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Ministero della Difesa: Un Ammiraglio alla corte del Presidente

18 novembre 2011

L'Ammiraglio DI PAOLA accompagnato dall'Ambasciatore d'Italia a Kabul

“Il soldato del futuro è cibernetico, richiede grandi investimenti e una diversa mentalità per la necessità di mettere tutti gli operatori e tutti i sistemi in rete".
(Ammiraglio Di Paola)

Per la prima volta nella storia della Repubblica italiana un uomo dell’apparato militare è stato nominato Ministro della Difesa. Bisogna andare indietro al 1943 per trovare qualcosa di simile, quando il re Vittorio Emanuele III, una volta caduto Benito Mussolini, nominò il Maresciallo Pietro Badoglio come Primo Ministro.

Dal 16 novembre 2011 l’Ammiraglio Giampaolo Di Paola, presidente del comitato militare della NATO ed esperto di Anti-Submarine Warfare, è una delle nomine non politiche del nuovo governo di Mario Monti.

Di questo governo e di quello appena insediato in Grecia Cecilia Malmström, Commissaria europea agli Affari Interni, da detto: "Sia Monti sia Papademos hanno mandati chiari…naturalmente non è l'ideale che paesi democratici siano gestiti da tecnocrati e non da rappresentanti politici eletti…
http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_Data/docs/pressdata/en/ec/126107.pdf

Giampaolo Di Paola dopo aver legato il suo nome alla storia del Lockheed F-104 Starfighter per aver dato l’addio allo “Spillone” http://www.difesa.it/SMD/CaSMD/Documents/33381_Interve_Kbpdf.pdf

può, dal suo punto di vista e di chi vuole una Italia super armata, sentirsi soddisfatto di aver sponsorizzato il caccia della Lockheed Martin F-35 “Siamo nel programma, punto e basta, e siamo partner di 2 livello. Non sarei entrato in quel livello di investimento senza una chiara prospettiva di poter procedere alla fase di produzione”. Diceva questo mentre Carlo Festucci, segretario generale della Federazione italiana aerospaziale AIAD, si lamentava che i Paesi Bassi avevano ricevuto più lavoro spendendo meno del miliardo di dollari dati dall’Italia.
http://business.highbeam.com/411058/article-1G1-110921963/talkingtough

Dopo l'11 settembre, da Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti, affermò che bisognava attivare contro le nuove minacce globali la tecnologia e tutte le capacità militari, dalle nanotecnologie alla robotica, dalle armi ad energia diretta ai sistemi informatici sino alle armi cosiddette non letali  “solo il futuro ci dirà fino a che punto siamo in grado di sviluppare e applicare le tecnologie e i sistemi che sono attualmente in fase di sviluppo presso i nostri laboratori, enti di ricerca e centri di prova, ma credo che la realtà saprà uguagliare o addirittura superare le aspettative”.

Rispetto alle spese militari dedicate da Bilancio della Difesa nel 2001 disse:
“Siamo partiti da una situazione di inferiorità, dovendo superare le restrizioni del dopoguerra, aggiornarci sulle continue innovazioni tecnologiche degli armamenti, ridurre la differenza con gli altri Paesi negli organismi internazionali. Il mio compito è acquisire gli armamenti per tutte le Forze Armate e facilitare la presenza nel mondo dell’industria italiana della difesa. Sono responsabile della cooperazione internazionale nei materiali di armamento; nell’ambito delle leggi e delle direttive del ministro, opero per sviluppare la cooperazione con i Paesi dell’Alleanza atlantica e dell’Unione europea, e in generale con tutti i Paesi con cui è legittimo cooperare”.

 

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