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Di Paola rilancia il miliardario scudo anti-missili NATO

Il ministro della difesa Di Paola chiede agli Stati Uniti di non abbandonare il costosissimo programma di "difesa" antimissili MEADS, lanciato nel 2004 insieme ad Italai e Germania. Un grande affare per il complesso militare-industriale USA (Lockheed Martin) e Finmeccanica.
5 maggio 2012

Non ha timori reverenziali il ministro-ammiraglio per il potente alleato d’oltreoceano. “Noi chiediamo agli Stati Uniti di rispettare i propri impegni e noi rispetteremo i nostri”, ha esordito il responsabile del dicastero della Difesa, Giampaolo Di Paola, intervenendo il 30 aprile nell’ultraconservatore Centro per gli Studi Strategici Internazionali (CSIS) di Washington. Oggetto della polemica, il costosissimo programma di “difesa” aerea a corto e medio raggio MEADS (Medium Extended Air Defense System), progettato in vista della sostituzione del sistema “Patriot” negli Stati Uniti e in Germania e “Nike Hercules” in Italia. Uno “scudo” anti-missili che piace sempre meno al Pentagono e che il Congresso non intende più finanziare.

“Se gli Stati Uniti dovessero rinunciare al MEADS, lascerebbero i due alleati europei con le mani legate”, ha spiegato Di Paola. “Comprendo il punto di vista statunitense, secondo cui il MEADS è solo uno dei tanti sistemi anti-missili che può essere messo in campo. Ma c’è un accordo preso insieme ad Italia e Germania, e ognuno dei tre paesi deve rispettarlo. I partner hanno già contribuito finanziariamente al programma in modo considerevole”.

“Gli Stati Uniti non possono abbandonare adesso il MEADS, perché farà parte del contributo europeo alla difesa missilistica”, ha ammonito il ministro. “Spero così che parteciperete al programma sino a che venga conclusa la sua fase progettuale. A quel punto, voi sarete liberi, e noi europei potremo decidere se andare avanti”.

La firma del memorandum tra Roma, Berlino e Washington per la ricerca e lo sviluppo del nuovo sistema d’armi risale al secondo semestre del 2004. Successivamente, il MEADS è stato assunto strategicamente dalla NATO e nel 2007 è divenuto una delle priorità militari ed industriali dell’ultimo governo Prodi. E il sistema è stato inserito all’interno di un più ampio piano di cooperazione bilaterale Italia-USA: in cambio della concessione di nuove basi militari in territorio italiano e del potenziamento di quelle esistenti (Vicenza, Aviano, Camp Darby, Sigonella, Niscemi, ecc.), l’esecutivo di centro-sinistra ha ottenuto da Washington il consenso ad un’effimera partecipazione delle aziende Finmeccanica allo “scudo” anti-missili da installare in Europa e in Medio Oriente e alla produzione del nuovo cacciabombardiere F-35. L’impegno nazionale è stato oneroso: solo per il MEADS, dal 2004 ad oggi l’Italia ha speso più di 600 milioni di euro.

Il programma però si è caratterizzato per i notevoli ritardi (il piano originario fissava come data entro cui completare la produzione il 2007, oggi si è posticipato al 2018), mentre le previsioni di spesa finale sono schizzate da 3,4 a 4,2 miliardi di dollari. Secondo il memorandum del 2004, i costi di progettazione e sviluppo del MEADS devono essere così suddivisi: il 58% agli USA, il 25% alla Germania e il restante 17% all’Italia. Troppi soldi per il Congresso, che nel febbraio 2011 ha deciso di bloccare ulteriori stanziamenti. Solo per completare la fase di ricerca, Washington dovrebbe assicurare 804 milioni di dollari entro il 2013. Se l’amministrazione Obama non contrasterà le indicazioni dei congressisti, non resteranno che due strade: la rinuncia generale al MEADS o l’assunzione da parte di Germania e Italia della quota statunitense non finanziata. L’ultima ipotesi comporterebbe l’ennesimo trasferimento di risorse pubbliche a favore del complesso militare-industriale a netto predomino statunitense.

Il sistema MEADS è prodotto da un consorzio internazionale con sede ad Orlando, guidato da Lockheed Martin, il colosso USA che è pure prime contractor dei cacciabombardieri F-35 e del MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari di US Navy che disporrà di un terminale terrestre a Niscemi, in Sicilia. La joint venture vede poi la presenza delle europee EADS ed MBDA. Quest’ultima è presente attraverso la filiale tedesca MBDA-LFK ed MBDA Italia. Operante quasi esclusivamente nel settore bellico, la holding è controllata al 25% da Finmeccanica e il restante 75% da società con sede in Gran Bretagna e Francia. Lo scorso anno ha avuto un fatturato record di 3 miliardi di euro (+5% rispetto al 2010 e +15% al 2009).

“Il MEADS è un programma volto a fornire un assetto di difesa aerea in grado di operare contro aerei, missili da crociera e missili balistici tattici”, spiegano i produttori. “Il sistema ha dimostrato di poter difendere fino a otto volte l’area di copertura dei sistemi che andrà a sostituire, richiedendo un minor numero di assetti. Questo consente una notevole riduzione del personale e delle attrezzature impiegate, così come la domanda di trasporto aereo”.

L’intercettore base del MEADS sarà il missile Patriot PAC-3 Segment Enhancement (MSE), mentre il missile IRIS-T SL (prodotto da Diehl BGT Defence) andrà ad armare i dispositivi delle forze armate tedesche. La configurazione base del sistema richiede un lanciatore, un battle manager per la direzione delle operazioni tattiche ed il radar per il controllo di fuoco a banda X che incorpora il dispositivo di riconoscimento amico-nemico prodotto da Selex Sistemi Integrati (Finmeccanica). Radar, centri operativi e lanciatori saranno montati a bordo dei nuovi camion 6x6 FMTV di produzione USA, trasportabili sui velivoli carco C-130 “Hercules”.

È in Italia che si stanno eseguendo buona parte dei test di funzionamento del battle manager e dei sistemi di controllo di fuoco del MEADS, i primi negli stabilimenti MBDA di Fusaro (Napoli), i secondi nella base aerea di Pratica di Mare (Roma). MBDA Italia dispone di un organico di circa 1.300 dipendenti, distribuiti nei centri di La Spezia, Fusaro e Roma. Seguendo una tendenza affermatasi da parecchi decenni nel mercato statunitense, le attività di ricerca e sviluppo sono condotte dall’azienda in convenzione con alcune importanti università italiane, prime fra tutte quelle di Napoli, Ancona, Pisa, L’Aquila e Torino.

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