Scudo americano, a Praga una piccola primavera
È partito ieri a Praga il negoziato ufficiale tra la Repubblica ceca e gli Stati uniti per l'installazione della base radar antimissile sul territorio ceco. I colloqui continuano oggi e riguardano gli aspetti legali della stazione e del personale americano nella Repubblica ceca, nonchè i relativi finanziamenti. Le trattative dovrebbero durare alcuni mesi. Intanto il cinque giugno passerà all'incasso a Praga il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush. Nonostante che il Congresso Usa, già sollecitato da una lettera di cinque socialdemocratici cechi alla presidente Nancy Pelosi, abbia deciso di contrastarlo tagliando i fondi - ben 160 milioni di dollari per il 2008 alla Missile Defense Agency, l'agenzia missilistica del Pentagono - per le installazioni dei silos dello Scudo in Polonia. I tagli ora devono andare all'esame del Senato. Il Congresso ha lasciato in piedi solo le parti del bilancio che servono a coprire «studi tecnici e di fattibilità». Ma i fondi previsti coprono l'installazione del radar nella Repubblica ceca, e resta aperta la porta all'intero progetto di Bush se alla fine la Polonia lo approverà.
Il segretario di stato Condoleezza Rice sarà a Mosca martedì prossimo per discutere dello scudo spaziale con il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov, per tentare di convincere la Russia che il sistema antimissile, piazzato a ridosso della frontiera, non è contro di loro. Come si ricorderà, per protesta contro la volontà d'installare lo Scudo nella Repubblica ceca e in Polonia, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato la moratoria sul decisivo Trattato europeo per la riduzione della armi convenzionali (Cfe). Anche ieri lo stato maggiore russo, ricordando che nemmeno tra 20 anni l'Iran sarà in grado di rappresentare una minaccia missilistica, non ha risparmiato critiche al ministro degli esteri ceco Karl Schwarzenberg che aveva difeso la partecipazione di Praga al progetto Usa.
Così è avviata la trattativa per la costruzione di una base radar nell'area militare di Brdy, a 60 km da Praga, che sarà operativa nel 2011. E già suscita il forte malcontento della repubblica «sorella», la Slovacchia. Il premier slovacco Robert Fico, in un'intervista all'austriaco Die Presse, ha definito un «grave errore» lo scudo Usa, ricordando non a torto che la decisione non è stata discussa né con l'Ue, né con la Nato - che però si avvia ad adeguarsi ndr - né con la Russia.
Ma non è il solo versante internazionale ad essere importante. E' quel che sta accadendo nella Repubblica ceca ad essere davvero una novità, dal punto di vista politico e del movimento pacifista. In questi giorni infatti l'opposizione socialdemocratica (Cssd)e comunista (Kscm) è riuscita a far passare in parlamento la proposta di indire un referendum sull'istallazione della una stazione radar nell'ambito del progetto di scudo spaziale americano. Anche se la proposta ora passa in seconda lettura, ed è molto improbabile che sarà fine approvata. Per tenere il referendum bisognerebbe infatti procedere a una modifica costituzionale, per la quale sarebbe necessaria una maggioranza dei 3/5 dei deputati e del Senato, dove il governo ha invece la maggioranza. E ancora una volta nei giorni scorsi - domani sarà lo stesso - gli avversari del radar sono scesi in piazza a Praga con una manifestazione durante la quale una delegazione ha visitato ambasciate occidentali per parlare dello scudo.
Il fatto più rilevante, «dal basso», è che contro il radar è scesa la la maggior parte dei Comuni dell'area militare di Brdy. A marzo c'è stato il pronunciamento degli abitanti della piccola località di Trokavec dove dovrebbe essere installato il radar e dove il sindaco Jan Neoral, ex radarista, guida la protesta denunciando pubblicamente e sulla stampa nazionale la pericolosità del sistema per la popoolazione civile. In questa settimana altri due comuni hanno preso la parola «locale». Trenta dei 31 elettori di Visky, che sorge a tre chilometri da uno dei radar che farà parte del sistema di difesa missilistico che gli Stati Uniti intendono realizzare nella repubblica Ceca ed in Polonia, si sono infatti espressi contro la realizzazione dello scudo in un referendum indetto dal sindaco Lubomir Fiala. «Sono soddisfatto - ha detto il primo cittadino del paesino - è stato provato che la gente veramente non lo vuole». Il voto non è vincolante, ma il consiglio municipale si è impegnato a fare tutto il possibile per impedire che il radar sia costruito nel suo territorio. Poi è stata la volta di Prikosice, dove il 78% dei 300 elettori ha detto no al radar.
Ora altri paesi della regione di Pribram, limitrofi alla zona militare di Brdy hanno intenzione di chiamare i cittadini ad esprimere in un referendum la loro opposizione allo scudo, dovuta principalmente al timore per la salute dei residenti. «Sicuramente non sarà una cosa buona per la nostra salute, ci vogliono usare come cavie, stanno coprendo la verità» ha detto il sindaco Fiala, contestando le affermazioni che arrivano sia dal governo ceco che dai comandi militari americani sulla mancanza di rischi per la popolazione residente nei dintorni delle nuove installazioni militari. In sette degli 11 paesi a sud di Brdy si voterà il prossimo 9 giugno, mentre altre consultazioni si terranno il 2 giugno, due giorni prima delle visita a Praga di George Bush per perorare la causa dello scudo.
Il fatto è che la maggioranza della popolazione ceca, come quella polacca, si oppone alla richiesta americana, il 68% secondo un recente sondaggio. Mentre il 77% chiede che il governo convochi comunque un referendum. Niente a che vedere con il '68, ma nel deserto dell'Est europeo forse è una piccola primavera.
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