Disarmo

Lista Disarmo

Archivio pubblico

Il commercio di armi è di circa 1,4 trilioni di dollari l'anno

2012: Il Trattato internazionale sul commercio delle armi convenzionali che non c’è

La Germania ha previsto per il 2012 un bilancio della Difesa di 31.68 miliardi di euro
5 agosto 2012

soldato

Venerdì 27 luglio la Conferenza Internazionale delle Nazioni Unite, riunita per istituire un Trattato sul commercio di armi convenzionali (ATT), si è conclusa con un nulla di fatto.
L’intesa fra Stati Uniti, Russia e Cina è saltata perché questi paesi chiedono più tempo per esaminare il testo e hanno fatto slittare il voto all'Assemblea Generale del prossimo autunno.
http://www.grip.org/fr/siteweb/images/BREVES/2012/ATT-consolidated-text-26July.pdf

Il Trattato avrebbe dovuto essere uno strumento giuridicamente vincolante stabilendo norme internazionali comuni per l’esportazione, l'importazione e il trasferimento di armi "convenzionali", e contribuendo al necessario controllo e alla trasparenza delle vendite armi. Il commercio di armi è di circa 1,4 trilioni di dollari l'anno. I cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Usa, Russia, Cina, Regno Unito, Francia) e Israele rappresentano il 90% delle esportazioni mondiali di nuove armi.

Nel 1925 la Società delle Nazioni aveva prodotto un progetto per una convenzione sul commercio delle armi che non è mai stata adottato. Mentre le armi chimiche, biologiche e nucleari, sono disciplinate da convenzioni internazionali che vietano il trasferimento di queste, non ci sono convenzioni o trattati internazionali che vietano o limitano i trasferimenti di armi convenzionali.
Nel 2006, dopo che un gruppo di Nobel per la Pace nel 2001 aveva ha diffuso un testo per una convenzione universale sul trasferimento internazionale di armi, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva adottato la risoluzione 61/89 dal titolo "Verso un trattato sul commercio delle armi: stabilire norme internazionali comuni per l'importazione, l'esportazione e il trasferimento di armi convenzionali" e aveva invitato il Segretario generale a sentire il parere degli Stati membri sui parametri di fattibilità la cui relazione, contenente opinioni degli Stati, fu pubblicata nel 2007.
Un gruppo di esperti governativi (GGE), convocata nel 2007-8, tenendo conto di questi punti di vista, fece adottare all'Assemblea generale delle Nazioni Unite la risoluzione 63/240 e istituì un gruppo di lavoro degli stati membri dell'ONU, per continuare ad affrontare i parametri di fattibilità e la sua portata. Nel dicembre 2009 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò la risoluzione 64/48 che decideva la convocazione di una conferenza sul commercio delle armi (ATT) nel 2012.
Il nuovo accordo avrebbe dovuto avere il consenso unanime.

"Sono deluso - ha dichiarato il segretario generale Ban Ki-moon in una nota - che gli anni di lavori preparatori e le quattro settimane di negoziati non abbiano portato a un accordo: questo rappresenta un passo indietro”.

Gli Stati Uniti, come altri paesi, hanno chiesto una serie di esenzioni come
le munizioni e le armi usate per attività ricreative, culturali, storiche e sportive, e, benché rientrino invece nella lista navi da guerra e artiglieria pesante, sono esclusi gli aerei che volano senza equipaggio.
La lobby delle armi,in particolare la National Rifle Association, sta esercitando forti pressioni sul governo statunitense impegnato nelle prossime elezioni presidenziali. 51 senatori statunitensi di entrambi i partiti, hanno firmato una lettera aperta al presidente Barack Obama e il segretario di Stato Hillary Clinton, minacciando di opporsi a qualsiasi accordo che limitasse il diritto costituzionalmente sancito di possedere armi proprie.

Nel complesso le imprese della difesa hanno dato più di 16,7 milioni dollari a partire dal 2011, i più grandi donatori sono Lockheed Martin con più di 2 milioni; Boeing con 1,8 milioni; Northrop Grumman, con 1,8 milioni; Raytheon con 1,4 milioni; e General Dynamics, con più di 1 milione di euro. Molti dei lobbisti sono ex agenti della Camera o del Senato Armed Services Committee, ecco quelli della General Dynamics:
http://www.iwatchnews.org/2012/07/30/9745/lobbyists-general-dynamics-who-passed-through-revolving-door

Anche Cina e India, per citarne solo due altri paesi, hanno rifiutato di firmare l’accordo. La Cina ha chiesto all’Unione Europea di revocare l'embargo sulle armi, e l’India ha chiesto una deroga speciale per le alleanze che consentano ai partner di continuare a trattare con l'altra, indipendentemente dalla loro situazione dei diritti umani. Dunque il fallimento è una buona notizia per le grandi aziende e i commercianti di armi.
In nessun altro settore vi sono interessi pubblici e privati così strettamente intrecciati. Interessi economici e corruzione minano il diritto internazionale e la sovranità nazionale, quando viene concepita più importante dei diritti umani, diviene un principio che ostacola un trattato vincolante il commercio di armi.

Il governo statunitense ha contribuito a incrementare quest’anno le vendite militari a livelli record. Andrew Shapiro, assistente segretario di Stato per gli affari politico-militari, ha dichiarato che la vendita di armi americane hanno già superato 50 miliardi di dollari nel 2012.
L’industria delle armi impiega tre milioni di persone solo negli Stati Uniti, 80 mila in un paese europeo come la Germania.
Mentre il candidato repubblicano Mitt Romney era diretto in Israele (a cui garantisce il suo supporto per un attacco militare contro l’Iran), il presidente Obama ha annunciato una nuova misura per aumentare gli aiuti militari a Israele, mostrando il suo sostegno alle politiche del governo israeliano. "Sono molto contento di annunciare 700 milioni di dollari di spesa aggiuntiva per la Cupola di ferro" (il sistema anti-missilistico Iron Dome è stato progettato per proteggere Israele) che difende Israele dagli attacchi missilistici dei militanti islamici in Libano e nella Striscia di Gaza. Sino ad ora il sistema ha ricevuto 205 milioni di dollari di finanziamento degli Stati Uniti. http://www.fas.org/sgp/crs/mideast/RL33222.pdf

Nel report si legge del programma F-35 che riguarda anche l’Italia.
Nel 2010 Stati Uniti e Israele hanno annunciato che Israele avrebbe acquistato 19 F-35 (fino ad arrivare a 75) ad un costo di 2,75 miliardi dollari. Come già risaputo da anni e riferito ultimamente dal Guardian http://www.guardian.co.uk/world/2012/may/11/nato-nuclear-weapons-upgrade , l’F-35 può essere configurato per il trasporto di bombe nucleari e, come da accordo siglato con l’italiana Alenia Aermacchi, i piloti israeliani useranno M346 per addestrarsi. http://www.difesa.it/Primo_Piano/Pagine/Italia_Israeleaccordo_cooperazionemilitare.aspxo di addestramento.

Nel frattempo Lockheed Martin ha chiesto ai suoi dipendenti come fare per ridurre i costi dell’F-35. Alcuni di loro possono presentare idee nuove su come ridurre i costi del programma più grande del mondo, utilizzando uno speciale programma chiamato Brainstorm. "Da quando abbiamo lanciato il programma abbiamo già avuto circa 30 suggerimenti" ha detto BJ Boling, portavoce dello staff. I dipendenti con le idee vincenti saranno riconosciuti dalla società. Il programma F-35 è stato inizialmente venduto al Pentagono e al Congresso come un modo economico per fornire tutti e tre i servizi militari degli Stati Uniti, ma i costi sono impazziti e come risultato il Pentagono, il Congresso e critici esterni, stanno martellando Lockheed per rendere l'aereo più "abbordabile". Un obiettivo della Lockheed era quello di essere in grado di utilizzare la sua fabbrica come quella della Coca-Cola, un drink che ti permette di mescolare i componenti come ti pare.

Anche l’italiana Alenia Aermacchi, che tramite il governo ha deciso di costruire un proprio stabilimento a Cameri per l’F-35, è in serie difficoltà. Secondo quanto scritto da Repubblica il cantiere di Cameri è stato sospeso. "Il cda di Alenia ha deciso di sospendere di almeno cinque anni l'investimento previsto per il trasferimento della produzione di corso Marche, a Torino, nello stabilimento di Caselle. Nei prossimi giorni la decisione sarà ufficializzata dai vertici di Alenia e Finmeccanica alle istituzioni locali torinesi". http://torino.repubblica.it/cronaca/2012/07/30/news/allarme_alenia_a_torino_sospesi_gli_investimenti-40013517/

Il presidente e a.d. di Finmeccanica Giuseppe Orsi, ha commentato l'andamento nei settori che rappresentano il core business del gruppo effettuato nel primo semestre, rimarcando le prestazioni del settore elicotteristico e dell'aerospazio e difesa, che rappresentano il 68% degli ordini complessivi, il 72% dei ricavi e l'80 dell'Ebita. "Stiamo realizzando un'organizzazione piu' efficiente - ha spiegato Orsi- basata sulla capacità di produrre a costi piu' bassi". Secondo Orsi Finmeccanica non ha però le risorse e le capacità strategiche per supportare lo sviluppo nel settore trasporti. "Il problema non e' di chi e' la proprietà - ha proseguito il manager - ma è di garantirci tutti insieme che non ci siano perdita di tecnologia, di posti di lavoro e di mantenimento del radicamento sul territorio. Questi sono tutti elementi, che abbiamo messo nelle nostre trattative, nello stesso ordine di importanza di un eventuale prezzo. Sono criteri fondamentali nel processo di un eventuale disimpegno da parte nostra". Intanto nasce il meta distretto nazionale dell’aerospazio. I rappresentanti dei distretti aerospaziali di Puglia, Campania, Lazio, Lombardia e Piemonte hanno dato il via al percorso che porterà alla nascita del metadistretto dell’aerospazio la cui presentazione avverrà a settembre. A maggio il ministero della Ricerca scientifica ha emesso un bando di 368 milioni di euro per favorire “Lo sviluppo e il potenziamento di cluster tecnologici nazionali”, a cui si aggiungono i 40 riservati alle regioni "Obiettivo convergenza" per le quali sono previsti i fondi del bando europe del PON "Ricerca e Competitività".

Si può notare che come per la Grecia, anche l’Italia è riluttante a tagliare il bilancio della difesa. http://www.difesa.it/trasparenza_valutazione_merito/Documents/Piano_Performance_Direttiva_Generale_TomoI.pdf
In Grecia la gran parte delle armi importate viene acquistata da produttori tedeschi e francesi. Come tali i tagli ai militari potrebbero entrare in conflitto con gli interessi dei maggiori creditori della Grecia. Per ora i nuovi programmi di armamenti sono stati congelati mentre saranno pagati gli obblighi contrattuali in atto. http://www.spiegel.de/international/europe/the-greek-military-budget-offers-plenty-of-room-for-cuts-a-846607.html

La Germania ha previsto per il 2012 un bilancio della Difesa di 31.68 miliardi di euro che sarà progressivamente ridotto a 30.43 miliardi entro il 2015, la Francia, sempre per il 2012, conta di spendere 31,5 miliardi e 31,4 miliardi di euro nel 2013, quindi una diminuzione davvero marginale.

PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.26 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)