Vicenza, al via il campeggio No Dal Molin. Cittadini e associazioni contro lo Zio Sam
«Il rumore delle pentole non ha mai ucciso nessuno, lo stesso non può dire la 173ma brigata Usa», spiega al megafono Antonella, grembiule bianco e foulard sui capelli come le sue compagne del gruppo donne del presidio permanente. L'appuntamento è in Piazza Castello, che è quasi il tramonto. Qui dovevano esserci le cucine della "cena dei oto", la cena dell'8 settembre quando la città è in festa per la sua patrona, la Madonna di Monte Berico. La cena non c'entra niente con la tradizione, né con la Rua, preziosa torre mobile che seguiva la processione del Corpus domini nel Rinascimento. Da quando ci sono i fili della luce, però, gli ottanta facchini non la possono più spingere per il Corso Palladio. Così la Rua non usciva da quasi un secolo. Da ieri è tornata, restaurata ma immobile, nella Piazza dei Signori. La cena dei Oto, invece, se l'è inventata l'attuale sindaco, Hullweck, ex fascista transitato nella Lega prima di approdare a Forza Italia: apparecchiata all'aperto lungo cinquecento metri di passerella rossa che copre tutto il corso Palladio, sequestrato ai cittadini e riservato al "filò", le chiacchiere, degli invitati del sindaco e di chi è disposto a pagare 35 euro per cenare con loro. Stavolta però Hullweck ha dovuto rinunciare alla sua cena di autocelebrazione stremato da dieci mesi di blitz dei No Dal Molin che s'erano autoinvitati. Il primo cittadino ha detto che non c'erano le condizioni di sicurezza per proteggere i suoi commensali dagli attacchi dei terroristi arroganti che si oppongono alla cessione di un ennesima fetta di territorio vicentino al governo degli Usa (almeno 4 delle 630 basi all'estero sono in questo territorio senza contare i siti segreti) per la nuova casa della 173ma brigata che va e viene dall'Iraq. Un affare che lui stesso ha voluto in cambio, pare, di un pugno d'appalti e dell'abbattimento del dazio per gli orafi vicentini che esportino oltreoceano.
Antonella e le sue compagne non ci stanno a sentirsi dare delle terroriste e arrivano lo stesso con ceste di mele, pane, uva, fichi e dolci. I prodotti della terra che difendono. Di questo ha paura davvero ‘sto sindaco che incassa un'ennesima contestazione di centinaia di persone in corso Palladio in mezzo a tanti cittadini "non vip" che si godono la festa e la sera nel corso inaspettatamente loro. A guastare la festa il gesto sconsiderato di due esponenti di Azione sociale, la joint venture della nipote del duce e di Forza nuova, che, in cerca di facile pubblicità, spruzzano spray urticante in faccia a due manifestanti facendosi scudo di 4-5 celerini immobili come la Rua. Per un ragazzo ci sarà un passaggio al pronto soccorso, Per gli altri un piccolo corteo, poi il ritorno a Rettorgole, dall'altro lato del pratone del Dal Molin dove funziona, da ieri, il campeggio-festival. E chissà che il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero non riesca a spuntarla: «Speriamo che ci si possa ripensare».
«Mentre Liberazione va in stampa l'ospite d'onore è Naomi Klein, cui i No Dal Molin ricambiano l'invito della sociologa regista, autrice di "No Logo", alla presentazione del suo corto al Lido di Venezia.
Il clou del festival è per il prossimo weekend (il programma completo sullo spazio incontri di Liberazione e su http://www.nodalmolin.it) ma già ieri si erano registrate centinaia di persone per prendere parte al fitto calendario di iniziative. Cruciale, già stamattina, l'assemblea nazionale del Patto di mutuo soccorso, la rete di reciproco stimolo e solidarietà, tra le comunità in lotta contro devastanti opere o invasive presenze di guerra. Con loro pezzi significativi di reti organizzate e sindacati di base, dai centri sociali del Nordest, alla Cub fino a Sinistra critica. Tra le prime iniziative, l'incontro dei formatori che, da 5 mesi, tengono corsi al Presidio permanente su come compiere azioni dirette non violente. L'apertura dei cantieri potrebbe avvenire da un momento all'altro e ci sarà bisogno di determinazione e creatività. Intanto si continua a studiare quel che trapela del progetto dello Zio Sam. La nuova base nascerà senza un impianto di depurazione e scaricherà direttamente nel Bacchiglione sotto il quale dovrebbe correre la tangenziale Nord, temibilissima per la falda acquifera, che viene spacciata dal commissario governativo Costa come opera risarcitoria ma che è fortemente voluta dal comando americano per collegare Ederle 1 a Ederle 2 e correrà su zone ad alta densità rurale. Tutte cose che racconta Vittorio, di turno nel pomeriggio al tendone della Lobbia mentre a 700 metri ferve l'allestimento del campeggio in un'area popolata anche da Codama che cambiano ogni giorno di posto. Sono fantocci bianchi alti un metro, fatti di rete, cartapesta e vernice. Li ha pescati su internet Pina Dal Lago, una delle donne del Presidio. Sono apparsi una ventina d'anni fa sui muri di Spagna, li ha ripresi un regista giapponese e ora sono qui: «Sono spiritelli della foresta, segnalano che il posto è sano», dice Pina, sarta e mamma, una delle migliaia di vicentini che non si sarebbero mai aspettati di festeggiare gli Oto in questo modo. Era dagli anni 80 che non faceva più politica, da quando aveva occupato la fabbrica tessile con le sue compagne operaie e s'era sentita bistrattata, «innanzitutto come donna». «Quand'è che Prodi ne gà vendù?», quand'è che Prodi ci ha venduti, domanda a un compagno che passa. Dal 16 gennaio, giorno dell'editto bulgaro, per Pina, Cinzia, Franca, Nora e le altre è cominciata un'altra vita.
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