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La Maddalena, un referendum per uscire dal Parco nazionale

Lo ha deciso il comune con un voto bipartisan. Nel comitato referendario esponenti del Pdci e di An, raccolte duemila firme. Nel mirino il business della dismissione della base militare e i soldi che arriveranno per il G8 del 2009. Ma il presidente dell'ente prova a resistere
14 agosto 2007
Costantino Cossu
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Il parco Nazionale della Maddalena deve morire. Lo ha decretato con un voto unanime (neanche un contrario, neanche un astenuto) il consiglio comunale della Maddalena, che ha votato in tre mesi due mozioni fotocopia - l'ultima pochi giorni fa - in cui si chiede l'abrogazione della legge che, nel 1994, ha istituito l'area naturalistica protetta. Per rafforzare la posizione dei consiglieri è partita una raccolta di firme - al momento ne sono state messe insieme oltre duemila, il 20 per cento degli elettori dell'arcipelago - per chiedere un referendum consultivo che stabilisca se la gente il parco lo vuole oppure no. Il Comune è retto da una maggioranza espressione di una lista civica in cui sono confluiti transfughi della sinistra e della destra; lista che, alle ultime elezioni, ha battuto sia la Casa delle libertà sia l'Unione. Ma contro il parco, in consiglio comunale, hanno votato tutti insieme, un blocco compatto. Tra gli esponenti referendari c'è Marco Poggi, leader locale del Partito dei comunisti italiani; e poi iscritti al «Circolo Fini» di Alleanza nazionale, sedicenti «Comitati per la legalità e la sicurezza», alcuni iscritti all'Udc nonché il gruppo di Forza La Maddalena.
«Colgo l'occasione - ha detto Poggi pochi giorni fa quando è stata data la notizia che la raccolta delle firma aveva superato quota duemila - per ringraziare tutti i maddalenini che, con il loro entusiasmo e la loro voglia di partecipazione, hanno firmato per il referendum, dimostrandosi determinanti per l'esito della nostra battaglia di libertà e di civiltà contro quell'inutile carrozzone chiamato Ente Parco».
Perché il parco deve morire? Perché la legge che lo ha istituito stabilisce che all'ente sotto tiro spetta decidere della destinazione dei beni demaniali (civili e militari) dismessi. E ora che gli americani dalla Maddalena vanno via, di beni dismessi da gestire ce n'è per centinaia di migliaia di metri cubi: l'arsenale della Marina, le caserme dell'ammiragliato, le fortificazioni nella parte alta dell'isola madre. Spetta al parco, secondo la legge votata dal parlamento, dire a chi dovranno andare questi beni e che cosa se ne dovrà fare. E questo, evidentemente, non sta bene a nessuno dei consiglieri comunali della Maddalena. Il conflitto tra il sindaco, Angelo Comiti, e il presidente del parco, Giuseppe Bonanno, sta tutto dentro questi confini. Chi avrà le chiavi delle strutture che i militari abbandonano controllerà i denari in arrivo da Stato e Regione. La riconversione delle caserme in hotel a cinque stelle è un business miliardario.
A far precipitare il conflitto è stata la decisione del governo di fare il G8 del 2009 alla Maddalena. Per il summit scorrerà un fiume di euro.Bonanno, nominato pochi mesi fa da Pecoraro Scanio - prova a resistere: «Continuo a non capire l'atteggiamento ambiguo del Comune. Da una parte firma protocolli di intesa con noi, dall'altra vota mozioni per abrogare il parco. Non mi interessano le piccole liti di palazzo, devo lavorare. Ho incontrato l'assessore regionale all'Ambiente Cicito Morittu per definire gli ultimi dettagli di uno stanziamento da oltre un milione di euro. Soldi che serviranno per ripulire i fondali. Verrà istituito anche un corpo di ranger: il loro compito sarà di controllare tutto il territorio, per terra e per mare. La Regione mi ha assicurato che entro la fine di agosto nominerà il suo membro all'interno del consiglio di amministrazione del parco. Solo il Comune resterà senza un suo rappresentante del cda. Una scelta che conferma la scarsa volontà di partecipare».
Replica Marco Poggi: «Troppi fallimenti nella gestione del parco. E' importante far sentire il peso della comunità all'interno dell'ente. Noi non vogliamo più scelte imposte da Roma. Il nodo delle dismissioni resta centrale, ma è solo un aspetto. Dobbiamo difendere anche l'autonomia del nostro territorio». Il tutto mentre ancora non è stato deciso niente sulla bonifica dell'arcipelago, dove decenni di presenza militare americana, con tanto di sommergibili atomici, ha creato serissimi problemi sanitari. Finora non è stata fatta alcuna indagine attendibile sul grado di inquinamento della Maddalena e della altre isole. Il G8 e la gestione dei beni dismessi cancellano ogni altra cosa.

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