Libia: lo show delle armi, armi per tutti
Dopo circa sei mesi dalla rivolta contro il regime di Gheddafi i ribelli fanno ingresso nella capitale Tripoli, prendono possesso della stazione della tv di Stato, interrompono le trasmissioni televisive e radiofoniche e poco dopo inviano una nota a milioni di utenti di telefoni cellulari che dice "Viva la Libia libera".
"Welcome to Libya's 'democracy'". Gheddafi ha appena lasciato l'edificio - il compound Bab-al-Aziziyah - e già avvoltoi occidentali sono in corsa per cogliere il "grande premio", il petrolio e il gas della Libia.
http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/MH24Ak01.html
Comunque si voglia vedere questa guerra sostenuta dall'ONU ciò che rimarrà scolpito nelle menti di tutti sarà l'immagine di coloro che nel giro di poco tempo hanno mutato il loro atteggiamento nei confronti di Gheddafi: da amico a nemico.
I ribelli libici che hanno preso il controllo a Tripoli hanno trovato nel compound di Gheddafi un album fotografico con immagini di Condoleezza Rice. In un'intervista nel 2007 con Al-Jazeera TV Gheddafi descriveva così l'ex segretario di Stato americano:
"Sostengo la mia cara donna nera, africana. La ammiro e sono molto orgoglioso del modo in cui si appoggia e dà direttive ai leader arabi. Leezza, Leezza, Leezza, mi piace molto. Sono orgoglioso di lei perché è una donna nera di origini africane"
http://content.usatoday.com/communities/ondeadline/post/2011/08/rebels-find-album-of-condoleeza-rices-photos-in-gadhafi-compound/1?csp=hf
Italia-Libia: Gheddafi regala a Berlusconi il suo anello con testa leone
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/?id=3.0.3414548675
A luglio i capi militari della ribellione libica di Misurata ricevuti a Parigi dal presidente francese Nicolas Sarkozy avevano inequivocabilmente chiesto "dateci le armi e prendiamo Tripoli".
Il colonnello Gheddafi dall'altra parte esortava i suoi fedeli a recuperare le armi paracadutate dalla Francia agli insorti nella zona montuosa di jebel Nefussa. "Marciate sulla montagna e prendete le armi che sono state lanciate dai francesi . Se poi volete perdonare i ribelli è affar vostro".
Non c'è guerra che non veda un traffico di armi.
Il 30 giugno la Russia e l'Unione africana avevano ufficialmente chiesto alla Francia spiegazioni circa la notizia della fornitura segreta di armi ai ribelli così come riportato anche dal quotidiano Le Figaro. Secondo una fonte citata dal quotidiano si trattava di lanciarazzi, fucili d'assalto, mitragliatrici e missili anticarro. Se fosse vero "sarebbe una grave violazione della risoluzione 1970 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite" ha detto il capo della diplomazia russa Sergei Lavrov.
http://www.lefigaro.fr/international/2011/06/28/01003-20110628ARTFIG00704-la-france-a-parachute-des-armes-aux-rebelles-libyens.php
Oggi che Gheddafi è il nemico da scovare, portare davanti al tribunale dell'Aia per crimini contro umanità, arrestare o uccidere, Italia, Francia, Germania e tutti i paesi che hanno venduto armi a Gheddafi miminizzano il loro ruolo di esportatori d'armi.
Un cavo di WikiLeaks mostra che il senatore repubblicano dell'Arizona John McCain ha promesso di aiutare il dittatore libico Muammar Gheddafi con materiale militare degli Stati Uniti nel 2009. Brian Rogers, direttore delle comunicazioni per McCain, ha dichiarato che mai il repubblicano dell'Arizona ha fatto alcuna promessa in Libia e mai ha agito per aiutare il regime di Gheddafi.
http://www.politico.com/news/stories/0811/62114.html
"La Francia non ha mai avuto un ambito di cooperazione con la Libia in materia di difesa e armamenti rispetto ad altri grandi fornitori. La Francia non può essere vista come un importante fornitore di armi dalla Libia ".
François Fillon minimise la vente d'armes françaises à la Libye
http://www.slateafrique.com/23773/france-francois-fillon-exportation-armes-francaises-libye-kadhafi
"In merito alle notizie di diversa fonte che attribuiscono all’industria italiana e in particolare a Finmeccanica la vendita di armi alla Libia, Finmeccanica precisa che gli ordini acquisiti non sono in ambito militare".
(Ufficio Stampa Finmeccanica)
Il Manifesto riporta un articolo di Le Monde "La guerre de Nicolas Sarkozy" in cui si legge che quella in Libia è stata una guerra preparata nei minimi dettagli. Lo si evince dalla lettura di alcuni file diffusi da Wikileaks del 2008, cioè ben prima dell'inizio del ciclo delle primavere arabe.
http://www.lemonde.fr/libye/article/2011/08/23/libye-la-guerre-de-nicolas-sarkozy_1562377_1496980.html
Il Consiglio nazionale degli insorti ha fatto sapere che ricompenserà adeguatamente i paesi che lo hanno appoggiato, mentre nei confronti di Russia, Cina e Brasile, che non hanno appoggiato le sanzioni contro il regime libico, vi saranno "differenze". La russa Rosoboronexport, punto di riferimento per l’intero comparto industriale militare, rischia di perdere 4 miliardi di dollari dal risultato del conflitto libico e dal relativo embargo dell'Onu contro Tripoli. Il 23 agosto la Cina ha dovuto esortare il nuovo consiglio di transizione libico affinchè protegga i suoi interessi nel paese. Pechino aveva investito miliardi di dollari in ferrovie, petrolio e telecomunicazioni in Libia e si era pronunciata contro gli attacchi aerei della NATO. Dopo l'entrata dei ribelli nella capitale Tripoli Pechino ha detto che "rispetta la scelta del popolo libico".
La NATO ha fornito le cifre del contributo militare offerto dai diversi Paesi in Libia da cui si ricava che la parte del leone l'ha fatta Francia con il 33% seguita dagli Stati Uniti (per lo più con UAV UCAV, intercettazioni da parte della National Security Agency e agenti della CIA sul terreno) con il 16% e dalla Danimarca con l'11%, Regno Unito, Canada, Italia e Norvegia sono al 10%.
http://www.acus.org/natosource/national-composition-nato-strike-sorties-libya
Non ci deve stupire la bassa percentuale delle sortite aeree effettuate dal Regno Unito perchè per la prima volta fonti della difesa inglese hanno confermato che il SAS è stato in Libia per diverse settimane, e ha giocato un ruolo chiave nel coordinare la caduta di Tripoli.
http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/africaandindianocean/libya/8721291/Libya-SAS-leads-hunt-for-Gaddafi.html
Lo storico esperto di Libia Angelo del Boca afferma che è difficile comprendere fra quanto e come finirà questa guerra, chi guiderà la Libia post-Gheddafi, ma di sicuro il principale obiettivo dei Paesi Nato è il petrolio.
Stefano Silvestri, analista di strategie militari, scrive che "il rischio maggiore è che i diversi interessi politici ed economici degli attuali alleati della rivolta alimentino la frammentazione della nuova Libia, appoggiando ognuno le “proprie” fazioni e i “propri” leader politici, per assicurarsi un miglior dividendo futuro".
Dunque il vero obiettivo dei sostenitori dei ribelli anti-Gheddafi non era chiaro dall'inizio. Hanno parlato di cambio di regime, di protezione dei civili, di Gheddafi che se ne doveva andare e "in ogni caso nè gli Stati Uniti né la NATO sono coinvolti nella caccia all'uomo". Lo ha detto la portavoce del Dipartimento di Stato Victoria Nuland.
Quale strategia ha portato avanti la NATO in questa guerra?
E la presenza dei paesi arabi del Golfo serve alla crociata della "primavera araba" o serve a soffocare la "primavera araba"?
L'opposizione libica ha detto che ha urgente bisogno di almeno 5 miliardi di dollari per pagare gli stipendi statali, mantenere i servizi vitali e riparare gli impianti petroliferi (gli analisti stimano che fino a 110 miliardi dollari sono congelati nelle banche di tutto il mondo).
Giampiero Gramaglia dell'Istituto Affari Internazionali rileva che "all’attivismo politico del presidente francese, il premier italiano Silvio Berlusconi contrappone mosse essenzialmente economiche". L’Italia mette sul tavolo 350 milioni di euro anticipando la decisione dell'ONU e della UE sbloccando parte dei beni libici presenti nelle banche italiane: un modo per aggirare le lungaggini delle autorizzazioni delle organizzazioni internazionali. Il premier punta a che l’Italia sia il paese “che dà di più alla Libia” e il Cnt rassicura che tutti i contratti con le imprese italiane saranno rispettati e che l’accordo d’amicizia del 2008 resta valido.
Se le compagnie petrolifere francesi sono probabilmente tra coloro che sperano in lucrativi contratti petroliferi con un nuovo governo in Libia, anche l'Eni ha monitorando in questi mesi la situazione in Libia. L'Italia era il maggior partner economico della Libia con un valore commerciale in euro di 11 miliardi nel 2010 e prima della guerra l'Eni pompava circa 280.000 barili al giorno di gas naturale e petrolio.
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E Finmeccanica?
Finmeccanica è fiduciosa che i contratti stipulati per un valore vicino a 900 milioni di euro nel settore civile saranno soddisfatti, ma oltre alla commessa della Ansaldo Sts, Finmeccanica aveva firmato accordi per la sicurezza delle frontiere e sistemi di controllo per un valore di 300 milioni di euro (Selex Sistemi Integrati). L'holding si dice sicura che questo contratto non sarà influenzato dai sei mesi di embargo ONU sulle armi imposto al paese nord africano.
Solo sette mesi fa Finmeccanica annunciava che la Libia avrebbe potuto avere un suo consigliere nel cda visto che i libici della Lia (fondo sovrano gestito dal ministero della difesa di Tripoli) erano entrati nel capitale della società con una quota del 2,01% delle azioni, oggi lancia missili aria-superficie a guida laser capaci di neutralizzare strutture fisse corazzate e sotterranee e quelli nati per la soppressione di radar nemici.
Aggiornamento delle attività NATO dal 31 marzo 2011 al 26 agosto 2011: 20.395 sortite aeree di cui 7.681 di attacco.
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