Sardegna, via anche la Marina italiana
Dopo la Us Navy leva le ancore dalla Maddalena anche la Marina italiana. E Renato Soru, che alla fine l'ha spuntata sugli ammiragli, non esita a parlare di svolta storica: «La dismissione dei beni militari a La Maddalena da parte del ministero della Difesa è un cambiamento epocale per una comunità che, da oltre un secolo, vincola il proprio sviluppo a una economia strettamente legata all'attività militare». Il presidente della Regione Sardegna ha commentato così l'intesa raggiunta l'altro ieri a Roma con il sottosegretario alla Difesa, Emidio Casula, sulla dismissione di oltre quaranta siti che la Marina occupa a La Maddalena. E' un altro passo, il terzo in un anno, verso la smilitarizzazione della Sardegna. L'isola ospita, da sola, servitù militari per un'estensione superiore a quella di tutte le altre regioni italiane messe insieme. Il primo passo è stato compiuto lo scorso agosto, quando il Pentagono ha annunciato lo smantellamento, entro i primi mesi del 2008, della base di Santo Stefano. Il secondo passo è stato il ritiro della Marina da un numero considerevole di siti sul litorale di Cagliari.
Tra le aree dismesse a La Maddalena, la più importante è il vecchio arsenale della Marina, su cui sono puntate le attenzioni di diversi gruppi imprenditoriali internazionali (uno dei nomi che continuano a circolare è quello di Karim Aga Khan) interessati alla riconversione, che dovrebbe diventare, nelle intenzioni di Soru e del sindaco della Maddalena Angelo Comiti, un punto d'attracco e di rimessaggio di mega yacht, cioè una zona di servizi di qualità per un turismo da super ricchi.
Annunciando in conferenza stampa la firma dell'accordo, Soru ha spiegato che la riconversione delle strutture militari a La Maddalena e la riqualificazione delle attività inizierà entro la fine del 2007 con i primi bandi, come appunto quello sull'arsenale. «Potremo così recuperare - ha detto Soru - i posti di lavoro che si perderanno per la chiusura della base Usa a Santo Stefano e delle attività della Marina nell'arcipelago».
Ora il passo successivo riguarderà i poligoni. Parlando a nome di Arturo Parisi, Casula ha riconosciuto che sulla Sardegna gravano servitù militari pesantissime. «Siamo pronti - ha detto il sottosegretario - a procedere, in un regime di reciproca comprensione, alla soluzione dei problemi legati alla riorganizzazione della presenza militare nell'isola». Il presidente della Regione Sardegna chiede da tempo che i poligoni di Capo Teulada e di Capo Frasca siano chiusi. Suona però inquietante una frase pronunciata da Soru in conferenza stampa: «E' arrivato il momento che l'intera comunità nazionale sia chiamata a sopportare il costo delle attività di addestramento militare, che non possono più gravare solamente sulla Sardegna, frenandone lo sviluppo». I giochi di guerra si spostano quindi dalla Sardegna in altre regioni italiane? Non proprio, stando a sentire l'ex presidente di Tiscali. Sul tema, ha detto Soru, sarebbe sul tavolo del ministero uno studio (secretato) sulla possibilità di trasferire le attività di addestramento che si svolgono in Sardegna in altre zone del Mediterraneo oppure nell'est europeo. Le altre zone del Mediterraneo quali sono? E all'est, oltre le fabbriche, si delocalizzano ora anche le bombe?
Ma c'è un altro problema. Dalla trattativa tra la Regione Sardegna e Parisi è sparito il maggiore dei poligoni sardi, quello del Salto di Quirra, che è anche la base militare più grande d'Europa. Tra Soru e la Difesa c'è un tacito accordo: in cambio di ciò che è già stato concesso su Cagliari e sulla Maddalena (e che forse sarà concesso su Capo Teulada e su Capo Frasca), a Quirra resterà tutto com'è. Anzi, sono in cantiere progetti di potenziamento non soltanto delle attività di addestramento, ma anche di quelle di sperimentazione di nuove armi. Sperimentazione su cui non si sa nulla.
Si sa, in compenso, da indagini mediche commissionate dalla stessa Regione Sardegna, che nell'area di Quirra i tassi di tumori al sistema emolinfatico (quelli provocati dall'uranio impoverito) hanno valori doppi rispetto alla media nazionale.
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