spaziali, tipo quelle laser o a energia cinetica, per distruggere i satelliti nemici. Ma non sono i soli in grado di farlo. Il 6 ottobre il Petagono ha confermato che la Cina, durante un test, ha «illuminato» un satellite Usa con un raggio laser. Armi anti-satellite sono in sviluppo probabilmente anche in Russia. Sempre più, quindi, la corsa agli armamenti investe lo spazio esterno.
Il controllo dello spazio viene ritenuto a Washington di fondamentale importanza per ragioni non solo militari, ma economiche: il numero di satelliti commerciali sta infatti aumentando fortemente, dato che la rete di telecomunicazioni satellitari svolge un ruolo di crescente importanza nel processo di globalizzazione. Per questo nella direttiva presidenziale si sottolinea che gli Usa sono impegnati a «incoraggiare e facilitare il crescente settore commerciale spaziale statunitense di tipo imprenditoriale». Uno dei modi è «accrescere la partecipazione del settore privato Usa alla progettazione e sviluppo dei sistemi spaziali del governo degli Stati uniti». Vi è quindi una inscindibile connessione tra interessi militari ed economici, nella comune visione che lo spazio esterno è proprietà privata degli Stati uniti d'America.
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