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La grande truffa dei Global Hawk di Sigonella

Silenzio del governo sul Global Hawk giunto nella base di Sigonella. Ne dovrebbero arrivare altri venti entro il 2013, trasformando la Siiclia nella portaerei mondiale dei pericolosi velivoli senza pilota USA. Intanto lievitano i loro costi...
20 settembre 2010


Il ministro La Russa non vede, non sente, non parla. Un Global Hawk, il micidiale aereo senza pilota di nuovissima generazione dell'US Air Force, fa bella mostra di sé nella base aereonavale di Sigonella, ma governo e forze armate italiane preferiscono trincerarsi dietro il "no comment", glissando gli interrogativi di piloti civili e associazioni No War preoccupati per le ripercussioni delle future operazioni del velivolo sulla sicurezza del traffico aereo nei cieli della Sicilia. Mentre nell'isola di Guam, Oceano Pacifico, l'atterraggio dell'imponente aereo-spia è stato ripreso da cameraman e giornalisti, per il contemporaneo battesimo di guerra a Sigonella si è scelto il basso profilo. Il Global Hawk è giunto segretamente la notte del 16 settembre, dopo la sospensione di tutte le operazioni aeree sulla base USA e sul vicino scalo civile di Catania-Fontanarossa.

Per saperne di più bisogna informarsi aldilà dell'Atlantico. Jim Stratford, portavoce della Northrop Grumman, società leader del complesso militare industriale statunitense e produttrice dei Global Hawk, annuncia che altri tre aerei giungeranno in Sicilia entro la fine di quest'anno. «I velivoli senza pilota UAV destinati a Sigonella sono tutti nella versione più recente RQ-4B "Block 30" Multi Sigint», dichiara Stratford. «Si tratta di un mezzo in grado di intercettare le comunicazioni terrestri. L'Aeronautica militare statunitense ha ordinato 42 unità di questo modello che ha a bordo un nuovo potentissimo sensore integrato della Raytheon. Gli UAV di Sigonella e Guam si aggiungono ai due velivoli "Block 10" dell'Air Combat Command che supportano le operazioni militari in Afghanistan ed Iraq e ad altri due nella versione "Block 20" che diverranno pienamente operativi molto presto nell'US Air Force».

La Northrop Grumman punta a trasformare lo scalo di Sigonella in una vera e propria centrale mondiale dei Global Hawk, concentrandovi buona parte delle unità di volo e i maggiori centri di manutenzione e riparazione. «Considerati gli UAV nella disponibilità dell'aeronautica USA, quelli che giungeranno con il nuovo programma NATO di sorveglianza terrestre AGS e quelli che l'US Navy sta pianificando di trasferire in Sicilia, è possibile stimare che più di 20 Global Hawk potranno essere installati nella Naval Air Station di Sigonella», ha rivelato il vice presidente di HALE-Northrop Grumman, George Guerra. «In quest'ottica, l'aeronautica militare italiana sta pianificando la creazione di un corridoio aereo per permettere agli UAV di volare da Sigonella». A chiarire quelle che saranno le rotte e le missioni prioritarie dei Global Hawk, il direttore della sezione business development della società, Ed Walby. «Da Sigonella - ha dichiarato - gli aerei saranno in grado di volare sino a Johannesburg e tornare indietro senza la necessità di rifornimenti supplementari di carburante». Global Hawk per le operazioni delle forze armate USA nel continente africano, dunque, pianificate dal nuovo comando, AFRICOM, che il Pentagono ha attivato in Germania ma che presto potrebbe essere trasferito in Sud Italia o in Spagna. Ed Walby preannuncia pure l'insediamento di un centro Northrop Grumman tra gli hangar della grande base militare siciliana: «La possibilità di aggiornare i sistemi a bordo dei Global Hawk potrà significare una forte presenza della nostra società a Sigonella. Ci sarà la necessità di trasferire nuove professionalità e ciò significa tecnici esperti nella base».

A raffreddare i sin troppo facili entusiasmi di supergenerali e manager industriali, da Washington giungono però timori e denunce sui pesanti ritardi e l'espansione dei costi del programma UAV. Nonostante dal 2001 sia uno dei principali mezzi di spionaggio e di conduzione delle operazioni di guerra USA, il Global Hawk non ha ancora formalmente superato i principali test di valutazione operativi (initial operational test and evaluation back - IOT&E). Secondo il vicepresidente dell'industria produttrice, George Guerra, i test generali saranno intensificati nei prossimi mesi, ma un rapporto finale IOT&E potrà giungere non prima del febbraio 2011. Pesanti critiche sui costi del sistema sono stati sollevati il 14 settembre scorso nel corso della conferenza annuale dell'Air Force. Il sottosegretario per le acquisizioni del Pentagono, Ashton Carter, ha denunciato che i Global Hawk stanno costando al contribuente statunitense «molto più» di quanto era stato previsto all'avvio del piano industriale. «I suoi costi sono cresciuti in modo inaccettabile e dobbiamo fare in tutti i modi per metterli sotto controllo», ha dichiarato Carter. «Noi non siamo assolutamente contenti con la produttività che è stato raggiunta. Stiamo rimettendo in discussione il programma in ogni suo dettaglio con il management di Northrop Grumman».

Per i soli UAV dell'US Air Force, il Pentagono ha previsto una spesa di 11,1 miliardi di dollari. Secondo una stima dell'aeronautica militare, i costi del Global Hawk sono però già cresciuti dell'11% circa dall'anno 2000, 100,8 milioni di dollari in più. Da qui la possibilità che si possa arrivare ad un sostanziale taglio agli ordini (77 le unità previste, 38 delle quali già realizzate o in avanzata fase di realizzazione). Nel giugno 2006, proprio l'aumento dei costi del Global Hawk aveva costretto il Pentagono a ridurre il primo lotto di produzione a soli 5 esemplari contro i 20 previsti inizialmente. Nell'aprile 2005, il Government Accountability Office (GAO), il ramo del congresso che svolge funzioni assimilabili alla Corte dei conti italiana, aveva segnalato al Congresso una serie di anomalie finanziarie del piano UAV. Oltre a denunciare il non giustificato aumento delle spese di 1,2 miliardi di dollari in soli 5 anni, il GAO aveva criticato l'US Air Force per aver occultato i rincari sostenuti per lo sviluppo del sistema per 400,6 milioni di dollari. «Diverse importanti tecnologie necessarie per le funzioni prioritarie non sono ancora pronte e saranno testate sul nuovo velivolo aereo in ritardo rispetto al programma, dopo che molti dei Global Hawk saranno stati già comprati», concludeva il rapporto del GOA.

Perplessità sulla sostenibilità finanziaria degli UAV giungono pure dall'Alleanza Atlantica che ha deciso l'acquisizione di otto Global Hawk nella versione "Block 40", nell'ambito del programma AGS che sarà operativo tra il 2013 e il 2014. Il generale dell'US Air Force, Steve Schmidt, comandante della forza AWACS NATO a cui sarà assegnata la direzione dell'AGS, ha spiegato che si tratta di una «commessa assai costosa, per più di un miliardo di euro», lamentando tuttavia che «per motivi di budget, non tutte le nazioni hanno deciso di contribuirvi finanziariamente». Alla firma del Programme Memorandum of Understanding (PMOU) che segna i confini legali, organizzativi e finanziari del sistema d'intelligence, si sono presentati infatti solo 15 dei paesi membri dell'organizzazione nord-atlantica. Oltre a Canada, Danimarca, Germania, Italia, Norvegia e Stati Uniti d'America, si tratta del piccolissimo Lussemburgo e di paesi dell'Est Europa (Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Slovenia), dalle limitatissime risorse economiche.

Il programma di sorveglianza terrestre AGS che sarà basato a Sigonella sotto il Comando alleato centrale di Mons (Belgio), prevede oltre ai Global Hawk "Block 40" su cui sarà montato il sistema radar MP-RTIP (Multi-Platform Radar Technology Insertion Program), quattro stazioni terrestri trasportabili e undici stazioni di terra mobili. La diserzione dei maggiori partner occidentali NATO, ha già comportato l'aumento dell'onere finanziario a carico dell'Italia, oggi stimato in circa 150 milioni di euro, il 10% dell'intero piano finanziario del programma AGS. Per il funzionamento degli aerei senza pilota e della nuova supercentrale di spionaggio, è stato inoltre annunciato l'arrivo in Sicilia di un «NATO Force Command di 800 uomini, con le rispettive famiglie», che richiederà risorse finanziarie aggiuntive per la realizzazione di alloggi ed infrastrutture di supporto.

 

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