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Con i miei connazionali, oltre le parate e i cacciabombardieri

I tempi sono maturi per un confronto sulla festa della Repubblica e sul ripudio della guerra, sulla nostra idea di paese e di destino comune anche nei momenti più difficili
31 maggio 2012

"Puntamento" dell'articolo 11 della Costituzione

Anche la regione Umbria ha deciso di fare il possibile, in ogni sede, affinché il Governo riveda la decisione di acquistare alcuni cacciabombardieri F-35 (131 in origine, poi ridotti a 90). Si tratta di una spesa - senza considerare il mantenimento in efficienza e l'uso degli aerei - prevista in almeno 15 miliardi di euro. E' oramai la quarta regione ad averlo deciso, dopo Marche, Trentino Alto Adige/Sudtirol, Emilia Romagna.

Sono decisioni che fanno percepire un'attenzione e un'energia crescente nella popolazione. Come si sa, negli ultimi tempi si sono moltiplicati gli inviti a rinunciare al progetto da parte di enti locali, di associazioni, di singoli (al momento, sono quasi 80.000 le sottoscrizioni raccolte sull'appello lanciato da "sbilanciamoci" e dalle associazioni della "Rete Nazionale Disarmo" e 645 le associazioni che hanno aderito).

La crisi economica e i drammatici eventi delle ultime settimane - in particolare le scosse di terremoto in Emilia Romagna che hanno causato nuove vittime solo due giorni fa - hanno indotto moltissimi cittadini, insieme a esponenti politici e del mondo della cultura, a chiedere di rinunciare a quell'acquisto. Si è insistito anche per l'annullamento delle celebrazioni previste a Roma per il 2 giugno, festa della Repubblica, e quindi della parata militare.

Molte associazioni hanno considerato importante anche invitare a rispettare la scelta dei volontari che prestano servizio civilescrivendo al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione Andrea Riccardi e chiedendone un intervento, per impedire un addestramento di questi giovani mirato alla partecipazione in formazione militare alla parata. E hanno ricordato la crisi gravissima in cui si sta spingendo il servizio civile - che avrebbe potuto rappresentare una grande risorsa anche in questo momento - privato di mezzi e di prospettive.

Infine, i tempi sono forse maturi per riflettere sul significato della festa della Repubblica.

La popolazione non si rispecchia in questo genere di celebrazioni. E' improbabile che possa mai affezionarsi a questo appuntamento con armi e divise. Sarà forse tollerante e potrà considerarla al massimo un'esibizione spettacolare, rispettando l'impegno personale dei singoli partecipanti. Nessuno, invece, può pensare che all'indomani di una parata militare si sia più pronti a riflettere sul periodo di vita comune trascorso, sul futuro da affrontare, sulle scelte che come paese abbiamo fatto - anche a livello internazionale - e sulle prospettive e gli scenari futuri. Saranno pochi ad averne ricavato qualcosa.

Pensare per un giorno al proprio paese potrebbe essere un’occasione di conoscenza e di crescita civile, ma procedendo in questo modo nessuno potrà mai sospettarlo.

Saranno presto più facili i "trasferimenti di armamenti"

Proprio ieri è stata recepita la direttiva sul commercio di armamenti all'interno dell'Unione Europea (2009/43/CE), con l'approvazione definitiva di un decreto legislativo da parte del Governo. Vi si prevede il sempre benvenuto "snellimento della burocrazia", che in questo caso però riduce controlli e obblighi per le società che commerciano e per le banche intermediarie. Uno dei fenomeni che non si riesce a contrastare - e che la modifica normativa certo non combatte - è quello delle triangolazioni (il reale destinatario delle armi è diverso da quello apparente). E' quasi superfluo sottolineare che le semplificazioni intervengono in un settore e in un contesto internazionale da brividi, certamente peggiorato rispetto a quello in cui la direttiva è maturata.

Non ha in ogni caso senso indugiare in un esercizio acritico - quasi infantile - e avere sempre paura di confrontarsi. Sarebbe preferibile se mai conoscere meglio le forze armate e il ruolo che svolgono, arrivare così ad assumere posizioni più consapevoli sulle missioni all'estero, ragionare sulle regole che ci siamo dati attraverso la Costituzione. 

Avrebbe un senso indurre soprattutto i giovani ad andare avanti in una ricerca, nell'elaborazione di un'idea di paese e di destino comune, di scelte che si possono condividere ma anche discutere e modificare; va fatto proprio perché è difficile, proprio perché manca la spinta ideale e l'entusiasmo per partecipare e tutto contribuisce a scoraggiarla questa partecipazione, offuscando l'orizzonte in cui dobbiamo muoverci e valutare.

Un'esibizione militare, in questo contesto, è quanto di peggio - e comunque di meno significativo - si possa proporre.

Si sta diffondendo quindi l'opinione - pur circospetta, data l'abitudine a vedere che ad ogni confronto su materie sensibili si sprigionano, ai piani alti, la rissa e il turpiloquio - che avrebbe un maggiore valore sociale organizzare eventi che producano la circolazione di materiale storico e di attualità, forniscano sostanza ideale e culturale, emozioni collettive di ben altro genere. Nelle città in cui, ad esempio, è stata più diffusa, l'esperienza delle celebrazioni per i 150 anni dall'Unità d'Italia è stata positiva; è riuscita a infiltrarsi nel tessuto e nel sentimento sociale, ha incontrato arte e letteratura, giovani e insegnanti, ha indotto a riunirsi fisicamente in posti pieni di storia e anche di simboli, con la curiosità e la volontà di condividere un momento comune di conoscenza. Proprio il protagonismo dei cittadini è stato determinante e non ha fornito spazio ad alcuno spirito nazionalistico o a manipolazioni. Andrebbero solo coinvolti settori economici e fasce della popolazione che in quell'occasione sono rimasti ai margini.

Alcuni temi, esperienze ed eventi che ci hanno riguardato o che dovranno essere affrontati, potrebbero  ogni anno diventare un punto verso cui far convergere l'attenzione, nelle scuole, nelle iniziative culturali, nei musei e nei teatri, nelle università e nelle aziende, sollecitando partecipazione e creatività. Si parla infatti poco e in modo frammentario - e poche volte con l'idea di poter condividere un progetto comune e non calato dall'alto - di prospettive scientifiche e tecnologiche, di scelte sulla ricerca, di parti del nostro territorio o di minoranze della popolazione, di categorie professionali e di percorsi dai vecchi ai nuovi lavori, e anche - una volta passato il momento delle emergenze e dell'emotività - di fenomeni che richiedono scelte di solidarietà e rinunce individuali. L'importante è appunto che sia la società civile ad essere protagonista.

Se vogliamo essere insieme, a testimoniare la nostra presenza sullo stesso territorio, vitalità e legami con esso e tra di noi, se vogliamo verificare e alimentare le risorse che abbiamo di fronte ai problemi e alle opportunità comuni, non vale la pena di tenere un profilo sempre così basso. Proviamo a non sottovalutarci.

Note: PER saperne di più e FIRMARE contro l'acquisto degli F-35
http://www.disarmo.org/nof35/

La MAPPA degli enti locali che hanno aderito
http://urlin.it/30d22

La lettera delle associazioni al Ministro Riccardi
http://urlin.it/30d25

La mozione approvata dal consiglio regionale dell’Umbria
http://www.consiglio.regione.umbria.it/sites/www.consiglio.regione.umbria.it/files/pdf-atti/2012/N54334.PDF


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