«Via le atomiche Usa da Aviano e Ghedi»
Sei bombe nucleari si sono materializzate ieri pomeriggio di fronte a Montecitorio. Gli esperti storcevano la bocca. «Non sono vere bombe, non hanno le scritte regolamentari, sono anche una spanna più corte...» Richiesto di una perizia, Pippo Onufrio, responsabile delle campagne di Greenpeace, ha ammesso che effettivamente le bombe vere sono più lunghe di venti centimetri «e poi non sono di cartone come le nostre» che effettivamente venivano spostate senza apparente fatica da due ragazze su richiesta dei fotografi. Parlando seriamente, Onufrio ha poi accennato alla stranezza del nostro comportamento in tema nucleare: mentre si dovrebbe restituire al proprietario le bombe e tenere in casa le scorie del nucleare civile, di fatto si fa l'opposto: si esportano le scorie e si tengono in casa le gli ordigni atomici militari.
In Italia le bombe nucleari sono 90: 50 ad Aviano, in provincia di Pordenone e 40 a Ghedi Torre, in provincia di Brescia. Le bombe italiane sono classificate con una sigla B61 che per gli strateghi indica una potenza di distruzione che supera di 10 volte la bomba di Hiroshima. In tutto quindi si potrebbe ridistruggere altre 900 volte la città giapponese, oppure radere al suolo 900 città di analoga grandezza. In Italia le bombe sono presenti in virtù del trattato segreto Stone Ax che non è passato per il Parlamento.
In Europa, contando i 20 del Belgio, i 150 della Germania, i 20 dei Paesi Bassi, i 90 della Turchia e i 110 del Regno unito, vi sono altri 390 ordigni nucleari. Complessivamente sono pertanto 480 le bombe che il presidente degli Stati uniti può decidere di caricare sugli aerei Usa-Nato per buttarli sulla testa di qualcuno. La difficoltà sta appunto nell'individuare chi sia questo qualcuno. Greenpeace chiede il loro smantellamento. «Sono obsoleti, pericolosi e di ostacolo al disarmo internazionale». Vladimir Putin ha una buona scusa per non cancellare le sue testate nucleari, se anche l'Europa non fa una mossa.
Da Aviano, per fare un caso ben noto, i piloti americani possono decollare senza avere bisogno di autorizzazioni da parte delle autorità italiane. E' quello che i pacifisti di Greenpeace descrivono come «un deficit di sovranità inaccettabile e su un tema di enorme rilievo». Oltre tutto, è una flagrante violazione del trattato contro la proliferazione che noi abbiamo firmato e che proibisce di accettare sul proprio territorio armamenti nucleari altrui.
La Nato può sopravvivere anche nel caso i paesi sopra indicati rifiutino di detenere sul proprio territorio le bombe atomiche. in passato hanno compiuto questo passo Canada Grecia, Danimarca-Groenlandia e Islanda, senza per questo uscire dall'alleanza. Sarebbe invece un passo significativo in direzione del disarmo nucleare che a parole tutti i paesi dicono di voler conseguire e vogliono inoltre imporre ai nuovi membri del club, tanto quelli ormai «titolati» come la Corea del Nord, quanto quelli soltanto candidati, come l'Iran.
In effetti è proprio l'Iran, cui si chiede ad alta voce di rinunciare alla bomba, ad essere il più esposto tra gli obiettivi possibili, se dovesse prevalere la ventata di follia al Pentagono, quella ben descritta da Seymour Hersh. Naturalmente occorre una bella faccia tosta per chiedere a Tehran di stare ferma, e intanto tenere le armi pronte ad Aviano e a Ghedi Torre.
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