Ma quali «incomprensioni», l'Italia è già sotto lo scudo
La Russia ha annunciato la sospensione del trattato sulla riduzione degli armamenti convenzionali in Europa. Non è un gesto unilaterale, spiega Vladimir Putin. E' in effetti la risposta a troppe iniziative dell'Occidente giudicate come aggressive. Una non la dice esplicitamente, ma è il nefasto allargamento della Nato a est. L'altra invece la cita per nome: è il sistema di «scudo» antimissile che l'amministrazione statunitense sta unilateralmente avviando in Europa, a partire dalla Repubblica Ceca e dalla Polonia, dove intende installare rispettivamente un radar e diverse rampe di missili.
La motivazione addotta per installare in Europa il sistema antimissili è quella che dovrebbe servire contro gli «stati canaglia». Ma basta guardare i nuovi confini del dopo-'91 per capire che siamo alla frontiera della Russia. E' dunque un inedito quanto pericoloso rilancio della guerra fredda, che ricicla nel sistema militare statunitense alcuni paesi dell'est (come già accaduto con la guerra in Iraq) e prende di contropiede molti paesi occidentali della Nato. Non è un «Amarcord»", come scriveva ieri Franco Venturini sul Corriere della Sera, magari da prendere sottogamba. Soprattutto perché l'Italia è coinvolta in prima persona nel sistema antimissile che l'amministrazione Bush vuole a tutti i costi imporre all'Europa. Altro che «rimuovere le incomprensioni», come chiede il ministro degli esteri Massimo D'Alema quasi fosse un evento che riguarda gli altri. E' invece l'Italia, ripetiamo, a essere coinvolta in prima persona, anche se non lo scrive nessuno. Come ha documentato il manifesto - pubblicando la dichiarazione ufficiale del generale Henry Obering III, direttore dell'Agenzia Usa di difesa missilistica, di fronte alla Camera dei rappresentanti - il governo di centro-sinistra italiano ha sottoscritto lo scorso febbraio al Pentagono un accordo quadro attraverso cui l'Italia aderisce allo «scudo» antimissile.
Non si sa quale importante personaggio governativo lo abbia firmato (magari lo stesso ministro della difesa Parisi?). Si sa invece per certo che la conclusione dell'accordo quadro è stata tenuta segreta al parlamento italiano e a parte della stessa coalizione di governo, tanto che i gruppi del Senato e della Camera di Rifondazione comunista, con in prima fila i rispettivi responsabili, hanno sottoscritto una interrogazione urgente alla quale il governo ha con difficoltà risposto attraverso il sottosegretario Verzaschi: questi, il 12 aprile, ha ammesso che il governo italiano ha firmato l'accordo quadro. Poi però sono circolate voci che minimizzano il significato dell'accordo, col tono di «ma che vuoi che sia?». Che cosa vuoi che sia se l'Italia si imbarca con questo accordo in un sistema che in realtà non è difensivo ma offensivo e rischia quindi di riportare l'Europa a una situazione da guerra fredda? Se in tal modo sarà ulteriomente militarizzata la ricerca a scapito di quella civile? Se aumenterà così ulteriomente la spesa militare italiana, già al settimo posto mondiale? Se si rafforzeranno così i comandi e le basi statunitensi (comprese quelle nucleari) sul nostro territorio, che diverrà ancor più trampolino di lancio delle operazioni militari statunitensi e, quindi, ancor più bersaglio militare?
Siamo di fronte a una non nuova, ma vergognosa adesione ai sempre più pericolosi piani di guerra statunitensi, e alla conferma che il nascente Partito democratico già corre per rafforzare i legami con gli Stati uniti piuttosto che la sicurezza del nostro paese. Con quale risultato, lo dimostra la reazione di Mosca che preannuncia contromisure militari, alle quali l'Italia, in prima fila nello «scudo», sarà esposta.
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