«La maxi-commessa è solo l’inizio. Pronti ad un’acquisizione in Usa»
ROMA - Lo champagne è di mercoledì notte. Ma ieri era il giorno degli onori per il capo azienda di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini e per la sua squadra. Dietro un sorriso composto c’è il sapore di una vittoria, la scelta del Pentagono sul C-27J Spartan di Alenia Aeronautica. Ma anche molto di più. Uno scenario tutto nuovo per le strategie e lo sviluppo del gruppo Finmeccanica, sia negli Usa che in Europa. Per le potenzialità di prodotti come il C27J. Ma anche per le ambizioni di espansione negli altri campi del gruppo. «La priorità è l’elettronica della difesa» - dice Guarguaglini in questa intervista al Messaggero - ma con le munizioni a disposizione possiamo puntare anche a più di un’acquisizione». Ora che abbiamo messo in cantiere anche un corposo aumento di capitale si tratta solo di puntare la preda. In Usa? «Per noi è un mercato importante. Ma io sono un’esaminatore severo delle opportunità che arrivano sul tavolo». In Europa, l’obiettivo è sempre quello di «stringere delle alleanze strategiche strutturali». E su questo fronte, in Francia c’è più di un dossier aperto. «L’appuntamento della prossima settimana al salone di Parigi-Le Bourget può essere un’occasione per tastare il terreno su Thales e su Eads, visto che finora non ci sono ancora stati contatti con il governo dopo l’arrivo di Sarkozy».
«Nessuna fretta», però, puntualizza Guarguaglini. Purché i patti siano chiari. Chi lavora con il presidente lo sa bene. E si racconta che sono bastati tre giorni per decidere il divorzio con un colosso come Lockheed Martin nella gara Usa. Gli americani che fino a poco più di un anno fa affiancavano Finmeccanica nella corsa per l’aereo da trasporto militare, hanno scelto prendere una strada diversa pur di sponsorizzare per la stessa gara il loro C130J, in versione accorciata per l’occasione. Una scelta che gli è costata l’esclusione al primo giro.
Presidente, quali sono stati i tre elementi determinanti per aggiudicarvi la gara?
«Le prestazioni dell’aereo sono state il requisito fondamentale. Ma ha giocato a nostro favore la scelta del Pentagono di fare un unico programma per l’esercito e per l’aeronautica. Se non fosse stato così il primo avrebbe potuto optare per un velivolo con minori prestazioni come quello spagnolo, mentre al contrario l’aeronautica poteva puntare su un aereo ancora più avanzato, come quello di Lockheed Martin. La terza componente è stata la scelta dei partners (L-3 e Boeing), entrambi davvero interessati al successo del prodotto».
E’ il secondo colpo grosso in Usa, dopo quello dell’elicottero presidenziale. Il prossimo?
«Uno ogni due anni. E penso che non sia finita qui».
Cosa intende?
«Che ormai le nostre possibilità di crescita in Usa si sono allargate».
Nel frattempo questo accordo apre delle prospettive nuove anche nel breve periodo?
«Con il C27j abbiamo delle gare in Canada, Australia, Est Europa e Medioriente, solo per parlare delle trattative in corso. Ma pensiamo che ce ne saranno anche altre. Anche perché gli americani possono vendere gli aerei come regalo alle nazioni amiche. E questo può aprirci anche altri mercati tramite gli stessi Stati Uniti».
Tra le azioni di Stm da vendere, la capacità di indebitamento e l’aumento di capitale in cantiere per poco meno di un miliardo avete munizioni per acquizioni per circa 4 miliardi. Puntate agli Stati Uniti?
«Dipende da quante acquisizioni faremo».
Ma la mossa dell’aumento di capitale lascerebbe pensare a un’operazione imminente...
«Lo abbiamo fatto per metterci allo stesso passo dei nostri concorrenti, anche americani, sul piano decisionale. In questo modo, di fronte a un’occasione valida basta portare il dossier in consiglio senza passare dall’assemblea».
Su che cosa vi state orientando?
«La priorità è rafforzare l’elettronica per la difesa. Ma abbiamo molte proposte da valutare».
A che punto sono i contatti con i francesi di Thales per l’elettronica per la difesa e di Eads per collaborazioni su più campi?
«Aspettiamo di avere dei contatti con il governo. E’ un’occasione potrebbe essere proprio in salone di Le Bourget».
E la chiusura dell’accordo con la russa Sukhoi?
«Anche per questo potrebbe essere questione di ore. Si tratta di superare gli ultimi ostacoli tecnici».
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