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Scudo, lo spettro del Continente

È scontro aperto sul sistema antimissile che Bush vuole costruire a tutti i costi nella Repubblica ceca e in Polonia. Venerdì Putin ha firmato la sospensione del Trattato Cfe. In pericolo è l'Europa, ma i governi occidentali che dichiarano di mediare hanno già accettato lo scudo Usa
2 dicembre 2007
Manlio Dinucci - Tommaso Di Francesco
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Uno spettro si aggira per l'Europa: è quello dello scudo antimissile voluto a tutti i costi da Bush. E condiviso, con più o meno faccia tosta e omertà, da molti governi europei, Italia compresa. Il presidente russo Vladimir Putin venerdì, a due giorni dalle elezioni russe di oggi, ha firmato il decreto che sospende l'adesione della Russia al Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa (Cfe). Lo ha fatto dopo il voto della Duma che aveva varato una legge che sospendeva l'adesione della Russia al Trattato Cfe, pietra angolare della sicurezza nel Vecchio Continente. La moratoria è al via, anche se entrerà in vigore ufficialmente il 13 dicembre.
Subito la Nato si è «rammaricata» per la sospensione del trattato Cfe. Lo ha dichiarato il portavoce dell'Alleanza James Appathurai. «Speriamo - ha aggiunto che la Federazione Russia non intraprenda alcuna azione unilaterale che possa minare l'integrità del Trattato». Appathurai ha concluso affermando che «gli alleati sono ansiosi di discutere la questione al prossimo consiglio Nato-Russia con il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov». Il quale, pur confermando la «volontà politica» della Russia al dialogo - su cui scommetteva ieri dal vertice Osce di Madrid il ministro degli esteri spagnolo Moratinos - ha bollato le ultime proposte che vengono dalla Casa bianca come «grave passo indietro».
Chi ne paga le conseguenze?
Putin aveva infatti già annunciato l'intenzione di sospendere l'adesione al Cfe ad aprile, come risposta allo scudo antimissile che gli Usa vogliono realizzare in Europa con l'installazione in Polonia di 10 missili anti-missile e di un radar nella Repubblica Ceca, e che Mosca avverte come una minaccia alla propria sicurezza. Inoltre la Russia lamenta il fatto che il trattato non è stato ratificato dai Paesi Nato. Nel presentare il provvedimento alla Duma, il capo di Stato maggiore delle forze armate russe, generale Yuri Baluyevski, aveva affermato che «la fine del Cfe, se dovesse verificarsi, non sarebbe una perdita irreparabile per lo Stato russo ma per i Paesi europei sarebbe una perdita di notevole ampiezza». Il trattato Cfe per la riduzione degli armamenti convenzionali (carri armati, artiglieria, mezzi blindati, aerei da combattimento ed elicotteri d'attacco) in Europa fu firmato il 19 novembre 1990 a Parigi dai Paesi della Nato e dall'allora Patto di Varsavia e ha avuto diverse revisioni.
La decisione russa suona anche come una risposta alle decisioni di Washington di accelerare il progetto dello scudo anti-missile, il cui costo è già incluso nel prossimo bilancio militare americano nonostante il tentativo dell'opposizione democratica di ridurne i fondi: lo ha detto il segretario di Stato aggiunto agli Affari europei, Daniel Fried. «Il budget della Difesa - ha spiegato - include la difesa anti-missile, e sono felice di annunciare che il progetto gode di un vasto consenso in seno al Congresso americano e alla Nato». Fried aveva aggiunto che gli Stati Uniti si sarebbero sforzati di spiegare alla Russia che il progetto è destinato a contrastare l'Iran.
La Polonia apre a Mosca
La nuova decisione di Putin viene nel momento in cui lo scudo di Bush apre uno scontro nelle società dell'est europeo, almeno tra governanti e governati. In questi giorni il neo-premier polacco, Donald Tusk, è pronto a continuare i colloqui con gli Usa sullo scudo spaziale ma vuole coinvolgere nel processo i partner europei. Tusk, nel suo primo incontro con la stampa estera aveva lasciato intendere di muoversi per un «congelamento» del progetto, dichiarando che la Polonia e l'Ue avrebbero dovuto prima vederne «i vantaggi per la sicurezza del paese». Il precedente governo di Jaroslaw Kaczynski aveva accettato lo scudo affermando che si trattava di «questione bilaterale». Poi, più recentemente sempre il nuovo governo Tusk - come ha raccontato il Financial Times - ha fatto capire che potrebbe esserci la disponibilità a prendersi «tutto il pacchetto», vale a dire non solo i radar ma, se proprio bisogna installarli, con la «difesa antiaerea». Anche se tutti nel governo di Varsavia paventano la possibilità per la Polonia di diventa subito «obiettivo» militare. La strategia di Tusk dunque ora è quella di aprire il negoziato immediatamente con Mosca.
Praga ribadisce, senza colpo ferire, che i radar si faranno. ma è scontro anche nell'opposizione socialdemocratica: cinque deputati sono stati portatori di una richiesta di congelamento del progetto al presidente del Congresso Usa Nancy Pelosi, mentre il leader Milos Zeman, ex premier di centrosinistra, si è detto contrario al radar ma favorevole ai bombardamenti diretti dell'Iran (sic). Tutto questo nonostante l'aperta opposizione delle popolazione ceca, dove più di cinquanta comuni hanno già indetto referendum risultati contrari alle installazioni dei radar.
Arrivano americani e russi
Massicciamente contraria l'opinione pubblica, secondo gli ultimi sondaggi rivelatori di un'accresciuta opposizione alla delirante proposta Usa che, per ammorbidire Putin, prevede addirittura militari russi sul suolo ceco in funzione di controllo delle installazioni americane. Un motivo in più per i cechi per dire no, visto che difficilmente dimenticano l'invasione del Patto di Varsavia del '68.
I diplomatici cechi e americani si sono poi accordati a Praga sulla presenza ceca nell' Agenzia americana della difesa antimissile e nel Centro operativo a Colorado Springs. Lo ha detto il primo vice ministro degli esteri ceco Tomas Pojar a conclusione delle trattative di due giorni con Washington sugli aspetti diplomatici dell'installazione del radar. Prevista naturalmente anche una task force permanente dei comandanti cechi nella stazione radar americana che Washington intende costruire nella Repubblica ceca a 60 km dalla capitale ceca.
Quel che è chiaro è che il contenzioso va ormai ben al di là del trattato Cfe: Putin lancia agli Stati uniti e alla Nato che irresponsabilmente si allarga ad est, il segnale che la Russia non intende perdere altro terreno, militarmente e politicamente, dopo il «crollo dell'Unione sovietica» che, nel suo indirizzo alla nazione ha definito «la più grande catastrofe geopolitica del secolo».
L'Europa, e in particolare l'Italia che ha già aderito al programma dello scudo statunitense, rischiano quindi di trovarsi di nuovo in prima linea in un confronto militare che, pur essendo diverso da quello della guerra fredda, potrebbe divenire altrettanto o ancor più pericoloso.

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