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L’industria della Difesa nella crisi economica mondiale.

13 febbraio 2009

L’industria della Difesa nella crisi economica mondiale.

Il presidente francese Sarkozy ha parlato della crisi peggiore da un secolo, il primo ministro inglese Brown ha pronunciato la parola "depressione", il presidente degli Stati Uniti Barack Obama di rischio catastrofe per tante famiglie americane (e annuncia un nuovo Piano di stabilizzazione finanziaria da parte del Tesoro di 789,5 miliardi di dollari).
Il ministro italiano Tremonti dichiara che collegare gli aiuti al mantenimento dell'occupazione è “fortemente ragionevole e morale''.

Secondo l'amministratore delegato Maynard Webb della Hewlett Packard, primo gruppo tecnologico mondiale che ha creato la Silicon Valley durante la Grande Depressione (1935), le cifre sulla perdita di posti di lavoro negli Stati Uniti e in Europa sono impressionanti e direttamente legate al crollo del PIL, ma, come ricorda un recentissimo studio di McKinsey, «i diversi settori si comportano in modo diverso».

Allora le compagnie mondiali impegnate nel settore della Difesa e Sicurezza come affrontano la crisi?

Quelle statunitensi prevedendo un cambiamento alla Casa Bianca hanno aumentato le loro spese in attività di lobbying: Northrop ha speso 20,6 milioni di dollari, Boeing 16,6 milioni, Lockheed Martin 15,4, Raytheon circa 6 milioni, General Dynamics 8,5 e Bae Systems Inc. (Gran Bretagna) 5.2 milioni.
Gli amministratori delegati di General Electric, EADS, Edf, Alcatel Lucent e altre grandi aziende, esortano i governi europei e degli Stati Uniti ad intensificare la collaborazione nei settori della difesa, dell’energia, della sicurezza e dell’industria aerospaziale.
I governi di Francia e Germania stanno studiando le modalità per concedere al gruppo EADS fino a 5 miliardi di euro di garanzie sui crediti all’esportazione per sostenere le vendite degli aerei commerciali Airbus. La stessa EADS chiede alle banche britanniche di imitare il programma francese.
Azione di lobbying seppure in maniera differente è stata messa in atto anche dall’AIAD italiana (Associazione Industrie per l'Aerospazio, i Sistemi e la Difesa) presso la commissione Difesa della Camera.

Il settore commerciale è quello che risente più della crisi economica, Boeing ha annunciato un taglio di 4500 dipendenti (sino ad arrivare a circa 10000 da attuarsi anche con il mancato rinnovo dei contratti a termine), Bombardier Aerospace conta di licenziare 1000 posti di lavoro, ma per tutte, da Lockheed Martin a Northrop Grumman, si vedono ridotte le previsioni di utili per il 2009 e si prevede una semplificazione della struttura con una riorganizzazione nei settori ritenuti più competitivi.

Si sta parlando di aziende che hanno chiuso anni da record per vendite e profitti.

In Cina il governo sta pensando di rimuovere parte delle barriere all’ingresso dei privati, ha approvato la creazione di un fondo nazionale volto a raccogliere capitali e a contribuire al finanziamento dei contractor.
In Russia Vladimir Putin ha dichiarato che l’ammodernamento delle imprese collegate alla difesa continuerà nonostante la crisi finanziaria mondiale (anche se gli analisti dell’International Institute for Strategic Studies affermano che vi è un netto contrasto fra la politica internazionale di alto profilo e la crisi finanziaria interna al paese).
Secondo uno studio dell’Istituto nazionale di statistica francese si giocherà molto nel campo delle esportazioni. La Francia ha esportato 8.28 miliardi di dollari nel 2008 e spera di aumentare le vendite tagliando la burocrazia. Ma è probabile che tutte le maggiori compagnie cercheranno non solo di aumentare le vendite, ma di offrire sistemi di armamento meno costosi e completi di servizi e garanzie (accessori, formazione e manutenzione).
Il rischio maggiore viene corso dalle piccole e medie imprese nonostante siano collocate in “prodotti di nicchia”. Il consulente della difesa di Manpower Software ha detto che le PMI sono le più vulnerabili per la riduzione delle dotazioni finanziarie.

Attualmente in America si scontrano scuole di pensiero differenti circa la necessità di tagliare le spese per la Difesa. I funzionari del Pentagono hanno fatto trapelare che l’ufficio di gestione e bilancio ha ordinato di tagliare il 10 per cento della spesa per il prossimo anno fiscale.

L’economista di Harvard, Professore Martin Feldstein, sostiene che bisognerebbe aumentare le spese per la Difesa perchè si creerebbero 300.000 mila nuovi posti di lavoro (anche se il DoD non dovrebbe assumersi questo ruolo) e che questo tipo di spese hanno un impatto immediato per l’economia. Il 10% del taglio per la difesa è una miseria se si pensa che gli Stati Uniti spendono più del 4% del PIL per la difesa.

L’analista Loren Thompson di Lexington in una relazione esposta ai quadri della Raytheon ha detto che con Obama l’industria della difesa dovrà affrontare un periodo di riduzione delle richieste così come è avvenuto negli anni ’90. In quegli anni Dick Cheney ha annullato circa cento programmi in quattro anni, le spese in acquisizioni sono cadute di due terzi e da venti aziende consolidate si è arrivati ad averne cinque o sei. Persino i sostenitori di Gorge W. Bush parlavano di saltare una generazione di armi. Si era pensato non solo di “trasformare” la componente militare prima che avvenisse una nuova minaccia, ma di equilibrare il bilancio federale.
Il programma di Obama non menziona come le spese militari potrebbero stimolare l’economia.

Le prospettive favorevoli alla difesa dipendono da tre fattori: minacce, politica ed economia.
In ogni caso queste aziende devono interessarsi più alla composizione delle spese che alla quantità perché l’America rimarrà il mercato militare più grande del mondo.
Si tratta dunque di promuovere nuovi prodotti che la aiutino nel mercato piuttosto che guardare alle spese del Pentagono.

Le minacce militari determinano il settore della difesa: vi deve essere una percezione diffusa di minaccia alla sicurezza nazionale affinché vi sia una richiesta continua di merci militari.
“Nessuna minaccia, nessuna industria della difesa”.

La probabilità che i Democratici riducano le spese è molto alta. Uno studio della Merrill Lynch concludeva che circa il 90 per cento di una variazione nella spesa dipende da un controllo “partigiano” del governo. Tutte le dichiarazioni Obama vanno verso una riforma del processo di acquisizione di armi e al controllo degli appaltatori. Dunque se non interverrà una nuova minaccia sembra inevitabile il taglio di alcuni programmi.

La crisi economica insidia i programmi della difesa. Si è sempre detto che le azioni ordinarie della difesa sono “anticicliche”.
Ma sia la Boeing sia la General Dynamics producono prodotti esposti ai mercati commerciali.
Tutte le aziende più grandi hanno fondi di pensione collocati nei mercati azionari.
Si è pensato che l’America sarebbe rimasta dominante nell’economia globale, ma vi è stato un calo dei redditi e il debito pubblico è aumentato, vi è una sensazione prevalente che l’economia americana sia diventata una economia di servizi e che difetta nel settore industriale.

Come devono reagire le industrie della difesa?
Secondo l’analista il primo passo sta nel diminuire le aspettative: gli investitori potranno inizialmente punirle, ma contando che vi è un tasso di interesse negativo, non sarà difficile superare altri investimenti.
Bisognerà eliminare le spese generali inutili ed evitare di comprimere i clienti per ottenere profitti più alti, amministrare l’esecuzione del lavoro arretrato.
Migliorare la competizione ed estendere gli affari anche su altri mercati differenziando il prodotto nei servizi d’informazione, sanità e logistica.
Comprare altre aziende della difesa per colmare lacune esistenti ed eliminare alcune linee. Cercare fusioni come ha fatto nel passato la Lockheed.
Cercare come ha fatto la Boeing di entrare nel settore dei trasporti commerciali, cioè differenziarsi nel mercato commerciale.

Per l’indice americano SPADE che comprende più di 50 aziende rappresentative di attività quali navi da guerra, aerei militari, missili e munizioni, rete centric warfare, sicurezza compresa la sicurezza dei confini e dei sistemi biometrici e di screening e sistemi spaziali, la missione di protezione e difesa degli Stati Uniti rimane un obiettivo fondamentale anche per Obama.
Fattori quali cambiamenti demografici, concorrenza fra le nazioni, calamità naturali, proliferazione delle armi di distruzione di massa e minacce “ibride”, dovrebbero far prevedere la necessità di modernizzare le attrezzature e i sistemi di difesa. In ogni caso il settore continua ad essere una fonte di produzione di posti di lavoro e di sani bilanci.

In Italia la difesa è un settore che ha fatturato 12 miliardi di euro nel 2007. La bilancia dei pagamenti, confrontando le importazioni con le esportazioni, è stata attiva per circa 4,5 miliardi di euro.
Per Remo Pertica e Carlo Festucci, rispettivamente Presidente e segretario generale di AIAD, questo è un comparto non solo strategico per le componenti di innovazione, ma anche dal punto di vista occupazionale.
Per il totale degli addetti diretti (circa 60000 unità) a cui bisogna aggiungere circa 150/200 mila indiretti che lavorano su commesse nazionali e internazionali, il governo deve rimettere in moto gli investimenti pubblici non solo in strade e ferrovie.

In uno scenario di incertezza dovuto al rallentamento globale dell’economia, uno dei primi provvedimenti che la grande industria prende è quello di riportare al proprio interno tutti i lavori che aveva precedentemente esternalizzato e quindi a soffrire saranno le piccole e medie imprese.
Sono a rischio minimo 20-30 mila unità soprattutto nel settore della componente terrestre.
I due esponenti puntano il dito soprattutto sulla burocrazia che impedisce alla difesa di avere un ruolo più significativo in termini di PIL (legge 185 e regolamenti attuativi) per cui comprare un prodotto italiano significa cadere sotto la tagliola di queste leggi.

Negli Stati Uniti nel 2007 le spese militari sono state pari a 154 miliardi di euro contro i 57 in Europa, quelle per la ricerca e sviluppo sono state pari a 57 milioni contro i 10 milioni dell’Europa.
Se il PIL italiano è cresciuto meno della media europea è anche perché vi è una prevalenza di settori a bassa tecnologia e modesto incremento dello sviluppo tecnologico.
Per tutta una serie di ragioni, fra cui la ricaduta e lo stimolo che le innovazioni e le produzioni industriali per l’aerospazio e la difesa hanno sull’industria manifatturiera (meccanica, elettronica, chimica, servizi industriali avanzati dell’ingegneria, della moderna formazione manageriale e dell’innovazione gestionale e dei controlli dei processi produttivi e delle organizzazioni di mercato), l’industria della difesa attende un contributo essenziale per offrire ambiti di resistenza alla crisi in atto e per la ripresa di uno sviluppo economico di lungo periodo.

Le PMI iscritte all’AIAD sono circa 500 (subfornitrici) e costituiscono un elemento chiave del processo di costruzione di una potenza industriale. Le reti di impresa non necessitano di particolare prossimità fisico-geografica ma è fondamentale il ruolo giocato dal sistema formativo per cui il modello “Brand Extended” deve continuare ad essere finanziato.

La risposta del premier Silvio Berlusconi è stata quella di aver spostato 40 miliardi dalle casse dello Stato all’economia reale e che a beneficiare degli aiuti saranno settori strategici dell’economia come la componentistica, comparto delle auto, elettrodomestici ed altri che servono a sostenere anche il credito dei consumatori. Il totale degli interventi, anche utilizzando fondi europei e regionali, potranno forse arrivare ad 80 miliardi.

Di fatto vi sono esempi di volontà di collaborazione a livello europeo come l’avvenuto incontro fra imprese aerospaziale francesi e italiane: ThalesAlenia Space, Alenia Aeronautica, Avio Group, Alenia Aermacchi, AgustaWestland, Finmeccanica, Piaggio Aero Industrie, Selex. (ma anche molte PMI rappresentative dei distretti aeronautici di Torino, Varese, del Lazio (FILAS), della Campania e della Puglia) e, dal lato francese il consorzio SPHERIS, i cluster ASTECH e AEROSPACE VALLEE, avranno modo di definire collaborazioni al prossimo salone SAT Expo Europe 2009 di Marzo a Roma.
Guarguaglini di Finmeccanica prevede opportunità di espandersi e mantenere il livello di redditività ricordando che il compito di Finmeccanica per il 2009 è quello di trovare le sinergie tra Drs (Drs Technologies è una azienda leader nella fornitura di prodotti integrati, servizi e supporto nel settore dell’elettronica per la difesa negli USA) e le altre società, e poi guardare con attenzione ai punti deboli.

Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom, a margine di un incontro a Firenze circa l’aumento a dismisura della cassa integrazione ha ricordato che “questa misura e’ sempre stata in attivo e in passato i suoi fondi sono stati utilizzati addirittura dal Ministero della Difesa”.

 

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