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Rapporto della Task Force su un Budget Unificato per la Sicurezza negli Stati Uniti

Tagliare le spese militari per ridurre il deficit USA

Con i tagli alle spese militari sul tavolo delle trattative, ecco le raccomandazioni degli esperti su come tagliare i costi senza rinunciare alla sicurezza.
15 luglio 2011
Lawrence Korb e Miriam Pemberton
Tradotto da Antonella Recchia per PeaceLink
Fonte: IPS-Institute for Policy Studies - 30 giugno 2011

Unified Security Budget

Due degli eventi più straordinari del 2011 puntano in un’unica direzione.
Prima di tutto: la morte di Osama bin Laden è stata portata a termine con mezzi simili ad un’azione di polizia.
L’operazione è stata preceduta da un’accurata attività investigativa guidata da un gruppo di forze speciali grande approssimativamente quanto una squadra SWAT (Special Weapons and Tactics). Poi c’è stato un ampio lavoro diplomatico per migliorare le relazioni complesse, critiche, difficili, tra Stati Uniti e Pakistan. Le 150.000 truppe USA ammassate nei paesi vicini in quel periodo, hanno avuto poco a che fare con questa operazione. Il decennio di guerra avviato dagli Stati Uniti in risposta agli attacchi dell’11/9, al costo di trilioni di dollari aggiuntivi e molte migliaia di vite umane non è riuscito a raggiungere quell’obiettivo che è stato alla fine ottenuto con una minuscola frazione di quei costi, attraverso un’azione coordinata di lavoro investigativo e diplomatico, e con un apparato militare minimo.

Secondo: le varie lotte di trasformazione in corso, meglio note come “Primavera Araba”, sembrano indicare la possibilità di un cambiamento pacifico nel quale gli Stati Uniti hanno cercato di giocare un ruolo secondario togliendo enfasi al ruolo delle loro forze militari.

Dal 2004, la Unified Security Task Force sostiene la necessità di riequilibrare le risorse per la sicurezza degli Stati Uniti tra i finanziamenti per l’attacco (apparati militari), la difesa (sicurezza interna), e la prevenzione (impegno internazionale non militare). L’obiettivo è di rafforzare la nostra capacità di prevenire e risolvere i conflitti con mezzi non militari, e arginare le minacce terroristiche non conducendo una “guerra al terrorismo” ma scovando e isolando i terroristi e consegnandoli alla giustizia, proteggendoci da attacchi futuri, e rafforzando la capacità degli Stati Uniti e di altre nazioni di resistere al terrorismo.

I nostri maggiori leader della sicurezza nazionale, civili e militari, sostengono tutti la necessità di porre rimedio all’estremo squilibrio nelle nostre spese per la sicurezza al fine di rafforzare i nostri strumenti di sicurezza non militari. Tuttavia, le azioni concrete per portare a termine questi propositi sembrano attardarsi dietro le belle parole.

Gli storici cambiamenti del 2011 hanno fornito la dimostrazione che questi aggiustamenti sono necessari.

Ma farcela non sarà facile.

Nel corso dell’anno passato, il dibattito nazionale, concentrato in maniera ostinata sulla riduzione del deficit, ha mantenuto l’altissima promessa di porre fine all’ininterrotta serie di investimenti militari sempre maggiori che ha dominato la spesa discrezionale USA in questo secolo. 1 Gli appelli a pianificare una riduzione del deficit che mettesse “tutto sul tavolo – anche i costi per la difesa” sono riusciti ad attraversare uno spartiacque politico altrimenti spalancato.  security spending balance

Il progetto di un budget unificato per la sicurezza ha contribuito a questo dibattito delineando un insieme di tagli a programmi militari non necessari che costituivano il cuore di una proposta della Task Force per la Difesa Sostenibile pari a mille miliardi di dollari di tagli nell’arco di 10 anni. 2 La maggioranza, sebbene non schiacciante, dei membri della Commissione Presidenziale sulla Riforma e la Responsabilità Fiscale, ha adottato la cifra di 100 miliardi di dollari su base annua, e molti dei suggerimenti presenti nella proposta.

Sfortunatamente, questa amministrazione non ha seguito le raccomandazioni della sua stessa commissione. La raffica di proclami fatti quest’anno circa i risparmi passati e futuri sulle spese militari, se analizzati da vicino, ci lasciano con un progetto di budget militare che continua a tenere il passo dell’inflazione, se non di più, e non contribuirà in maniera significativa ad una riduzione del deficit.

Ma l’amministrazione Obama ha migliorato in maniera modesta il bilancio per la sicurezza con la sua richiesta per l’Anno Fiscale 2012.
Ciò è stato fatto non riducendo realmente le spese militari – ancora una volta il Pentagono getta fumo negli occhi in direzione contraria, la crescita militare rimane in linea con quanto stabilito, solo, va ad un passo più lento. La revisione del bilancio si è avuta in seguito ad un aumento nell’assegnazione dei fondi per gli affari esteri. Le spese per la sicurezza interna sono rimaste relativamente costanti.


house budget allocations

Due problemi gravano su questa revisione del bilancio. Prima di tutto, l’aumento del budget per gli affari esteri è in gran parte attribuibile all’aumento delle responsabilità del Dipartimento di Stato per le operazioni in Iraq, anziché al rafforzamento della capacità del Dipartimento di Stato di prevenire i conflitti.
L’aumento nominale alla richiesta dell’amministrazione del budget per la prevenzione viene quasi interamente dal suo budget per le operazioni di contingenza all’estero (Overseas Contingency Operations – OCOs). Infatti il miglioramento nel bilancio sulla sicurezza stesso è quasi interamente attribuibile al calo nei finanziamenti OCO per gli apparati militari e all’aumento dei finanziamenti in programma per il Dipartimento di Stato.

Oltre a mettere insieme il budget per la sicurezza, così come sembra dalla richiesta del presidente Barack Obama, presentiamo una nuova distribuzione di questi fondi che distingua più chiaramente le spese per la sicurezza militare da quelle per la sicurezza non militare. Escludendo le spese per le OCO, il bilancio per la sicurezza è rimasto invariato tra la richiesta del 2010 e quella del 2012; il rapporto spese militari-non militari resta di 5:1; il rapporto attacco-prevenzione rimane di 12:1; e il rapporto offesa-difesa rimane di 11:1.
Il secondo problema, più serio, è che la revisione di bilancio delineata dalla richiesta dell’amministrazione è qualcosa che non accadrà davvero. L’azione del Congresso su questo budget nel 2011 punta piuttosto chiaramente nella direzione opposta rispetto ai progressi contenuti nella richiesta del Presidente Obama.

Questa tendenza allo squilibrio sarebbe stata peggiore se non fosse stato per la presenza di fondi per le OCO nel budget del Dipartimento di Stato. L’azione del Congresso quest’anno ha costantemente tagliato il budget regolare per gli affari internazionali mentre ha pienamente foraggiato il conto delle OCO.

In realtà, restringere l’obiettivo dei negoziati sul budget alla riduzione del deficit ha avuto un chiaro effetto sul progetto dell’amministrazione per il bilancio della sicurezza negli anni futuri. La richiesta di budget per l’anno fiscale 2011 da parte dell’amministrazione, configurava piani quinquennali e decennali che prevedevano un sostanziale riequilibrio delle spese. Ma, giunti alla richiesta per l’anno fiscale 2012, questi piani sono stati drasticamente rivisti, e la revisione del bilancio è svanita.

OCO allocations

In un anno, i progettisti del budget avevano tagliato una spesa accessoria di 230 miliardi di dollari dal previsto aumento quinquennale per il Dipartimento della Difesa. Ma avevano tagliato 129 miliardi di dollari aggiuntivi dagli Affari Internazionali. (La Sicurezza Interna ha subito un colpo ben inferiore di 57 miliardi.) Il budget offensivo è calato in termini nominali, lungo quel quinquennio, per un totale dell’1,8 per cento; il budget per la prevenzione cala del 18,2 per cento. Questi dati di fatto nell’ambito della riduzione del deficit hanno influenzato le nostre raccomandazioni per la revisione del bilancio. Abbiamo sostenuto che un budget unificato per la sicurezza avrebbe reso più chiaro il bilancio complessivo, facilitando il processo di riassegnazione. Allo stesso tempo, abbiamo fornito una proposta annuale per questo tipo di budget e suggerito quali riassegnazioni avrebbero alterato il bilancio in maniera sostanziale. Negli anni precedenti, abbiamo suggerito spostamenti di risorse più ambiziosi verso strumenti di sicurezza non militari. Le politiche di bilancio di quest’anno ci hanno indotti a far arretrare di qualche passo le nostre ambizioni. Il nostro budget, a pagina 18, taglierebbe 77,1 miliardi di dollari dalla richiesta per l’anno fiscale 2012 di programmi militari non necessari, mentre aggiungerebbe 28,1 miliardi di dollari agli investimenti nella difesa e prevenzione. […]

L’eccezione a questa regola è investire sull’energia alternativa. Il Dipartimento per la Difesa sta prestando sempre maggiore attenzione al cambiamento climatico, considerato una minaccia per la sicurezza. La concentrazione di eventi climatici estremi quest’anno conferma le loro preoccupazioni. E una vacillante ripresa economica afferma il bisogno di investire nella creazione di posti di lavoro. Per tutte queste ragioni, raccomandiamo di investire la gran parte degli incrementi al budget per la prevenzione nella parte del bilancio rivolta a questo tipo di minaccia, il che servirà anche da sprone all’attività economica del paese.

Il nostro Budget Unificato per la Sicurezza migliorerebbe il bilancio per la sicurezza, come illustrato nel grafico sotto.

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La differenza tra i tagli e gli aumenti da noi suggeriti lascerebbe un avanzo di quasi 50 miliardi di dollari. Proponiamo che la metà di questa cifra sia destinata alla riduzione del deficit. Ma il nostro paese soffre di un deficit di investimenti e di un deficit del budget. Proponiamo allora di ridestinare la somma restante in investimenti pubblici per la creazione di posti di lavoro, che da soli creerebbero nuovi contribuenti e nuove entrate fiscali, contribuendo così alla riduzione del deficit.

È dunque possibile migliorare il bilancio del nostro portafoglio di spesa per la sicurezza e allo stesso tempo ridurre il deficit. Ma tutto ciò è impossibile se gli stanziamenti per le guerre vengono protetti a spese degli stanziamenti per la prevenzione e degli investimenti per le infrastrutture della nazione.

Il Congresso al momento continua a seguire questa linea. Comunque, sta resistendo alla corrente che ha cambiato fortemente il dibattito quest’anno in maniera molto forte nella direzione di dare alle spese militari un ruolo significativo nella riduzione del deficit. Fin qui, tuttavia, l’amministrazione Obama non è andata oltre un rallentamento della crescita del budget per le spese militari, che non è mai stato così alto dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Dal 2001 è cresciuto da un terzo del totale mondiale a quasi la metà, e, con questo piano, continuerà a crescere in termini reali. La riduzione del deficit richiede un vero taglio alle spese militari. Tre sezioni di questo rapporto delineano le tre misure necessarie per far questo.

Affrontare seriamente gli sprechi: c’è consenso generale sul fatto che i conti militari sono in realtà gonfiati. Il Government Accountability Office ha scoperto che le eccedenze delle spese militari negli ultimi due anni – la differenza tra la cifra per la quale è stato contratto un appalto e quanto è costato davvero – hanno superato il budget annuale del Dipartimento di Stato. Questa sezione riesamina le misure effettivamente intraprese quest’anno, ne valuta i risultati, e delinea ciò che davvero deve essere fatto per tagliare gli sprechi.

Riesame dei ruoli e delle missioni: l’amministrazione sta attualmente conducendo quella che afferma essere un’analisi di quali missioni chiave siano necessarie alla nostra sicurezza e di che cosa possiamo fare a meno. Questo è un compito critico. La crescita del budget militare negli ultimi anni è coincisa con un più ampio insieme di missioni che il Pentagono ha abbracciato nella sua Revisione Quadriennale della Difesa (QDR) senza considerarne i costi. Questa nuova sezione fornisce i nostri suggerimenti sul tipo di revisione che sarà necessaria per guidare uno sforzo serio per tagliare i costi.

Riforma dell’elaborazione del budget: c’è una sconnessione tra l’attuale discorso sulla necessità di ridurre il deficit e ribilanciare il budget per la sicurezza e i budget sbilanciati e gonfiati che continuiamo a finanziare. Questa sconnessione ha molto a che fare con un’elaborazione del budget balcanizzata che favorisce interessi campanilistici e impedisce di considerare quali livelli e priorità di spesa per la sicurezza, nel complesso, servirebbero meglio i nostri obiettivi nazionali. In questa sezione forniamo un menu di riforme, dalle più modeste alle più visionarie, spaziando dalle une alle altre.

Note: Miriam Pemberton svolge attività di Ricerca all’Institute for Policy Studies e si occupa di demilitarizzazione per il progetto Foreign Policy in Focus. Di recente ha pubblicato il rapporto "Military vs. Climate Security: Mapping the Shift from the Bush Years to the Obama Era," (Sicurezza Militare vs. Sicurezza Climatica: Cosa è Cambiato dagli Anni di Bush all’Era di Obama) che ha fatto seguito alla sua precedente pubblicazione, "The Budgets Compared: Military vs. Climate Security" (Bilanci a Confronto: Sicurezza Militare vs. Sicurezza Climatica). Miriam è anche a capo del gruppo di lavoro che produce annualmente lo “Unified Security Budget for the United States.” È stata curatrice, ricercatrice e infine direttore della Commissione Nazionale per la Conversione Economica e il Disarmo. È Ph.D. all’Università del Michigan.
Tradotto da Antonella Recchia per PeaceLink. Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte (PeaceLink) e l'autore della traduzione.
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