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Risposta del governo

Il sottosegretario Giovanni RIVERA risponde all'interrogazione Interrogazione Bertinotti e Nardini 5-07370.
17 febbraio 2000

Preliminarmente si rileva che gli accordi esistenti tra l'Italia e gli Stati Uniti nel quadro della comune appartenenza all'Alleanza Atlantica prevedono la possibilità di sosta delle unità militari a propulsione nucleare in alcuni porti nazionali di apposite caratteristiche. In particolare: Augusta, Brindisi, Cagliari, Castellammare di Stabia, Gaeta, La Maddalena, La Spezia, Livorno, Napoli, Taranto e Trieste.

Il permesso di sosta delle citate unità viene concesso, di volta in volta, sulla base di valutazioni connesse alla situazione in atto in quei porti, in particolare per quanto concerne i vincoli relativi alla configurazione ed attrezzature dei porti stessi nonché al tipo e numero delle unità presenti.

Per ciascuno dei citati porti, la Marina Militare ha predisposto un «Piano di emergenza per la sosta in porto di navi militari a propulsione nucleare», allo scopo di definire compiti e responsabilità dell'Amministrazione militare per le soste in questione.

Appare innanzitutto necessario premettere che il piano aveva una classifica di prudente riservatezza adeguata alle notizie trattate ma che esso era distribuito e quindi noto in tutti gli ambienti militari e civili interessati a conoscere per le loro funzioni e responsabilità.

In particolare, le disposizioni - in aderenza a quanto stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 1964, n. 185 - prevedono:
azioni precauzionali intese ad evitare la possibilità di qualsiasi incidente che possa interessare tali unità, ottimizzando le condizioni di sicurezza della sosta, attraverso l'individuazione di posti di ormeggio sicuri e isolati, idonee procedure d'informazione delle Autorità locali preposte alla sicurezza territoriale, sulla eventuale presenza in porto di navi a propulsione nucleare, collegamento radio continuo tra l'unità e l'autorità portuale della sede;
azioni da attuare durante la sosta tese a minimizzare i tempi d'intervento in caso di emergenza. Tra questi: la disponibilità di un rimorchiatore in elevata prontezza per il rimorchio immediato fuori dal porto dell'unità interessata, in caso di emergenza, la gestione del servizio di monitorizzazione ambientale per il controllo dei livelli di radioattività nell'aria e nell'acqua, la sorveglianza del posto di ormeggio con imbarcazioni delle Capitanerie di porto e dei Carabinieri, per evitare avvicinamenti indesiderati di natanti;
azioni da intraprendere in caso di emergenza per assicurare il più rapido allontanamento dell'unità sinistrata e le modalità per fornire alle autorità locali il concorso dell'Amministrazione militare nel settore sanitario, dei viveri e dei trasporti nell'ambito dei Piani di emergenza predisposti dalle competenti Prefetture.

In questo contesto si rappresenta che:
il documento, cui si riferiscono gli interroganti, è costituito dal «Piano di emergenza per le navi a propulsione nucleare in sosta nella base della Spezia», edizione ottobre 1999, predisposto dal Comando in Capo del Dipartimento Militare Marittimo dell'Alto Tirreno di La Spezia. Detto elaborato è stato oggetto di pubblicazione su sito internet;
come può evincersi dall'elenco indirizzi annesso al documento in esame - anch'esso reso noto sul sito internet - il piano è stato esteso, tra gli altri, alla competente Prefettura ed al Comune di La Spezia;
non rientra nella competenza delle Amministrazioni militari la elaborazione di «Piani d'emergenza per la popolazione civile». I piani d'emergenza relativi alla sosta nei porti di unità a propulsione nucleare approntati dai Comandi militari
marittimi hanno lo scopo di dettare disposizioni di dettaglio in merito alle azioni da attuare per il monitoraggio delle manovre e della sosta delle unità in esame, negli ambiti portuali e nelle relative rade e di prevedere interventi di concorso ai competenti organismi locali e della protezione civile nella remota eventualità di incidenti che vedano coinvolte tali unità;
è per questo motivo che i piani di emergenza predisposti dai Comandi militari marittimi sono estesi, tra gli altri, alle Prefetture interessate, cui risale la competenza per provvedere ad integrare i pertinenti piani di emergenza di protezione civile con le previsioni elaborate dai Comandi militari locali. Le Amministrazioni comunali interessate sono anch'esse in possesso dei piani di emergenza in materia di protezione civile ed hanno pertanto compiuta cognizione della tematica in esame;
tutte le soste di unità a propulsione nucleare nei porti nazionali sono sempre state monitorate e non risulta che si siano mai registrati incidenti di alcun tipo, né si è a conoscenza di eventuali incidenti in acque internazionali prospicienti le coste italiane.

Tenuto conto che unità a propulsione nucleare operano anche nel Mediterraneo da moltissimi anni senza che risultino essersi verificati - almeno per quanto concerne le unità militari alleate - incidenti significativi o situazioni di particolare emergenza appare oggettivo e legittimo constatare come questa tipologia di mezzi disponga di sistemi propulsivi con spinte caratteristiche di protezione e sicurezza.

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Maria Celeste NARDINI (misto-RC-PRO), replicando, si dichiara soddisfatta, ritenendo che le indicazioni emerse devono risultare corrispondenti ai fatti, in modo da costituire motivo di sicurezza per le popolazioni residenti in prossimità dei siti e delle basi indicati nella interrogazione.

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