US AFRICOM e i Marines per la guerra contro la Libia
Washington annuncia la propria disponibilità a cedere a Francia e Gran Bretagna la leadership nella conduzione della guerra contro
Della forza di pronto intervento faranno parte la nave d’assalto Bataan, una delle unità maggiormente impegnate in questi anni nelle operazioni di guerra in Iraq, la nave da trasporto Mesa Verde e la portaelicotteri Whidbey Island. Le unità imbarcano complessivamente 3.200 marines, una decina di nuovi aerei multimissione a decollo verticale V-22 “Ospreys”, una ventina di elicotteri d’assalto CH-46 “Sea Knight” e CH-53E “Super Stallion” e un imprecisato numero di sofisticati sistemi missilistici e cannoni navali. Prima di salpare per il viaggio attraverso l’oceano, sulle unità della task force saranno imbarcati gli uomini e i mezzi della 22nd Marine Expeditionary Unit di stanza nella base di Camp Lejeune, North Carolina, unità di pronto intervento più volte operativa negli scacchieri di guerra mediorientali e in Africa orientale e occidentale. Con i marines viaggeranno pure il Tactical Air Control Squadron 22 dell’US Air Force con base a Davis-Monthan, Arizona, l’Helicopter Sea Combat Squadron 28 della US Navy di San Diego, California e il Fleet Surgical Team 8 di Little Creek, Virginia.
Sempre secondo il Comando della II Flotta USA, “l’installazione della forza anfibia è stata accelerata per aiutare le unità del Kearsarge Amphibious Ready Group che opera nel Mediterraneo dall’agosto 2010” e che è uno dei maggiori protagonisti del conflitto scatenato contro
Il Dipartimento della difesa ha schierato nel Mediterraneo pure due sottomarini a propulsione nucleare della classe “Los Angeles” (Providence e Scranton) e uno della classe “Ohio” (Florida), anch’essi dotati di “Tomahawk”. Alle operazioni di guerra parteciperebbe pure la portaerei nucleare USS Enterprise, la più lunga al mondo (393 metri, 66 caccia e un equipaggio composto da 3.500 marinai e 1.500 aviatori), dislocata da una decina di giorni nelle acque del Mar Rosso.
Sino ad oggi, il comando delle operazioni statunitensi è stato attribuito dal presidente Obama e dal segretario alla difesa Gates al generale Carter Ham, responsabile di US Africom, il comando per le operazioni USA nel continente africano basato a Stoccarda. Dal punto di vista operativo, la joint task force Odissey Dawn è posta sotto il comando dell’ammiraglio Samuel J. Locklear III a capo di US Naval Forces Europe and Africa (Napoli). La forza d’intervento è supportata da due componenti, una per le operazioni marittime (il comando è a bordo della nave Mount Whitney), e unaa per le operazioni aeree, con base a Ramstein (Germania). Il bombardamento contro
Nel corso di un briefing, il vice-ammiraglio Bill Gortney, direttore dello staff congiunto di Odissey Dawn, ha dichiarato che ai bombardamenti hanno già partecipato 15 cacciabombardieri dell’US Air Force (tre aerei invisibili B-2 “Spirit Bomber”, quattro F-15 ed otto F-16. L’alto ufficiale non ha voluto rivelare le basi da cui sarebbero partiti gli aerei, ma ha ammesso che alcuni di essi “hanno richiesto il rifornimento in volo da parte di alcuni aerei cisterna”. “Durante le loro missioni – ha specificato Gortney – tutti i velivoli da guerra hanno sganciato bombe a guida GPS”. È presumibile che buona parte dei caccia siano partiti dalla base aerea di Aviano (Pordenone), sede di due squadroni della 31esima fighter wing dell’aeronautica militare statunitense e dove - secondo fonti ufficiali del Pentagono - nella giornata del 18 marzo sono stati trasferiti cinque caccia F-18, due aerei da trasporto C-17 e un C-130 USA.
Agli attacchi contro target libici hanno poi partecipato gli AV-8B “Harrier II” del Corpo dei marines, decollati dalla nave d’assalto Kearsarge, i velivoli EA-18G “Growlers” dell’US Navy per la guerra elettronica e il rilevamento dei segnali radar, gli aerei-spia RC-135 “Rivet Joint”, dotati di apparecchiature per la raccolta dati e l’intelligence, e gli EC-130H “Compass Call” in grado di disturbare le comunicazioni nemiche. Sempre nel campo delle nuove tecnologie elettroniche, all’azione contro
Washington annuncia la propria disponibilità a cedere a Francia e Gran Bretagna la leadership nella conduzione della guerra contro
Della forza di pronto intervento faranno parte la nave d’assalto Bataan, una delle unità maggiormente impegnate in questi anni nelle operazioni di guerra in Iraq, la nave da trasporto Mesa Verde e la portaelicotteri Whidbey Island. Le unità imbarcano complessivamente 3.200 marines, una decina di nuovi aerei multimissione a decollo verticale V-22 “Ospreys”, una ventina di elicotteri d’assalto CH-46 “Sea Knight” e CH-53E “Super Stallion” e un imprecisato numero di sofisticati sistemi missilistici e cannoni navali. Prima di salpare per il viaggio attraverso l’oceano, sulle unità della task force saranno imbarcati gli uomini e i mezzi della 22nd Marine Expeditionary Unit di stanza nella base di Camp Lejeune, North Carolina, unità di pronto intervento più volte operativa negli scacchieri di guerra mediorientali e in Africa orientale e occidentale. Con i marines viaggeranno pure il Tactical Air Control Squadron 22 dell’US Air Force con base a Davis-Monthan, Arizona, l’Helicopter Sea Combat Squadron 28 della US Navy di San Diego, California e il Fleet Surgical Team 8 di Little Creek, Virginia.
Sempre secondo il Comando della II Flotta USA, “l’installazione della forza anfibia è stata accelerata per aiutare le unità del Kearsarge Amphibious Ready Group che opera nel Mediterraneo dall’agosto 2010” e che è uno dei maggiori protagonisti del conflitto scatenato contro
Il Dipartimento della difesa ha schierato nel Mediterraneo pure due sottomarini a propulsione nucleare della classe “Los Angeles” (Providence e Scranton) e uno della classe “Ohio” (Florida), anch’essi dotati di “Tomahawk”. Alle operazioni di guerra parteciperebbe pure la portaerei nucleare USS Enterprise, la più lunga al mondo (393 metri, 66 caccia e un equipaggio composto da 3.500 marinai e 1.500 aviatori), dislocata da una decina di giorni nelle acque del Mar Rosso.
Sino ad oggi, il comando delle operazioni statunitensi è stato attribuito dal presidente Obama e dal segretario alla difesa Gates al generale Carter Ham, responsabile di US Africom, il comando per le operazioni USA nel continente africano basato a Stoccarda. Dal punto di vista operativo, la joint task force Odissey Dawn è posta sotto il comando dell’ammiraglio Samuel J. Locklear III a capo di US Naval Forces Europe and Africa (Napoli). La forza d’intervento è supportata da due componenti, una per le operazioni marittime (il comando è a bordo della nave Mount Whitney), e unaa per le operazioni aeree, con base a Ramstein (Germania). Il bombardamento contro
Nel corso di un briefing, il vice-ammiraglio Bill Gortney, direttore dello staff congiunto di Odissey Dawn, ha dichiarato che ai bombardamenti hanno già partecipato 15 cacciabombardieri dell’US Air Force (tre aerei invisibili B-2 “Spirit Bomber”, quattro F-15 ed otto F-16. L’alto ufficiale non ha voluto rivelare le basi da cui sarebbero partiti gli aerei, ma ha ammesso che alcuni di essi “hanno richiesto il rifornimento in volo da parte di alcuni aerei cisterna”. “Durante le loro missioni – ha specificato Gortney – tutti i velivoli da guerra hanno sganciato bombe a guida GPS”. È presumibile che buona parte dei caccia siano partiti dalla base aerea di Aviano (Pordenone), sede di due squadroni della 31esima fighter wing dell’aeronautica militare statunitense e dove - secondo fonti ufficiali del Pentagono - nella giornata del 18 marzo sono stati trasferiti cinque caccia F-18, due aerei da trasporto C-17 e un C-130 USA.
Agli attacchi contro target libici hanno poi partecipato gli AV-8B “Harrier II” del Corpo dei marines, decollati dalla nave d’assalto Kearsarge, i velivoli EA-18G “Growlers” dell’US Navy per la guerra elettronica e il rilevamento dei segnali radar, gli aerei-spia RC-135 “Rivet Joint”, dotati di apparecchiature per la raccolta dati e l’intelligence, e gli EC-130H “Compass Call” in grado di disturbare le comunicazioni nemiche. Sempre nel campo delle nuove tecnologie elettroniche, all’azione contro
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