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Piano di emergenza civile per incidente nucleare alla Maddalena

Qualche interrogativo, qualche suggerimento (scientifico) e un documento a Sindaco e parlamentari
17 novembre 2003
Comitato sardo Gettiamo le Basi

Premettiamo che riteniamo sia da eliminare alla radice la situazione che rende necessari piani di protezione civile in caso d'incidente nucleare ai mezzi militari. Comunque in occasione della presentazione da parte della Prefettura di Sassari del piano di emergenza in caso di incidente nucleare ai sottomarini Usa a La Maddalena, il Comitato sardo Gettiamo le basi solleva alcuni interrogativi e problemi. Segue un documento che sarà consegnato il 21 novembre al sindaco della Maddalena e ai parlamentari sardi.

Non intendiamo drammatizzare né creare allarmismi. Il problema reale è quello di creare un piano di emergenza adeguato alle condizioni strutturali del territorio, con un'adeguata informazione fornita ai cittadini e con la predisposizione di strutture e strumenti d'intervento, sapendo che è la stessa legge che li impone. Per essere credibile il piano dovrebbe dare risposte esaustive ai quesiti sollevati. I mezzi a propulsione nucleare in transito e sosta nell'arcipelago maddalenino appartengono agli Usa, le caratteristiche tecniche e le modalità di esercizio delle unità sono coperte dal riserbo militare, di conseguenza, manca l'informazione di base sulla tipologia dell'impianto.

I dati forniti di seguito sono stati elaborati anche sulla base di un documento di Rifondazione comunista sul Piano di La Spezia.

Una premessa
"I reattori utilizzati per la propulsione di mezzi militari navali pongono problemi di sicurezza certamente non inferiori a quelli delle centrali elettronucleari civili. Le caratteristiche dei reattori civili e militari sono analoghe, ma su un mezzo navale non possono essere imbarcate pesanti schermature, né potrà sempre essere garantita nelle vicinanze un'adeguata assistenza in caso d'incidente. E gli incidenti ai sottomarini nucleari sono più frequenti di quello che comunemente si pensa". (Giuseppe Longo, fisico dell'Università di Bologna).

"La predisposizione del piano di emergenza può essere effettuata solo sulla base dell'acquisizione di una complessa serie di elementi tecnici analoghi a quelli richiesti nella formulazione del parere su qualsiasi centrale nucleare a terra". (ISS Istituto Superiore di Sanità)

Qualche interrogativo
A La Maddalena, chi dirige le operazioni d'intervento? Chi definisce il livello d'incidente? Sono competenze attribuite alle Autorità italiane o statunitensi? Alle Autorità civili o alle Autorità militari?
E' palese che non offre alcuna credibilità una competenza affidata ad una potenza straniera.
Come viene informata la popolazione? Le strutture di emergenza esistenti, quelle della protezione civile, sono in grado di far fronte ad una situazione di allarme nucleare? La Camera di Commercio è attrezzata per distribuire viveri, acqua, vestiario in una situazione di emergenza? Dato che le strutture sanitarie sono concentrate in città, e quindi in zona contaminata, quali sono le sedi attrezzate per la decontaminazione, il pronto soccorso e il controllo medico? Dove viene sistemata la popolazione evacuata? Quali sono i punti di raccolta? Tenuto conto che in caso d'incidente nucleare provocato da navi o sottomarini il mare non può essere usato per facilitare l'evacuazione e nell'isola manca un aeroporto, per i trasferimenti ed il trasporto come si procede per il trasferimento della popolazione? Di quali ruoli, compiti e funzioni sono investiti i Sindaci? Di quali informazioni e strumenti sono in possesso?

Qualche suggerimento (sulla base di precedenti studi sul tema).

Un piano di protezione civile per essere efficace dovrebbe ispirarsi a quelli relativi alle centrali nucleari ad uso civile.
Ciò che oggi conta maggiormente è che la popolazione tutta possa essere messa in condizioni di conoscere l'entità del rischio, i modi e i comportamenti per affrontarlo.
Pensiamo che i Comuni, assieme all'Autorità Prefettizia, alla Provincia, alla Regione, ognuno per le proprie competenze, debbano farsi carico della questione in modo che la comunità possa disporre di un "Piano di prevenzione e di emergenza".
Pensiamo che tale piano, predisposto e coordinato dalla Prefettura, debba trovare gli strumenti attuativi nella costituzione di un "Polo per la protezione civile" sul mare e sulla terra.
Il Piano deve ispirarsi e articolarsi in due momenti:
In condizioni di normalità:
- riteniamo che il sistema di controllo ambientale e sanitario debba essere gestito da autorità e strutture civili italiane, in rapporto di piena indipendenza da quelle militari, e debba assolvere il compito di effettuare un controllo costante dell'ambiente circostante l'unità nucleare allo scopo di:
a) fornire con continuità informazioni trasparenti per dimostrare in ogni momento che i rilasci radioattivi non superino i limiti autorizzati;
b) fornire immediatamente allarmi affidabili nel caso di rilasci anormali controllando la certezza dell'intervento.
In situazioni di emergenza, sebbene vari organismi scientifici attribuiscano "probabilità molto bassa" - affermazione discutibile considerati i numerosi incidenti - all'ipotesi MIC (Massimo Incidente Credibile), occorre essere pronti anche a questa eventualità, come del resto è stata pronta La Marina Militare che per la base di La Spezia, correttamente, ha predisposto interventi a tale livello.

Comitato sardo Gettiamo le basi

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