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Appello al Governo italiano: "Al bando le armi all'uranio"

Comunicato stampa di Luisa Morgantini, vicepresidente del Parlamento Europeo
16 maggio 2007
Luisa Morgantini

"Il Governo italiano dovrebbe seguire l'esempio del Belgio e bandire munizioni e blindati che contengono uranio impoverito, o qualsiasi tipo di uranio elaborato a livello industriale", ha sostenuto Luisa Morgantini, Vice Presidente del Parlamento Europeo, in occasione della Mostra "I costi umani dell'Uranio", un evento organizzato dalla Coalizione Internazionale per la messa al bando delle Armi all'Uranio (International Coalition to Ban Uranium Weapons - ICBUW) e il Gruppo Verdi Europei/EFA il 14, 15 e 16 maggio al Parlamento Europeo di Bruxelles.

Sin dal 2001, il Parlamento Europeo ha reiterato vari appelli affinché una moratoria sia introdotta sull'uso delle armi all'uranio. Recentemente questi appelli sono stati consolidati in richieste per la messa al bando totale e immediata. Lo scorso Marzo, il Belgio, primo paese a bandire le mine antiuomo e in seguito le cluster bomb, è diventato anche il primo paese al mondo a mettere al bando le armi e i blindati all'uranio. Questa sentenza si è basata sul Principio Preventivo, invocato in seguito alla prova schiacciante di tossicità chimica dell'uranio.

In questo contesto, l' ICBUW ha presentato al Parlamento Europeo recenti ulteriori prove del legame tra l'utilizzo di munizioni all'uranio impoverito e le malattie per la salute.

Le armi all'uranio sono composte da uranio impoverito e contengono plutonio e altri prodotti derivati dalla fissione, che causano contaminazioni radioattive, estremamente pericolose per gli esseri umani e l'ambiente. Inoltre, sebbene nessun trattato per la messa al bando dell'uso di uranio impoverito sia al momento in vigore, si tratta di armi di natura indiscriminata, perciò già illegali rispetto al diritto internazionale, umanitario, ambientale e di rispetto dei diritti umani.

Mentre si può avere una misura certa dell'ammontare dell'uranio impoverito usato nei Balcani (14 tonnellate) e nella Guerra del Golfo del 1991 (circa 280 tonnellate), c'è al contrario poca informazione sul suo utilizzo in seguito all'invasione dell'Iraq del 2003.

Secondo un rapporto del Ministro dell'Ambiente Iracheno, durante la guerra del 2003, trecento aree sono state contaminate dalla radioattività dell'uranio impoverito.

Con oltre 80 organizzazioni aderenti, la Coalizione Internazionale per la messa al bando delle Armi all'Uranio (ICBUW) cerca di focalizzare l'attenzione dei gruppi della società civile nel mondo, attraverso continui rapporti sulle morti per cancro e le malformazioni alla nascita nelle aree dove sono state impiegate le armi all'uranio.

"Troppe persone sono state già uccise e troppe morti misteriose e malattie si sono riscontrate, anche tra i soldati italiani che hanno partecipato a diverse missioni militari. E' arrivato il momento della verità e dell'impegno. L'ICBUW rappresenta una grande opportunità per realizzare la messa al bando globale nell'uso di ogni tipo di armi all'uranio e spero che questa coalizione possa ottenere lo stesso successo della Campagna Internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo" ha dichiarato ancora Luisa Morgantini.

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