Di Paola “Furore ideologico contro alti papaveri Difesa. I supercaccia non si toccano”. Ma c’è chi dice no
Dopo aver partecipato alle decisioni del recente Summit della NATO 2012, in cui si sono discusse le scadenze più importanti fra cui l’impegno a concludere le missioni ISAF entro il 2014, il sostegno alle industrie militari attraverso il meccanismo Smart Defense, la Difesa antimissile e la Deterrence and Defence Posture Review relativa alle capacità nucleari dell’Alleanza, il ministro della Difesa Di Paola oggi perde il controllo e strilla: "I nostri aerei vanno rinnovati e nel programma degli Jsf, in cui siamo entrati nel 1997, abbiamo investito risorse significative. A Cameri c'è un polo di assemblaggio e manutenzione che non ha eguali. Se oggi dovessimo chiudere tutto, butteremmo via enormi investimenti, metteremmo a rischio 10 mila posti di lavoro e ammazzeremmo il futuro tecnologico di Finmeccanica. Il comparto industriale della difesa italiana, di cui Finmeccanica è elemento importante, sta andando incontro a una ristrutturazione. Fino a prova contraria la dirigenza va fatta lavorare e produrre i propri risultati, poi si vedrà. Ammesso che sia un giocattolo, e Finmeccanica non lo è, se qualcuno vuole distruggerlo non conti su di me".
http://www.corriere.it/economia/12_luglio_18/dipaola-supercaccia-non-si-toccano-tuteliamo-investimenti-lavoro-baccaro_9f4e8de0-d095-11e1-bab4-ef0963e166ba.shtml
Eppure non vi era bisogno di rimarcare ancora una volta la posizione ancillare dell’Italia nei confronti delle strategie USA, che non sempre coincidono con quelle dell’Europa unita o meglio degli Stati europei. Forse che Di Paola non sia contento del comportamento sufficientemente supino della sua truppa (compreso il popolo italiano)?
In piena crisi economica, il governo italiano ha deciso di impegnarsi nella guerra in Afghanistan non solo bombardando (quindi non più assolvendo unicamente al ruolo di sorveglianza e ricostruzione), come ha precisato il ministro degli esteri Terzi “stop a operazioni combattimento Italia nel 2014”, ma a versare annualmente per tutto il periodo 2015-2017, 120 milioni di dollari per il mantenimento dell’apparato di sicurezza afghano; ha deciso di contribuire ai 25 programmi di cooperazione multinazionale, che si aggiungono a quelli nazionali ed europei, fra cui il sistema Alliance Ground Surveillance consegnando la gestione della base di Sigonella alla NATO; ha deciso che le bombe nucleari statunitensi rimarranno sul suolo italiano in attesa di essere aggiornate ed eventualmente usate dai nuovi caccia F-35 (sostituiranno in questo compito i Tornado) che ci costeranno più di 10 miliardi di euro, tutti incassati dalla Lockheed Martin; in conclusione ha deciso, senza informare il Parlamento e ancor meno gli italiani, di indebitarci tutti per anni e anni tranne poi inserire nella Costituzione il principio del pareggio di bilancio.
Per quanto il ministro della Difesa Di Paola si sia assunto l’incarico di pubblicizzare i tagli alla Difesa, a seguito del clima di austerità imposto dal governo agli italiani più deboli, i volumi di spesa per gli anni 2012-2014 sono previsti in crescita continua: 20.556,9 (2011) 21.342,0 (2012) 21.579,5 (2013) 21.851,2 (2014)
http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/e-GOVERNME1/NOTE-PRELI/Note-preli/2012/n-i-2012-agg/120_NI_DIFESA_DLB_2012-2014.pdf
E’ dunque un imbroglio di parole e di numeri, ciò che il ministro sta facendo attraverso la razionalizzazione dello strumento militare? Proprio così.
L’Aeronautica militare concentrerà le sue forze tra Amendola e Grottaglie per ospitare i caccia Jsf F-35, e manterrà Gioia del Colle, sempre in Puglia, per gli Eurofighter. L’aeroporto militare di Trapani non avrà aerei fissi di stanza ma sarà pronto a tornare in prima linea come è stato con la guerra in Libia, in più c’è il nuovo ruolo strategico assunto da Sigonella. Restano la base di Grosseto, Istrana e Ghedi per gli Eurofighter, Amx e i cacciabombardieri Tornado, mentre chiude Piacenza entro il 2015.
La Marina dovrebbe passare da 165 a 137 navi, concentrando le forze della squadra navale su tre soli porti: La Spezia, Taranto e Augusta. Per la componente aerea al posto di 30 aerei a decollo verticale Harrier, di stanza a Grottaglie e imbarcabili sulle portaerei “Garibaldi” o “Cavour”, ci saranno i nuovi Jsf-F-35.
Per quanto riguarda l’Esercito si profila la chiusura di 2 brigate operative su 11: probabile lo smantellamento dell’ultima brigata corazzata Ariete e della brigata aeromobile Friuli perché si unirà con la brigata paracadutisti Folgore. Ci sarà un unico Comando di Corpo d’Armata a Solbiate Olona, convalidato a livello Nato per ricoprire incarichi di comando internazionale, e un Comando di divisione proiettabile all’estero.
In compenso la Difesa ha un debito di ben 254,7 milioni al 31 dicembre 2011 riconducibili a servizi, forniture e soprattutto alle bollette di acqua, luce e gas di palazzi, caserme e basi.
Come si comporterà Equitalia in questo caso?
Perché allora urlare al “Furore ideologico contro alti papaveri Difesa. Finmeccanica non è giocattolo: se qualcuno vuole distruggerla io non ci sto”?
E se non siamo noi a starci, cosa fa Di Paola, ci dichiara guerra?
Secondo il rapporto Deloitte 2012 (dati 2011) circa l’andamento dell’industria aerospaziale (il fatturato generato dall’intera industria A & D è pari a 681 miliardi di dollari, con una crescita del 2,3%, rispetto al 2010) Finmeccanica si aggiudica il 9° posto tra le Top20.
http://www.deloitte.com/assets/Dcom-UnitedStates/Local%20Assets/Documents/AD/us_ad_ADPerformanceWrap-up_04032012.pdf
Il fatturato dell’industria aerospaziale europea è cresciuto dello 0,8% nel 2011 contro il 3,3% dell’industria statunitense.Utile operativo: Europa -21,6%, Stati Uniti +2,9%; utile operativo per addetto: Europa -25%, Stati Uniti +1,9%.
Per quanto riguarda le performance dei top players mondiali, Boeing si conferma leader della classifica delle principali 20 società del settore A&D con un fatturato pari a 68.735 milioni di dollari (+6,9% rispetto al 2010). Seguono Eads con 68.427 (+7,4%) e Lockheed Martin con 46.499 (+1,8%). Finmeccanica con un fatturato pari a 24.121, si posiziona al 9° posto della classifica mondiale delle top 20 A&D, mentre Avio con 54.245 per addetto si classifica tra le top20 per utile operativo per addetto. Il gap tra il settore dei velivoli commerciali e della difesa continua ad allargarsi: crescono del 10,1% le vendite di aeromobili commerciali grazie principalmente all’aumento dei livelli di produzione di grandi velivoli ed all’incremento della domanda di servizi; e c’è un -3,3% del fatturato per il settore Difesa, dovuto principalmente alle crescenti pressione sui budget di spesa e investimenti per la Difesa.
Di Paola in realtà sa perfettamente che la crisi di Finmeccanica ha a che fare con la sciagurata gestione politica (vedi inchieste) e con la miope strategia industriale tutta volta a scimmiottare in piccolo le multinazionali americane.
Se i sindacati confederali assicurano, per quanto riguarda il settore aerospazio, (in un confronto organizzato in un noto albergo romano) flessibilità di orario con l'introduzione dei 18 turni di lavoro, impiego notturno compreso, tranne poi essere incapaci di trattare sulla cessione dei settori civili, è evidente che i vertici di Finmeccanica hanno bisogno del sostegno dello Stato per non morire di inedia industriale (Di Paola da questo punto di vista è un ottimo alleato).
(tanto per capire Russell Solomon, vicepresidente senior di Moody e capo analista per Finmeccanica, ha dichiarato che la revisione per un eventuale downgrade il rating Baa2 riflette le preoccupazioni sulla capacita' di Finmeccanica di attuare con successo la propria ristrutturazione operativa e patrimoniale in un contesto economico sempre piu' difficile sul livello implicito di supporto fornito dal governo italiano).
Volersi concentrare sulla ricerca, sviluppo e produzione militare (vedi la presentazione al Salone Aerospaziale di Farnborough di una nuova variante dell’aereo da trasporto tattico C-27J, l’MC-27J, velivolo multi-missione in corso di sviluppo con l’americana ATK, ideato anche per impieghi da parte di forze aeree e di forze speciali per supportare missioni antiterrorismo), tramite accordi bilaterali come quello con la Russia (la società Finmeccanica AgustaWestland e la Russian Helicopter svilupperanno un elicottero da 2 tonnellate e mezzo, e forse vi sarà una cooperazione con Oto Melara di La Spezia) e spacciando questa scelta come strategica perché la tecnologia è il futuro (il settore difesa ''incorpora tecnologia che e' difficile da recuperare da altre parti e il settore civile deriva in parte da quello militare'', Alessandro Pansa) a prescindere dalle guerre e dalla necessità di procurarsi fonti energetiche, è scellerato da un punto di vista industriale oltre che criminale verso l’umanità.
In realtà ciò che importa a Finmeccanica è vendere, vendere e vendere servendosi del denaro pubblico italiano a scapito della ricerca, della cultura e dello sviluppo industriale finalizzati al benessere di tutti.
"Ci stiamo muovendo verso Paesi il cui budget della difesa sta aumentando. Il mercato internazionale, se consideriamo l'Italia come riferimento, ha è oggi l'80% all'esterno del nostro Paese, pur mantenendo in Italia una parte significativa e certamente maggioritaria delle capacita' industriali. Quando consideriamo i 4 Paesi domestici che sono Italia, Inghilterra, Stati Uniti e Polonia, questi rappresentano oggi circa il 50%. In futuro rappresenteranno meno in quanto, proprio per la contrazione del budget della Difesa di questi Paesi".
C’è chi dice no:
A proposito di Morellato, un’altra imprenditoria è possibile
Un’altra imprenditoria è possibile e c’è già chi la pratica. È il caso, ad esempio, della ditta Morellato Termotecnica di San Giuliano Terme a Pisa, che ha rifiutato una cospicua commessa per una ditta che avrebbe prodotto componentistica per armamenti. “Questi sono gli imprenditori a cui dare credito e importanza per il futuro”. http://www.ilcambiamento.it/pensare_come_montagne/altra_imprenditoria_possibile_morellato.html
SCIENCE STUDIES. Una ricerca poco ricercata
L'uscita dell'annale Einaudi «Scienze e cultura nell'Italia unita» offre lo spunto per riflettere su una lunga continuità di pseudoriforme, riduzioni dei finanziamenti, spreco dei cervelli.
http://www.ilmanifesto.it/area-abbonati/in-edicola/manip2n1/20120717/manip2pg/10/manip2pz/325919/
Comunicato della Rete Italiana per il Disarmo del 18 luglio 2012
Rete Disarmo: sugli F-35 il Ministro della Difesa sbaglia i numeri e ha paura di un confronto
Il Ministro Di Paola rifiuta ogni critica alla partecipazione italiana al progetto JSF bollandola come “ideologica”, ma non accetta un confronto sulle cifre. Continuando invece a ripetere lo stesso ritornello smentito dai dati ufficiali statunitensi e dai documenti prodotti dalla campagna “Taglia le ali alle armi”
“ll Ministro Di Paola continua a parlare solo a mezzo stampa, ma non accetta un confronto vero sugli F35”. E’ quanto denuncia Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo commentando l’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera dal Ministro della Difesa Giampaolo Di Paola. “Le cifre che continua a fornire sui costi ed impatto del programma - prosegue Vignarca - sono palesemente errate e contraddicono i documenti ufficiali statunitensi. I costi di acquisto (130 milioni di euro ad esemplare) sono molto più alti di quelli riferiti dai funzionari della Difesa, senza contare l’impatto del mantenimento successivo all’acquisto”. E’ la stessa Finmeccanica in audizione alla Camera a parlare di 2.500 posti di lavori complessivi nel momento di picco di produzione, avvertendo che sono numeri da ridurre ulteriormente poiché secondo le nuove ipotesi del Ministero i caccia previsti dall’Italia sono minori ai 100 veivoli promessi agli Stati Uniti.
Rete Italiana per il Disarmo all’interno della campagna “Taglia le ali alle armi” continua da tempo a produrre dati sicuri e mai smentiti (tanto è vero che nel dibattito politico tutti usano cifre da noi stimate) mentre invece il comportamento ideologico e irrealistico è quello del Ministro che continua a reiterare la scelta sulla base di presunte necessità della Difesa, ma senza mai entrare nel dettaglio dei costi-benefici. “Forse perché dieci anni fa ha firmato lui l’accordo per la fase di sviluppo del programma venendo definito dagli americani ‘il migliore amico dell’F35’?” – conclude Vignarca.
E' stupefacente poi come il Ministro Di Paola ribadisca veementemente l'assenza di contratto per i caccia quando, nel corso degli ultimi anni, tutti i rappresentanti del Governo e della Difesa rimandavano al mittente le nostre richieste di cancellazione del programma con la presenza di penali.
"Anche se i fondi non sono ancora stanziati, lo saranno nei prossimi anni in caso di conferma degli ordini di acquisto per cui si tratta di soldi veri che realmente saranno sottratti ad altre necessità come la Sanità e i welfare" commenta ulteriormente Francesco Vignarca. Fare riferimento come dice il ministro al programma Eurofighter è improprio: se è vero che anche in quel caso i costi sono stati altissimi per un aereo militare stiamo parlando di ‘acqua passata’ perché i fondi sono stati già tutti spesi (riducendo anche di una tranche) mentre per il caccia F-35 si tratta del futuro del nostro paese. Senza dimenticare che anche militarmente e tecnologicamente ci sarebbe per l'Italia un’ulteriore sudditanza verso gli Usa mentre altri progetti sono di respiro europeo.
Quanto al ritorno tecnologico e industriale, di recente si sono levate voci molto critiche da parte di ingegneri e tecnici di Alenia Aeronautica, che confermano come fantasiose le rosee prospettive di vantaggio dipinte dalla Difesa e da Finmeccanica e minimi gli effettivi vantaggi tecnologici.
Probabilmente sono invece molto forti i vantaggi di prestigio e di interesse che stanno alla base del sostegno continuo che la scellerata scelta del programma F-35 continua ad avere.
“Per quel che riguarda il Disegno di legge delega voluto da Di Paola, - dichiara Massimo Paolicelli Presidente dell’Associazione Obiettori Nonviolenti - non porta neanche un euro alle casse dello Stato, perché prevede con i risparmi del taglio al personale di pagare nuovi sistemi d’arma, come gli F35 e la loro manutenzione. Vuole mantenere nel tempo una spesa di oltre 23 miliardi di euro l’anno, mentre gli italiani sono chiamati a pesantissimi sacrifici in settori delicati come la sanità, l’istruzione e l’ambiente”.
“Altro aspetto non di poco conto – prosegue Paolicelli - è quello economico ed anche qui il Ministro Ammiraglio Giampaolo Di Paola presenta al Parlamento ed al Paese una mezza verità affermando che il nostro Paese destina alle Forze Armate lo 0,84% del suo P.I.L. mentre la media europea è dell’1,61%. Peccato che questi dati siano smentiti da documenti ufficiali della Difesa e dalla NATO, che attribuisce all’Italia una spesa dell’1,4% del P.I.L. rispetto ad una media europea dell’1,6%. Il nostro Paese spende più della Spagna (0,9% P.I.L.) e quanto la Germania (1,4% P.I.L.) ma meno di Francia e Gran Bretagna (rispettivamente 1,9 e 2,6% del P.I.L.), che sono però nazioni che posseggono armamenti nucleari”.
Questa apparente contraddizione avviene perché si conteggiano solo le spese per la Funzione Difesa, escludendo spese inserite nel bilancio della Difesa, come i Carabinieri, usati principalmente per la pubblica sicurezza ma comunque inquadrati come IV Forza Armata e le pensioni di ausiliaria. “Fuori dal bilancio ufficiale sono anche le Missioni all’estero, a carico del Ministero dell’Economia per 1,4 miliardi ed i finanziamenti per alcuni sistemi d’arma a carico del Ministero dello Sviluppo Economico per 1,7 miliardi; per questo nel 2012 alla fine – conclude Paolicelli - si spende per la Difesa oltre 23 miliardi di euro”.
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