La tre giorni di Vicenza contro il Dal Molin
C'è incredulità e tanta soddisfazione tra i vicentini che da sabato scorso sono impegnati nel mantenere al meglio il campeggio no Dal Molin. Centinaia di volontari che lavorano instancabilmente nell'area super attrezzata a Caldogno, nei pressi dell'aeroporto che gli americani (grazie al sì del governo Prodi) vorrebbero trasformare in base militare per raggruppare a Vicenza la 173 brigata aerotrasportata. Nel fine settimana sono stati serviti ottomila pasti e sfornate centinaia di pizze. Un lavoro enorme, premiato da una partecipazione locale molto importante ma anche nazionale. Sono arrivati i valsusini no Tav, i no Ponte, i napoletani. E questo fine settimana è prevista la replica.
Un nuovo pienone per una iniziativa che è già un vero successo. «Sarà banale - è il commento di tanti sotto il tendone-mensa - ma vada come vada questa lotta ha cambiato Vicenza per sempre». Rispedite al mittente le critiche di chi voleva questa lotta come una delle tante manifestazioni della sindrome nimby, che ormai sembrerebbe avere contagiato mezzo pianeta. Ma quale nimby, hanno detto i vicentini. Qui c'è in gioco la pace, la sopravvivenza non solo di questo angolo di Veneto. Si sono riappropriati dei loro spazi. Delle loro piazze, prima di tutto. Piazza come agorà, luogo di incontro, di scambio, luogo pubblico e non esclusivo di qualche elite.
Il presidio permanente, sorto per durare qualche giorno, forse qualche mese, è in piedi da oltre un anno. Ed è diventato la piazza di Vicenza. Basta fare un giro al festival, che si trova poco distante dal presidio, per rendersi conto che il via vai è dei più vari. Ci sono famiglie locali, cattolici e comunisti, ci sono tantissimi cittadini dei paesi della provincia di Vicenza. Un grande festival dove la musica in dialetto fa il pienone tanto quanto Mustafa Barghouti o Naomi Klein. Tutti attentissimi, curiosi, di fronte a eventi, persone, che forse non avrebbero mai incrociato. Non fosse stato per quella nuova base militare che gli americani vogliono e il governo «amico» concede.
«Anche questo - dice Marco Palma, a nome del presidio permanente - fa parte del nostro lavoro come Altrocomune«. L'Altrocomune è non solo un modo per essere in contrapposizione con la giunta comunale ma è anche e soprattutto «il nostro essere movimento. E' il nostro modo - dice ancora Palma - di fare comunità».
Nato con l'occupazione spontanea dei binari, un anno fa, quando Prodi annunciò di aver dato il via libera agli americani per la costruzione della base, l'Altrocomune ha proseguito la sua attività tagliando i cavidotti e quindi occupando la basilica palladiana. Sabato scorso ha portato in piazza, con il solo passaparola, un migliaio di persone. E domani sarà impegnato nella prima di tre azioni dirette previste per il fine settimana.
Presentate domenica durante l'assemblea nazionale del Patto di Mutuo Soccorso, le tre iniziative riguarderanno tre obiettivi individuati dai cittadini del presidio. La prima domani pomeriggio al consiglio comunale, luogo in cui è stata tradita la volontà di gran parte della comunità locale; Venerdì sarà bloccata la caserma Ederle, centro logistico e gestionale delle forze statunitensi nei teatri di guerra. Infine sabato verrà dato il via ai lavori per la realizzazione del nuovo parco pubblico all'interno dell'area del Dal Molin.
I cittadini partiranno in corteo dall'area del Festival alle 9.30 per andare a piantare decine di pini all'interno del Dal Molin dove l'Altrocomune intende realizzare la più grande area verde della città. Alla manifestazione si congiungerà anche il corteo studentesco che partirà dal piazzale della stazione alle 9.30.
Nell'assemblea del Patto di Mutuo Soccorso, domenica scorsa, sono state decise alcune iniziative. A Vicenza, a dicembre si terrà una manifestazione europea. Sarà un momento di scambio, conoscenza e iniziativa da costruire con i movimenti cechi, polacchi, olandesi ed inglesi che costruiscono partecipazione intorno al ripudio della guerra ed al rifiuto delle basi di guerra.
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