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PeaceLink ha contato ventisette sottomarini già transitati nel Golfo tra il 1961 e il 2000

Porto nucleare, i pacifisti dalla sindaca

Chiesta la pubblicazione del piano di emergenza per Napoli
4 aprile 2007
Luca Marconi
Fonte: Corriere del Mezzogiorno, Mercoledì 4 Aprile 2007

Napoli- Secondo PeaceLink, che ha spulciato i siti web (accessibili) delle Marine Militari, dal 1961 al 2000, nel porto di Napoli sono transitati almeno 27 sottomarini a propulsione nucleare e 3 nel Tirreno, dei quali 10 dopo la caduta del muro di Berlino (1989).
Ma si tratta di "un elenco incompleto e fermo al 2000 e la ragionevolezza, supportata da notizie raccolte da fonti di fario tipo (sub ai quali è stato bloccato l'accesso a zone a largo del Golfo, portuali, militari anonimi) lascia intendere che il traffico di sottomarini in transito continui con la regolarità richiesta dai noti eventi bellici di questi anni", dice Vittorio Moccia, autore per PeaceLink con Alex Zanitelli, Mani Tese e Rete Lilliput (raccolte nel Comitato per la Pace e la Smilitarizzazione della Campania) del dossier "Allarme Napoli" sui porti nulceari e rischi connessi all'ospitalità dei sottomarini a propulsione atomica. Non si tratta di antiamericanismo, precisa Moccia, ma di salute.
Prima il Comitato per la Pace al prefetto Profili, poi il parlamentare comunista Peppe De Cristofaro con una interpellanza al ministro della Difesa hanno chiesto la pubblicazione dei piani di prevenzione dei rischi e d'azione nel caso di emergenza radiologica, la cui diffusione è garantita da disposizioni comunitarie.
Il 20 marzo scorso il sottosegretario alla Difesa Forcieri ha risposto in parlamento confermando il transito di navi e sottomarini nucleari nel porto di Napoli e aggiungendo, anzi, che in caso di avaria di un sottomarino nucleare il soccorso, previa autorizzazione della prefettura, si appoggia al molo San Vincenzo, al Beverello. Concludendo poi che dei piani di emergenza e di informazione della popolazione sono pronti e a disposizione del prefetto e del sindaco, al quale è demandato il compito di divulgare le notizie utili alla cittadinanza.
Quindi ieri mattina il Comitato per la Pace non è tornato in prefettura, ma ha consegnato una lettera alla segretaria del sindaco, a Palazzo San Giacomo, con la quale si chiede al primo cittadino di informare la città ai sensi del Dl 230 del 17/3/95 sull'attuazione delle direttive Euratom per l'informazione della popolazione sui provvedimenti di protezione sanitaria applicabili e sul comportamento da adottare i caso di emergenze da radiazioni ionizzanti. Direttive che prevedono, da parte delle preefetture, l'obbligo di informare le popolazioni interessate, senza che le stesse ne debbano fare richiesta, sulle misure di prevenzione e di emergenza contro il rischio nucleare. Nessun alibi, insomma, dopo che il sottosegretario Forcieri nel rispondere all'interpellanza ha fatto riferimento al piano "approvato dalla prefettura il 14 luglio 2006" e "trasmesso il 22 agosto al Comune". I "cittadini interessati" sono napoletani e stabiesi. La stessa richiesta al sindaco è stata formulata qualche giorno fa in consiglio comunale dal presidente della Commissione Legalità, Sandro Fucito (Prc). D'alro canto in America nei porti civili queste navi non possono entare. E contro l'Italia la comunità europea ha già avviato una procedura di infrazione per la mancata pubblicazione dei piani di emergenza degli 11 porti atomici elencati in una "black list" della Nato.

Note: http://italy.peacelink.org/disarmo/articles/box_142.html

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