Clark: «Prodi non ci neghi la dignità dell'ascolto»
«Almeno Prodi non ci neghi la dignità dell'ascolto: non abbiamo più nemmeno quello». E' amaro il tono di Lisa Clark, militante storica dei Beati Costruttori di Pace, tra i promotori dell'appello alla mobilitazione lanciato da Liberazione e il manifesto il 3 agosto scorso. «Questo governo, il nostro governo, ci ha deluso», dice senza mezzi termini, specificando che questo non vuol dire automaticamente che la manifestazione del 20 ottobre sia contro il governo Prodi. «Anzi, è il contrario: vogliamo esprimere la nostra preoccupazione verso una cosa che ci è cara e che rischiamo di non riconoscere più». Ma la delusione, a più di un anno dall'inizio della legislatura, è così forte che, dice Clark, «molti giovani del movimento per la pace si chiedono perchè mai debbano impegnarsi per il governo...». Al punto che gli stessi pensano di non manifestare il 20 ottobre e di puntare invece sulla marcia per la pace Perugia-Assisi, il 7 ottobre. Quest'ultima è solo una «sensazione» di Lisa Clark che si guarda bene dall'aggiungere polemica alla polemica. E sulla marcia in Umbria elabora un'energica riflessione: «Perchè certa politica mena scandalo sul 20 ottobre e non sulla marcia per la pace? Eppure anche in questo caso si parte dallo stesso punto: il governo Prodi ha deluso...».
Partiamo dall'inizio. Perchè hai sottoscritto l'appello?
Mi sembrava importante che noi che abbiamo sostenuto questo governo riuscissimo ad esprimere il forte senso di delusione che proviamo. L'idea alla base della manifestazione non è "essere contro", ma esprimere una forte preoccupazione verso una cosa che ci è cara e che rischiamo di non riconoscere più, appunto il governo Prodi. Ma da quello che leggo sui grandi quotidiani, sembrerebbe che una manifestazione di opinioni e contenuti possa solo essere "contro". E' un meccanismo viziato, lontanissimo da qualsiasi forma di partecipazione politica che io conosca. Se la nostra volontà costruttiva viene interpretata solo come un essere contro, siamo ancor più lontani di quanto io credessi...
Ingrao critica D'Alema, dice che non bisogna aver paura della gente che scende in piazza. Sta in questo atteggiamento il vizio d'origine di un dibattito incentrato più sulla possibilità che in piazza ci siano i ministri che non sui contenuti?
Noi rivendichiamo il fatto che la partecipazione politica è la linfa vitale per ogni paese democratico. Se continuiamo così anneghiamo nell'antipolitica. Già ora con i più giovani tra di noi, quelli del movimento per la pace, cominciamo a far fatica. Facciamo fatica a contrastare la loro impressione che "tanto tutti i governi sono uguali". Lo pensano alla luce delle risposte di Prodi sulla base Usa di Vicenza, alla luce dell'atteggiamento del governo sulle spese militari. Quindi, dicono: "Ma perchè dobbiamo impegnarci per questo governo?".
M a questi giovani ci vengono alla manifestazione del 20 ottobre?
Parlo di un mondo che non ha la cultura dello scendere in piazza, è più vicino alla cultura del fare qualcosa di costruttivo individualmente. Di certo, saranno tutti alla Perugia-Assisi. Ecco: io non capisco dove sia lo scandalo sul 20 ottobre quando la marcia per la pace, fissata per il 7 ottobre, non desta alcuno scandalo sui giornali. Eppure quella mobilitazione reca le stesse parole d'ordine: questo governo ci ha deluso. Devo dedurre che solo temi come la legge 30 o la precarietà, contenuti nell'appello per il 20 ottobre, infuocano i dibattiti? Se è così, questo mi offende ancor di più. Dove sono finiti temi come la base Usa di Vicenza, la pace, le spese militari, i rapporti con il sud del mondo? Di questo parlerà la Perugia-Assisi e dovrà parlarne anche la manifestazione del 20 ottobre.
La gente comune sa della mobilitazione del 20 ottobre? Qual è la tua sensazione?
La mia sensazione è che la gente comune non sappia nulla.
E se lo sapesse parteciperebbe?
Temo di no, ma è sempre la mia impressione. Mentre verranno alla Perugia-Assisi.
Perchè tanto pessimismo?
E' una questione legata alle tradizioni storiche del movimento per la pace che ogni due anni si ritrova alla Perugia-Assisi. Il movimento di cui parlo non è quello dei cortei a Roma, lo è stato in rarissime occasioni, come per esempio nella manifestazione del 15 febbraio del 2003 contro la guerra: appunto, un'eccezione dovuta alla fase, sulla scia dei movimenti di Genova 2001.
Il 15 febbraio 2003 è un lontano e bel ricordo e c'è un'alta probabilità che rimanga tale fino al 20 ottobre. Ma è il caso di abbandonare il gusto del tentare sin da ora?
Dico che finora, grazie a tutta la stampa tranne il vostro giornale e il manifesto , è passata l'idea che la manifestazione sia dei partiti e che sia una lotta tra Mussi e Giordano. Tutto questo non può che allontanare le persone, la società. La gente di cui parlavo prima, quelli del movimento per la pace, compiranno i loro sforzi organizzativi per la Perugia-Assisi. Ma ripeto: è la mia sensazione, non voglio fare polemica e non è detta l'ultima parola.
Come promotrice della mobilitazione, cosa proponi per uscire dalle secche del dibattito politico attuale? Mi riferisco anche alla discussione sulle forme della manifestazione: corteo, come dicono Prc e Pdci, no al corteo, come dicono Mussi e Pecoraro.
Invece di un corteo, vedrei meglio un concerto, un happening. Perchè abbiamo bisogno di un'atmosfera più gioiosa, meno agguerita: sembra che siamo in guerra tutti contro tutti...
Un corteo non è necessariamente una "guerra". Lo dimostrano il 15 febbraio 2003, la manifestazione del Forum Sociale Europeo di Firenze nel 2002.
Un incontro tra noi promotori è un'ottima idea. Ma dobbiamo parlare di più dei contenuti. Lo fa Rossanda, parlando del lavoro sul manifesto . Io vorrei che parlassimo anche di Vicenza e delle spese militari. Non è possibile che sulla nuova base Usa il nostro governo ci tratti come Berlusconi, negando qualsiasi ascolto delle ragioni della gente e dicendo che è una questione urbanistica. Ci dessero almeno la dignità dell'ascolto! Non abbiamo più neanche quello.
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