Al presidio si decide la resistenza
Vicenza si appresta a vivere un'estate più calda del solito. Dopo il media day organizzato dagli statunitensi in cui è stato confermato che il premier Romano Prodi aveva firmato già a maggio la lettera che di fatto chiudeva (a favore degli Usa, naturalmente) la partita Dal Molin, i cittadini vicentini si sono ritrovati a dover affrontare una nuova fase. Quella della resistenza alle ruspe, come viene definita. E cioè per la prima volta concretamente ci si è dovuti confrontare con il fatto che il governo Prodi non avrebbe cambiato idea sul Dal Molin. Nonostante l'opposizione popolare, nonostante le manifestazioni, nonostante la dimostrazione, dati alla mano, che per Vicenza questa nuova base sarà un colpo al cuore, il governo di centro sinistra ha chinato il capo di fronte ai potenti alleati, che evidentemente hanno ancora sull'Italia un potere molto forte. «La conferma della firma di Prodi - dice Marco Palma del presidio permanente - è stata la chiusura di una fase. A questo punto non c'è più nemmeno l'esile speranza di un ripensamento da parte del governo». E quindi la parola sul da farsi torna nuovamente ai cittadini. Non solo vicentini, visto che da tempo ormai la vicenda Dal Molin ha travalicato i confini della città del Palladio. La lotta contro la nuova base Usa è diventata infatti un po' il simbolo del nuovo dibattito in atto all'interno del movimento contro la guerra. Su come opporsi a questa nuova base di guerra il movimento ha interrogato e continua ad interrogare se stesso. I vicentini hanno saputo uscire dal localismo, aggirando il pericolo della sindrome nimby e rilanciando sul piano nazionale la questione della guerra e di come i territori si pongono di fronte a scelte che un governo (amico o nemico, vicino o meno vicino) intende imporre sulla testa dei propri cittadini, ignorando le loro opinioni. Vicenza ha rimesso in moto quello che già il movimento no Tav in val Susa aveva avviato, e cioè il tentativo da parte dei cittadini di rivendicare potere decisionale sul futuro dei territori in cui vivono e operano.
Oggi a Vicenza di questo si discuterà in una assemblea variegata e alla quale hanno aderito movimenti e territori in lotta da tutta Italia. Il presidio permanente, nonostante le intimidazioni pesanti degli ultimi giorni (con il proiettile inviato a Cinzia Bottene), rimane il punto di riferimento per i molti cittadini che continuano ad affollare il tendone bianco nei pressi del Dal Molin. Anche all'ultima assemblea hanno partecipato in duecento. Alla festa dell'indipendenza dalla guerra, il 4 luglio, hanno partecipato oltre mille persone. I cittadini oggi porteranno proposte concrete per organizzare la resistenza quando le ruspe accenderanno i motori. Perchè ormai è solo questione di tempo. Gli americani del resto l'hanno detto esplicitamente: una volta completati i carotaggi e gli sminamenti si apriranno i cantieri. Ma i vicentini sanno che da soli questa battaglia non potranno vincerla. Per questo hanno chiamato a raccolta tutti quelli che già stanno lottando in giro per l'Italia e quelli che leggono la vicenda Dal Molin inquadrandola in un contesto più ampio, quello di opposizione alla guerra. Di difesa di un bene comune, di democrazia. Saranno in molti, dai no Tav ai no Mose, dai no Ponte al presidio di Rosà, ai cento comitati sparsi per l'Italia. Ma non solo. Da Pordenone arriverà la proposta di realizzare un ponte di mutuo soccorso con la città di Vicenza. Lo chiedono alcuni consiglieri comunali, che vedono nell'esperienza del mutuo soccorso già sperimentata in val Susa una delle forme possibili e più efficaci di resistenza. Naturalmente la fase tre è anche quella più complessa perchè si tratta di resistere alle ruspe. «Sappiamo che sarà una battaglia difficile - dice Francesco Pavin del presidio - ma sappiamo anche che è una battaglia che possiamo vincere. In questa fase non c'è più evidentemente possibilità di contrattazione. Il governo cercherà di attuare una strategia di riduzione del danno». Quello che invece faranno i cittadini oggi è «proporre altri percorsi. La Tav ce l'ha insegnato - dice Pavin - quando si riesce ad attivare il patto di mutuo soccorso le possibilità di incidere in maniera determinante su decisioni prese e calate sulla testa dei cittadini aumentano». Cinzia Bottene, ancora scossa dopo la pesante intimidazione, non rinuncia a sottolineare che «i cittadini sono determinati come prima e forse anche più di prima. Questa è la fase operativa, di costruzione di un percorso di resistenza che dia via libera alla creatività». Sulle idee e la creatività insiste anche Marco Palma. «I sit in - dice - non bastano più. Vogliamo bloccare le ruspe. Dobbiamo inventarci iniziative e modalità radicali ma in grado di attrarre una partecipazione che sia la più ampia possibile». Si comincia oggi.
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