Spese militari:"Non venite nel lato oscuro"
“Sì, l'Impero deve fermare la costruzione di Stelle Morte”.
Metaforicamente parlando il DoD - Department of Defense - non dovrebbe neanche costruirle.
Ma che tipo di sistema d’arma si inserisce in questa categoria?
(Don’t Come to the Dark Side, Lt. Col. Dan Ward, USAF. Chief in the Science, Technology and Engineering Directorate, Office of the Secretary of the Air Force for Acquisition (SAF/AQRT) .
Le stelle morte sono quei progetti militari che risucchiano tempo e denaro in un buco nero.
La storia dei programmi d’arma è piena di esempi di programmi che rientrano nella schema soprannominato “la spirale di morte” e attribuito all'ex ufficiale dell'aeronautica civile e analista del Pentagono Chuck Spinney. Due di questi sono il General Dynamics F-111 e il Lockheed Martin F-22, entrambi, a causa di problemi tecnici, ritardi e costi sempre maggiori, sono stati costruiti in numero di gran lunga minore di quanto originariamente previsto.
Per alcuni addetti ai lavori del Pentagono l'F-35 Strike Fighter è alla prova dei fatti scivolato in questo vecchio schema familiare.
http://www.capecodonline.com/apps/pbcs.dll/article?AID=/20100207/NEWS11/100209795
Poche volte, ma è accaduto che alcuni programmi del Pentagono siano stati cancellati.
Nel giro di dieci anni è toccato al programma Future Imagery Architecture, un programma di ricognizione satellitare che sarebbe costato diversi miliardi di dollari in più del previsto, al Future Combat Systems (18 miliardi dollari), all'elicottero Comanche (7.9B), all’Expeditionary Fighting Vehicle (3.3B), elicottero presidenziale VH-71 (3.7B) e ad altri sei programmi per un totale di 46 miliardi di dollari.
Il preventivo proposto nel bilancio per la difesa 2012 fornisce complessivamente 9.7 miliardi di dollari per il programma F-35. Con 2.457 velivoli progettati, il costo medio per aereo è 135 milioni di dollari. Complessivamente le spese militari per il 2012 avrebbero dovuto oscillare fra i 553 e i 676 miliardi di dollari se non ci fosse stato lo spettro del default (insolvenza sul debito), poi allontanato dall'accordo tra Casa Bianca e Congresso che ha permesso l'innalzamento del tetto del debito pubblico. Il debt ceiling (tetto del debito) è stato introdotto nel 1917 in vista dell'enorme spesa economica che avrebbe portato l'entrata in guerra degli Stati Uniti nel primo conflitto mondiale. Il suo innalzamento permette di stampare nuovi titoli di Stato da immettere nel mercato.
Con George Walker Bush, 43º Presidente degli Stati Uniti d'America, il debito pubblico è aumentato di circa 5 mila miliardi in conseguenza delle guerre in Afghanistan e Iraq e del taglio delle tasse.
Il disavanzo nei conti pubblici e nei conti con l’estero aveva già giocato un ruolo fondamentale nella crisi finanziaria mondiale negli anni settanta, così come dopo la guerra del Vietnam e la crisi del petrolio. Negli anni duemila è scoppiata la bolla delle dot-com, poi quella immobiliare e infine è arrivata la crisi dei subprime nel 2008. Anche per queste ultime il fattore militare si incrocia per destabilizzare l’assetto internazionale.
Secondo l’Istituto di studi internazionali dell’università americana Brown che ha redatto il rapporto “Costs of war”, le guerre intraprese dopo l’11 settembre sono già costate oltre 3 trilioni di dollari escludendo il costo umano dei soldati e dei civili (sempre maggiore) e quello dovuto ai veterani di guerra. “Per ogni milione di dollari speso, il Pentagono crea 8 posti di lavoro. La stessa somma nell’istruzione creerebbe 15 posti di lavoro, direttamente e indirettamente; nella sanità, 13 posti di lavoro. Quindi, le opportunità economiche derivanti dalle spese di guerra sono molto deboli”.
Sulle spese del Pentagono è stato consegnato un rapporto di una Commissione parlamentare d’inchiesta, secondo cui una gestione “allegra” dei contratti avrebbe provocato sprechi per 30 miliardi di dollari negli ultimi dieci anni. Il documento alimenta le preoccupazioni sulla disciplina fiscale del Pentagono in una fase di tagli al bilancio. http://costsofwar.org/
Dunque il presidente Obama è riuscito a far innalzare il tetto del debito di 400 miliardi subito per scongiurare il default, poi di altri 500 miliardi e infine di 1.500 miliardi per un totale di circa 2.500 miliardi in dieci anni. Al contempo si dovranno eseguire tagli immediati di 900 miliardi e altri di 1.500 miliardi che verranno identificati da una super Commissione parlamentare paritetica.
Se non ci sarà un accordo al suo interni scatteranno i risparmi automatici.
L’intesa prevede che per metà arrivino dal bilancio del Pentagono e in parte da Medicare.
La necessità di una riduzione del bilancio della difesa ha acceso una battaglia fra analisti militari e generali, rappresentanti delle industrie della difesa e politici, giornalisti e cittadini.
Un dato è certo: il bilancio del Dipartimento della Difesa è salito per 13 anni consecutivi, la spesa per la difesa è salita complessivamente a circa 700 miliardi di dollari (escludendo quelle per le guerre) con un aumento del 70 per cento.
Eppure sembra che non vi sia nessuna garanzia che il “Super Congresso” possa tagliare le spese della Difesa se si legge meglio la legislazione recentemente approvata sulla riduzione del debito.
Angela Canterbury, direttore per la politica pubblica di POGO, ha scoperto che non c'è nulla nella legge che garantisca una riduzione dentro il Dipartimento della Difesa perché parla genericamente di “categoria della sicurezza”, includendo quindi Department of Homeland Security, the Department of Veterans Affairs, the National Nuclear Security Administration, the intelligence community management account and international affair. Il DoD potrebbe avere nessuna riduzione a scapito dell’Agenzia per lo sviluppo internazionale, missioni diplomatiche, sicurezza nucleare o iniziative di sviluppo.
Il Super Congresso o Comitato di guida per la riduzione delle spese inutili della difesa dovrebbe risparmiare circa 1200 miliardi, ma se non arriva ad un accordo e il Congresso non si pronuncia, scatterà un taglio che potrà arrivare sino a 600 miliardi di dollari (sempre in dieci anni).
Per il 2012 vi sarà un taglio di 5 miliardi su tutto ciò che rientra sotto l’ombrello della sicurezza.
http://thehill.com/blogs/congress-blog/economy-a-budget/177517-is-defense-spending-really-on-the-chopping-block
Questa riduzione potrebbe diventare una occasione per riformare il Pentagono e, per ciò che si sa, i membri che compongono il Grande Congresso non dipendono prevalentemente dalle donazioni dell’industria della difesa, per cui l’attenzione è ora sul lato industriale.
Attualmente i funzionari del Pentagono stanno lavorando con l’Office of Management and Budget per determinare il significato dei tagli e il nuovo Segretario alla Difesa, Leon E. Panetta, ha dichiarato che se i primi 400 miliardi in dieci anni non sono un problema, ulteriori tagli potrebbero
“indebolire terribilmente” la sicurezza nazionale del paese.
Anche il generale David Petraeus (l'ex comandante delle missioni in Iraq ed in Afghanistan, che ha assunto l’incarico di direttore della Cia), ha auspicato che i tagli al bilancio del ministero della Difesa statunitense non facciano ripiombare l'apparato militare statunitense nel baratro in cui era sprofondato dopo la guerra del Vietnam.
Chi non ha perso tempo ad organizzarsi per affrontare la grande battaglia sulla riduzione delle spese militari è il complesso militare-industriale. Per la prima volta le principali aziende di armi hanno unito le loro forze mettendo da parte l’abitudine che vede “ognuno è per sé”.
Questa campagna senza precedenti è sostenuta dal Aerospace Industries Association , LMG Inc., una società di affari di Washington , la conservatrice Heritage Foundation e il Center for Strategic and Budgetary Assessments.
Il comitato esecutivo comprende dirigenti di fornitori del Pentagono come Lockheed Martin Corp., Boeing e Northrop Grumman Corp e il loro motto è:
“La leadership americana nel settore aerospaziale e della difesa è minacciata dalle forze del Congresso e dall'amministrazione. La sicurezza delle nostre truppe, il nostro futuro tecnologico e la nostra stabilità economica è a rischio. Dobbiamo preservare l'occupazione in tutta la nazione e mantenere forte la nostra nazione. Si prega di unirsi a noi e agire ora, prima che sia troppo tardi”.
http://secondtonone.org/
Logiche di potere, corruzione e scontri per il dominio dei centri di potere si trovano a dover fare i conti con una crisi del debito e una crisi economica drammatica, con il risultato che vi è una accelerazione delle minacce e ricatti (non ultimo quello dei licenziamenti) e una intensificazione della pressione sul Pentagono per sostenere il programma F-35 in particolare, e tutta la produzione di guerra in generale.
La conferma da parte dell’F-35 programme office del superamento del costo stimato per i primi 28 aerei di produzione di circa 1,15 miliardi di dollari, invece dei 771 milioni dollari precedentemente dichiarati, ha riacceso la protesta di chi afferma che questo progetto è entrato “nella spirale della morte”.
In particolare il senatore John Cornyn del Texas, dove è montato l'F-35, ha scritto una lettera al vice segretario alla Difesa Ash Carter per esprimere il suo disappunto per "l’apparente mancanza di impegno atto a raggiungere successo del più grande programma di acquisizione nella storia. della difesa". Se la Casa Bianca intende seriamente creare posti di lavoro stimolando le esportazioni, se vuole promuovere la competitività e risparmio di denaro, allora ha bisogno di mantenere in pista la prossima generazione di armi perché è l’unico posto nel bilancio federale dove tutti i temi della crescita economica convergono.
Ancora una volta la recessione economica diviene motore di un passaggio ad un nuovo ordine internazionale e ancora una volta gli USA stampano soldi per finanziare le spese militari.
Eppure basterebbe tagliare le spese per la difesa di 150 miliardi di dollari ogni anno così da mantenere il bilancio militare ai massimi livelli dell'amministrazione Reagan, ai tempi della guerra fredda. Con una riduzione di 250/300 miliardi di dollari ogni anno si arriverebbe al livello del bilancio della difesa dei tempi di presidenti come Eisenhower, George HW Bush e Clinton.
Potrebbe essere questa una occasione storica per il presidente Obama.
L’accenno al programma F-35 ci porta in Italia e di nuovo a scelte politiche che determineranno una svolta del sistema nella sua totalità. L’ennesima manovra economica del governo Berlusconi si risolve però in un ennesimo richiamo alla necessità di sacrifici da parte della maggioranza della popolazione, l’ennesimo attacco a quella frazione di lavoratori che è riuscita a mantenere un pò di sicurezza del lavoro, l’ennesimo tentativo di rovesciare le responsabilità della disoccupazione sugli individui che vivono questa condizione, l’ennesima limitazione della democrazia verso chi non crede all’unico diritto rimasto, quello di essere sfruttato, i migranti fra i primi.
Anche in Italia si dovrebbe aprire un dibattito circa la necessità di abbattere un budget militare privo di urgenze particolari se non quelle di mantenere un apparato industriale che attraverso la rimozione della distinzione fra difesa e sicurezza, sta militarizzando il territorio con le sue tecnologie, sta militarizzando la ricerca universitaria e gli enti dedicati alla protezione civile, sta militarizzando la politica estera, sta consumando le risorse economiche a disposizione.
Alla domanda circa la possibilità di un taglio ai ministeri compreso quello della Difesa, il ministro La Russa ha risposto che basterà la dismissione di caserme, fari e altri immobili non più' funzionali alle Forze armate, dimenticando volutamente un riferimento a quel progetto che anche in America viene soprannominato una “Stella Morta”.
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