Armi solidali
La “solidarietà” è il solito alieno che ciascuno può colorare come vuole. Ad esempio, che c’entra Finmeccanica, holding che alimenta il mercato delle armi, con la Comunità di sant’Egidio che, al contrario, si occupa di cucire le ferite della guerra e di sanare i conflitti?
Niente. Se non quel legame spesso invisibile che si chiama “solidarietà” o “campagne a sostegno”. Perché per il colosso armiero italiano (quasi 13 miliardi di euro di fatturato nel 2006, circa 20 mila dipendenti, tra i leader mondiali nella fabbricazione di elicotteri militari e di missili) «la solidarietà non ha confini. Non geografici, né politici, né religiosi. Non può permettersi approcci settoriali o limitazioni di campo». Appunto. Figuriamoci, quindi, se ci può essere un muro che lo separa da una realtà che ha nel suo dna, invece, il virus della pace. Nessuna contraddizione. Anzi, il sito di Finmeccanica sventola, come una bandiera orgogliosa, il fatto che le sue «azioni, tenendo fede a un ruolo di partecipazione attiva e sensibile al sociale dell’azienda, poggiano spesso su un rapporto di collaborazione e reciproca fiducia con soggetti attivi nel campo della solidarietà, come la Comunità di Sant’Egidio e l’International Childcare Trust, la cui storia parla chiaro in termini di passione e affidabilità». Perché l’azione di Finmeccanica «è certamente orientata al business, ma al tempo stesso considera importante stare tra le cose del mondo con partecipazione e responsabilità».
E in cosa consiste questo aiuto a sant’Egidio? In un sostegno al progetto “Dream” (Drug resource enhancement against aids and malnutrition), avviato dalla comunità nel 2000. Così, almeno, dicono quelli di Finmeccanica. Si tratta del primo programma gratuito ad affrontare in termini globali di prevenzione e di terapia dell’aids in Africa. Progetto partito in Mozambico, che poi si è esteso ad altri paesi africani.
Il colosso armiero, guidato da Pierfrancesco Guarguaglini, ha finanziato l’acquisto di un immobile per la realizzazione di un centro Dream a Conakry, in Guinea, «nonché l’inizio dei lavori di ristrutturazione e dei corsi di formazione per gli operatori coinvolti nel progetto».
Se per Finmeccanica sponsorizzare sant’Egidio è una buona stelletta da appuntare al petto dell’immagine e del marketing, per l’associazione romana si pone o no un problema di “conflitto di azioni”? Un problema di coerenza tra il dire e il fare (o il ricevere)?
Già nel 2002 la Comunità era stata sfiorata da venti polemici. Colpa di un articolo, pubblicata dal Corriere, nel quale si citava la Finmeccanica tra gli sponsor della “Fondazione per la pace”, struttura voluta dagli uomini di sant’Egidio. Fioccarono le smentite. Semplicemente, dissero dall’associazione, l’Ansaldo, non ancora Finmeccanica, aveva aiutato la Comunità ad aprire due ospedali in Kosovo e in Guinea.
Ma nel 2005 l’holding, si legge sempre nel sito Finmeccanica, si è data da fare per realizzare la mostra di pittura “Abbasso il grigio” – che si è svolta dal 29 settembre al 2 ottobre a piazza del Popolo, a Roma – il cui ricavato è confluito sempre nella casse di Sant’Egidio. Un errore anche quello?
Mario Marazziti è il portavoce dell’associazione romana. E spiega: «Con Finmeccanica abbiamo scelto un bassissimo profilo. Cioè, non abbiamo accettato fondi consistenti anche se da parte loro c’era la disponibilità. Certo, in questi casi ci si scontra con due bisogni: quello delle immense risorse finanziarie, necessarie per i progetti; e quello di non avere finanziamenti che entrino in collisione con le nostre finalità». Detto questo, il portavoce precisa ancora: «Ci riserviamo, comunque, di decidere se rinnovare o meno questo tipo di collaborazione con Finmeccanica, pur salvando chi, in buona fede, ha lavorato per questi progetti di solidarietà. Ma il nome di sant’Egidio non può essere utilizzato o strumentalizzato per altri fini».
Sant’Egidio, tuttavia, non è la sola associazione sponsorizzata dall’holding di Guarguaglini. Ad esempio, i ricavati del concerto di Natale 2006, e quello dell’asta di beneficenza per la vendita di 13 presepi d’arte di alcuni maestri napoletani, sono finiti all’associazione Watoto Kenya, fondata a Roma e che si occupa dei bimbi keniani.
Perché la solidarietà, per Finmeccanica, è un «principio saldamente collocato tra i propri valori essenziali».
Ma per chi si spende per un mondo diverso è un valore o un problema incassare soldi da chi ogni giorno costruisce armi?
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