Vicenza, la resistenza dei no-base: campeggio e blocchi contro i cantieri
Un migliaio di persone si sono messe in moto da tutta Italia per raggiungere ieri pomeriggio Vicenza.
Il presidio permanente no Dal Molin aveva rivolto un appello a tutte le realtà in lotta per cominciare a discutere delle forme di resistenza da adottare nel momento in cui apriranno i cantieri per la costruzione della nuova base militare americana.
La risposta a quell'appello è stata incredibile. E le proposte nell'incontro di ieri sono state tante e tutte molto interessanti. La solidarietà e la disponibilità a mobilitarsi non appena si accenderanno i motori delle ruspe è stata totale. Tutti, dai no Tav ai no Mose, dai no Ponte al Cuca 2000 di Aviano, dai comitati contro le basi, alle decine di realtà organizzate, hanno dichiarato che lo stato d'allerta è massimo.
Le ruspe potrebbero accendersi in agosto: gli americani potrebbero giocare sul periodo estivo e di ferie per tentare di limitare i danni. Dalla val Susa è arrivato il racconto della lotta dei no Tav, la messa in comune di esperienze e disponibilità a lavorare, anche in agosto, se davvero i cantieri partiranno così a breve.
L'idea è quella di organizzare iniziative di contrasto in tutta Italia. Naturalmente chi potrà andrà a Vicenza, ma i singoli territori poi daranno spazio alla fantasia: bloccare si può. Che cosa? C'è solo l'imbarazzo della scelta, hanno detto gli intervenuti.
Dopo i contributi degli aderenti al patto di mutuo soccorso sono intervenute le donne in nero. Giannina dice che «l'incontro con le donne del no Dal Molin è stato molto interessante. Abbiamo tanto in comune - aggiunge - e ne discuteremo ancora anche al nostro convegno internazionale a Valencia, in agosto». La parola è passata ai comitati di Vicenza Est e Cuca 2000 di Aviano, rappresentati da Andrea Licata e quindi a due reduci della guerra in Vietnam che in questi giorni stanno volantinando davanti alle basi Usa in Veneto per chiedere ai soldati di disertare.
La proposta del presidio permanente di un campeggio da svolgere a Vicenza dall'8 al 15 settembre è stata accolta con entusiasmo (sul sito www.nodalmolin.it tutti i dettagli). Una settimana per discutere, approfondire, conoscere, creare reti e dare una forma più concreta alla resistenza che sarà.
Nella seconda parte dell'incontro è intervenuta la consigliera comunale di Pordenone Monia Giacomini (indipendente candidata sindaco da rifondazione, verdi e comunisti italiani, ora all'opposizione). La consigliera si è impegnata a raccogliere adesioni tra figure istituzionali e consiglieri ad un appello di solidarietà e partecipazione al blocco delle ruspe. L'appello è già stato sottoscritto da due altri consiglieri di Pordenone, uno d'opposizione e uno di maggioranza. «Il nostro impegno - dice Giacomini - è quello di offrire sì la massima solidarietà a Vicenza ma anche di assumere Vicenza come espressione della lotta per la difesa dei beni comuni». Munia Giacomini è una dei cinque cittadini in causa con l'amministrazione americana per la vicenda Aviano.
In questo senso dall'incontro di ieri è emerso come il laboratorio-Vicenza abbia dato vita ad un'esperienza molto interessante a partire dal presidio permanente che è stato assunto, assieme alla lotta contro il Dal Molin, come bene comune esso stesso da difendere.
Nel finale sono intervenuti anche alcuni politici. Franco Grisolia per il Partito dei lavoratori ha espresso solidarietà al presidio e confermato la presenza alle future iniziative. Sulla stessa lunghezza d'onda anche l'intervento di Franco Turigliatto.
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