Vicenza, 23 mila contro il Dal Molin
VICENZA — Detta con parole forti (che coincidono con quelle del sindaco), la consultazione popolare «fai-da-te» sul Dal Molin, andata in scena ieri a Vicenza, è: «Una bella prova di democrazia ». In fila ai gazebo, 24.000 cittadini — giovani, donne, anziani, suore, preti — hanno espresso il loro parere.
Consultivo, certo. Illegale? In effetti, il Consiglio di Stato, in settimana, aveva fatto le pulci al quesito, formulato dall'Amministrazione comunale, bocciandolo, poiché si chiedeva agli elettori il consenso ad acquisire l'area destinata alla Ederle 2, da utilizzare invece per strutture di pubblica utilità. Nei fatti, il governo (competente in materia) ha già consegnato il Dal Molin agli americani.
Dunque, i Comitati No Base di Vicenza, sostenuti dal primo cittadino Achille Variati (Pd), ignorando il verdetto giudiziario, optano per la votazione autogestita. Un dettaglio: hanno tradotto in pratica lo slogan leghista «Paroni (padroni) in casa nostra», vanto dei seguaci del ministro/senatur. «Ma solo se gli fa comodo», sibila Giancarlo Albera, leader dei No Base dalla prima ora, assieme a Cinzia Bottene, la casalinga che adesso siede in Consiglio comunale, con i voti dei ribelli vicentini.
Fatto sta che lo sberleffo alla Lega viene riassunto in un manifestino satirico che rappresenta Alberto Da Giussano: con la spada sguainata a Pontida, abbassata poi a Roma e, infine, a Vicenza, ecco l'eroe del Carroccio con le braghe calate e il sedere di fuori. Vittorio Agnoletto, parlamentare europeo di Rifondazione, esponente di punta dei no global all'epoca del G8 di Genova, venuto a dare man forte, ironizza: «E sì che in Parlamento votano il Federalismo!».
Aggiunge: «Se il governo italiano desse il via libera ai lavori per il raddoppio della base, rischierebbe grosso. Le Direttive europee mettono un paletto: la valutazione d'impatto ambientale sul progetto esecutivo. Che ancora non c'è. Il rischio? Automatica procedura di infrazione».
Adesso, però, tengono banco i risultati: ai gazebo il 28 per cento degli aventi diritto al voto. Per l'esattezza, secondo i dati degli organizzatori, 24.094 cittadini. E 23.050, cioè il 95,66%, hanno votato contro la base. Resta da capire di cosa si tratta. Vittoria? Mezza vittoria? «Ammetto che non è un plebiscito — dice il sindaco Variati .
Ma l'adesione spontanea della gente, non un pugno di estremisti, sia chiaro, e il contesto di una consultazione allestita a tempo di record, indicano il successo ottenuto. Una risposta importante allo Stato che ci vietava di esprimerci». Sul fronte opposto, Roberto Cattaneo, portavoce dei favorevoli, dichiara: «L'afflusso dei vicentini è stato deludente, inferiore alle previsioni dei Comitati».
E annuncia: «Valuteremo gli estremi di una denuncia per violazione della privacy. Gli organizzatori del referendum, muniti degli elenchi elettorali, possono fare una sorta di schedatura ad personam sui cittadini che hanno votato».
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