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E l'Italia compra aerei supercostosi, ma inutili

Via libera nella legge di Stabilità all'acquisto dei controversi F-35: gran parte degli alleati li ha messi in discussione
Giampaolo Cadalanu

Attacchi in profondità: Il caccia F-35 è nato per lanciare attacchi su lunghe distanze. Inutile in teatri come l'Afghanistan. Le caratteristiche anti-radar sono costose ma non servono a nulla dove il nemico è la guerriglia

C'è una grande prova di fedeltà atlantica nel Documento di stabilità (l'ex legge finanziaria) appena approvato dalla Camera. È la previsione, passata senza difficoltà, della spesa per i controversi cacciabombardieri F-35 JSF, un jet progettato per la Guerra fredda ma considerato poco adatto per le esigenze italiane. Per lo sviluppo di questo aereo, nel bilancio della Difesa figurano per l' anno venturo 471,8 milioni di euro: sono spese di investimento, e coprono solo una parte del costo complessivo.

Per ora il contratto con la produttrice Lockheed-Martin non è stato firmato, ma il progetto va avanti nonostante i dubbi degli esperti. All'inizio, l' F-35 doveva costare attorno ai 60 milioni, poi la cifra è lievitata fino a raddoppiare. Il costo "a regime", dicono i tecnici, sarà attorno ai duecento milioni di euro per esemplare. L'aumento dei costi ha spaventato tutte le nazioni che avevano deciso di dotarsi dell' F35: nella Nato gli alleati più esitanti (Olanda, Norvegia, Germania) hanno fermato il programma per ridiscuterlo, i più decisi hanno comunque falcidiato le previsioni di spesa (la Gran Bretagna ne doveva comprare circa 130, oggi ne vuole 20).

I dubbi sono sbarcati persino al Congresso Usa, che sta valutando l'annullamento della versione "B", a decollo corto e atterraggio verticale, che interessava la Marina italiana ma è in forte ritardo di realizzazione. L' F-35 B doveva sostituire l'Harrier sui ponti della Garibaldi e della Cavour: per le portaerei americane, più grandi, è prevista un' altra versione.

L' Italia aveva progettato l'acquisto di 131 caccia, divisi fra la versione da portaerei e quella "normale", in dotazione all' aeronautica. Gli addetti ai lavori danno per scontato che in tempi di crisi e di tagli, con finanziamenti che non coprono l' addestramento dei soldati, il piano verrà ridimensionato. Tanto più che all'Italia va una quota minima di produzione, parte dell'ala affidata ad Alenia aeronautica.

Restano dubbi sulla necessità del jet per il nostro Paese. Una macchina invisibile ai radar, capace di colpire in profondità, supertecnologica e costosissima, non sembra l'ideale per affrontare una guerriglia come quella afgana che usa mezzi medievali. A meno di motivazioni inconfessabili: l'ipotesi che le bombe nucleari Usa, ritirate dalla Germania, siano schierate solo sul territorio degli alleati "meno riottosi", Italia e Turchia. Gli accordi Nato prevedono che eventuali raid con l' arma atomica siano gestiti dalla nazione ospitante, per cui l'Italia dovrebbe dotarsi a peso d' oro degli F-35 per essere pronta a scatenare, dal proprio territorio, la guerra da fine del mondo. Ipotesi spaventosa, lontana, ma comunque concretamente costosissima.

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