Sull'uranio impoverito Parisi dà i numeri
Sono 255 i militari italiani che si sono ammalati di tumore e che hanno partecipato alle missioni all'estero negli ultimi dieci anni: Balcani, Afghanistan, Iraq e Libano. Trentasette di loro sono morti. Questo, almeno, il dato che risulta alla Direzione di sanità militare reso noto ieri dal ministro della Difesa Arturo Parisi alla Commissione d'inchiesta del senato sull'uranio impoverito. Il ministro ha anche rivelato un altro dato: 1.427 militari malati di tumore negli stessi dieci anni, che però non hanno mai partecipato alle missioni. Cosa significa? Che addirittura è più sicuro andare all'estero piuttosto che vivere nelle caserme italiane? «La Direzione generale di sanità militare non è al momento in grado di verificare quanti di questi militari abbiano operato in poligoni di tiro nazionali», si è limitato a spiegare Parisi, aggiungendo che per ora non ci sono dati sui morti «ma sono di prossima acquisizione». In ogni caso i numeri tirati fuori dal ministro hanno subito suscitato polemiche: le associazioni che da anni si occupano di monitorare l'impatto dell'uranio impoverito sulla salute dei militari, e che sono consulenti della Commissione, hanno detto chiaro e tondo che la rilevazione è senza dubbio al ribasso. Anche il vicepresidente della Commissione parlamentare, il senatore di «Insieme per l'Unione» Mauro Bulgarelli, mette le mani avanti: «Apprezziamo la collaborazione del ministro, ma i dati portati non corrispondono con altri che sono in corso di acquisizione e quindi andranno verificati». Tuttavia Bulgarelli sottolinea: «E' la prima volta, ed è molto rilevante, che un ministro della Difesa ci dice quali sono i dati in suo possesso, e questa è una "operazione trasparenza" che spero prosegua».
Anche su questo punto, però, le opinioni divergono. Qualcuno ricorda infatti che anche l'ex ministro Martino durante la sua audizione del 2005 alla Commissione parlamentare di allora rese noti alcuni dati attraverso un dossier: si trattava di 124 malati, di cui 23 morti. Per la verità quei numeri derivavano dal monitoraggio della Commissione Mandelli, mentre quelli resi noti da Parisi ieri provengono dalla Direzione militare. Per quanto, a occhio, sembrano essere in continuità proporzionale con i numeri rivelati dall'ex ministro.
Ma il punto non è neanche questo, visto che le associazioni contestano al ministro di non dire la verità. Mimmo Leggiero, dell'Osservatorio militare - un'associazione consulente della Commissione - parla di dati ben precisi e ben diversi: «I dati in nostro possesso che provengono dallo Stato maggiore della Difesa dicono tutt'altro: 2.536 militari affetti da patologie tumorali, di cui 164 deceduti. Siamo basiti dalle parole del ministro, sul quale contavamo molto». Leggiero si riferisce a un elenco, ancora non ufficiale, che mette insieme i dati provenienti dagli ex distretti militari e che è stato mostrato di recente anche dalla trasmissione Striscia la notizia. Perplesso pure l'ex segretario della Commissione sull'uranio impoverito nella scorsa legislatura, Gigi Malabarba: «Trentasette morti sono addirittura inferiori a quelli con cui siamo venuti direttamente a conoscenza, che se non ricordo male sono 44». Falco Accame, presidente dell'associazione Anavafaf, che assiste militari malati e parenti delle vittime, sottolinea inoltre che «non ha senso partire dal '96, lasciando fuori la Bosnia del '94 e le missioni in Somalia».
Il ministro Parisi ha specificato che dei 255 malati tra i militari impiegati all'estero 161 fanno parte dell'Esercito, 47 della Marina, 26 dell'Aeronautica militare e 21 dei Carabinieri. I trentasette deceduti invece sono così ripartiti: 29 dell'Esercito, 1 dell'Aeronautica militare e 7 Carabinieri. Il ministro dell'Unione ha continuato a mantenere la linea politica adottata da tutti i governi in questi anni: «L'Italia non ha mai fatto uso di uranio impoverito, neanche nei poligoni militari - ha assicurato - nelle missioni all'estero vengono adottate tutte le precauzioni». Evidenziando, inoltre, che «ci muoviamo in un settore della conoscenza umana estremamente incerto» dal punto di vista scientifico. Per quanto Parisi abbia assicurato di «voler far luce», e per questo ha annunciato lo stanziamento di 10 milioni di euro per la creazione di un Centro di ricerca su queste patologie. Oltre alla previsione di 170 milioni di euro, inseriti nella legge sui risarcimenti delle vittime del terrorismo, a favore dei militari deceduti per «causa di servizio».
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